Mamma ti ha detto di pagare le tue bollette sussurrò luomo, lanciandola con un sorriso aspro.
Ginevra Rossi stava davanti allo specchio della camera da letto, distribuendo delicatamente la crema sul viso. Fuori, il sole di luglio bruciava lasfalto di Roma, ma dentro lappartamento regnava un fresco artificiale, grazie al condizionatore. La giornata era appena iniziata, e laria già si faceva densa.
Ancora una nuova crema? chiese Lorenzo Bianchi, osservandola dal suo giornale.
Non è nuova rispose Ginevra con calma. È la stessa di un mese fa.
Lorenzo annuì, tornò a leggere. Quei scambi erano ormai parte della routine familiare. Lorenzo era sempre curioso di sapere dove finivano i soldi di Ginevra, ma non imponeva limiti. La contabilità era comune, ognuno spendeva ciò che serviva.
Ginevra lavorava come contabile in una grande impresa edile; lo stipendio era stabile e discreto. Lorenzo era meccanico in una fabbrica, guadagnava un po meno, ma comunque bene. Condividevano una vita comoda, potevano permettersi una vacanza allanno e piccoli lussi quotidiani.
Fin dal matrimonio, Ginevra aveva preso labitudine di pagare le proprie spese. Non per imposizione di Lorenzo, ma perché le sembrava la cosa giusta. Shampoo, balsamo, cosmetici, vestiti tutto era a carico suo. Lorenzo non si opponeva, considerava tutto naturale.
Oggi vado dal nail artist annunciò Ginevra a colazione.
Va bene rispose Lorenzo, spalmando il burro sul pane. Io dopo il lavoro andrò in garage con Marco a controllare il motore.
Le chiacchiere erano quelle di una coppia ordinaria. Ginevra andava dal nail artist ogni settimana da tre anni; le mani dovevano apparire curate, soprattutto al lavoro, dove doveva confrontarsi con i clienti.
Lorenzo non commentava questi appuntamenti; anzi, era orgoglioso della moglie bella e curata. Ginevra non trascurava il suo aspetto: palestra due volte a settimana, trattamenti regolari dal dermatologo, abiti di buona fattura. A trentacinque anni sembrava più giovane.
Il primo accenno di tensione arrivò con la visita della suocera, Caterina Bianchi. Era venuta a passare il weekend, come di consueto, e non perdeva occasione per esprimere la sua opinione.
Ginevra, di nuovo il salone? chiese Caterina, appena Ginevra entrò nella doccia.
Sì, al nail artist rispose il figlio.
Ogni settimana? scosse la testa Caterina. Non è forse troppo?
Mamma, cosa cè di male? Ginevra lavora, può permetterselo.
Può, certo ammise Caterina. Ma perché così spesso? Ho passato tutta la vita a dipingere le unghie da sola e non mi lamento.
Lorenzo alzò le spalle, senza aver mai pensato al numero di visite al salone.
E i cosmetici, che sono costosi! continuò Caterina. Ho visto in bagno flaconi da trenta euro.
Mamma, che centra? rispose Lorenzo, leggermente irritato.
Che i soldi sono comuni. Tu lavori, ti stanchi, e questi soldi finiscono in spese inutili.
Il discorso si chiuse, ma il seme del dubbio era piantato. Lorenzo cominciò a notare le spese di Ginevra, non per capriccio, ma perché la suocera aveva acceso una lampadina.
Ginevra comprava davvero cosmetici cari: creme, sieri, maschere tutto a prezzi non indifferenti. Anche i vestiti erano di qualità, non firmati, ma ben fatti.
Perché tre paia di sandali estivi? chiese Lorenzo, un giorno, osservando il nuovo acquisto.
E perché no? sbuffò Ginevra. Sono di colori diversi, per diversi abiti.
Avresti potuto comprarne di più versatili.
Lorenzo rimase in silenzio, ma dentro cominciò a crescere una fastidiosa irritazione. Non aveva mai attribuito importanza a questi acquisti, ora sembrava che Ginevra sprecasse troppo.
Unaltra visita di Caterina peggiorò la situazione. Era metà agosto, il caldo era insopportabile.
Lhai proprio viziata, affermò la suocera a cena, mentre Ginevra cucinava. Sempre un nail artist, poi il dermatologo. E a casa cè sempre da fare.
Mamma, la casa è pulita, Ginevra cucina bene.
Cè sempre lavoro, scacciò Caterina. E i soldi volano via. Conta quanto spendete al mese per i saloni.
Lorenzo iniziò a fare i conti. Manicure 15 a settimana, cioè 60 al mese. Dermatologo ogni due settimane 30, ancora 60. Totale: 120 al mese solo per bellezza.
È molto, ammise Lorenzo.
Proprio così annuì Caterina. E tu ti taci. Devi guidare tua moglie, non assecondare i suoi capricci.
Quella sera Lorenzo guardò davvero le spese familiari. Ginevra spendeva davvero una somma notevole, ma guadagnava quasi quanto lui.
Ginevra, possiamo parlare? chiese Lorenzo, quando la suocera partì.
Certo rispose lei, riponendo le stoviglie.
Non pensi di andare al salone troppo spesso?
Ginevra lo fissò.
Troppo spesso? Che intendi?
Manicure ogni settimana, dermatologo forse dovremmo ridurre.
Perché? Mi piace curarmi, e ho i mezzi.
I mezzi ci sono, ma forse potremmo risparmiare un po.
Risparmiare? Su cosa? Sulla birra con gli amici? Sulla pesca? Sui nuovi attrezzi per il garage?
Lorenzo sentì le guance arrossare. Non aveva mai considerato le proprie spese superflue.
Sono altre cose, balbettò.
Che altre cose? insistette Ginevra.
Sono bisogni da uomo.
E i miei non sono bisogni? la voce di Ginevra si fece fredda.
Non è che non siano bisogni, ma Lorenzo balzò, incapace di spiegare.
Ginevra chiuse la bocca, si alzò e uscì dalla cucina. Il dialogo rimase un eco amaro.
Da quel momento le critiche divennero unabitudine. Ogni volta che Lorenzo vedeva un rossetto nuovo nella trousse di Ginevra, commentava il prossimo appuntamento al salone.
Di nuovo al salone? chiese, vedendola prepararsi.
Sì rispose Ginevra, senza esitazione.
E le bollette? Non sono state pagate.
Allora paga, ribatté Ginevra.
Dove sono i soldi? Li hai spesi per la bellezza.
Ginevra si fermò, la borsa in mano, e rimase senza parole.
Quale bellezza? Una manicure costa 15, le bollette 8. Che centra?
Che spendi su cose inutili, borbottò Lorenzo.
Inutili? Potremmo farne a meno, vero?
Ginevra se ne andò in silenzio. Lorenzo, convinto di aver vinto, rimase a guardare il vuoto. Ma la vittoria si rivelò vuota: Ginevra divenne più riservata, rispose con frasi secche e smise di chiedere soldi per i saloni.
Un giorno, tornata a casa con le mani fresche di manicure, Lorenzo la interrogò.
Dove sei stata?
Sono andata.
Con quali soldi?
Con i miei.
I tuoi? Ma il bilancio è comune.
Allora non è più del tutto comune, rispose Ginevra, senza alzare la voce.
Lorenzo non capì, ma non continuò a discutere. Ginevra non usava più i soldi di famiglia per nulla. Quando Lorenzo le chiese di trasferire denaro al dermatologo, lei rifiutò.
Non trasferirò soldi per sciocchezze disse.
Che sciocchezze? chiese Lorenzo, perplesso.
Hai detto che è una sciocchezza, ma io la chiamo cura. Il mio dermatologo è cura, il tuo massaggiatore è cura. Non è la stessa cosa?
Lorenzo si sentì perso, la logica gli scivolava via. Insistette:
Sono cose diverse.
Allora paga tu il massaggio.
Da quel momento Ginevra rifiutò ogni trasferimento per spese che considerava superflue. Nuove cuffie per Lorenzo? Che li compri da solo. Un caffè con gli amici? Paghi a parte. Il massaggiatore? 30 ogni due settimane, a carico suo.
Che ti succede? chiese Lorenzo, dopo unaltra negazione.
Niente di speciale rispose Ginevra. Solo che non voglio spendere su cose inutili.
Inutili? Le uscite con gli amici sono normali!
E il nail art? È normale curarsi?
Lorenzo cominciò a capire che sua stessa logica veniva ribaltata.
Il culmine arrivò durante una cena a fine luglio. Lorenzo mostrava il nuovo smartphone, comprato il giorno prima.
Quanto è costato? chiese Ginevra.
350 rispose Lorenzo, senza distogliere lo sguardo dal display.
Caro. Perché lhai cambiato?
Il vecchio rallentava, questo è più veloce.
Ginevra annuì, ma il suo sguardo tradiva una leggera inquietudine. Il giorno dopo, Lorenzo scoprì che la carta di credito non andava a causa di fondi insufficienti.
Ginevra, dove sono i soldi? chiese, accorato.
Quali soldi? rispose lei, sorpresa.
Dovrebbero esserci 40 sul conto comune.
Dovrebbero, confermò Ginevra, poi aggiunse: Ma mia madre mi aveva detto di pagare le mie bollette da sola. Non devo farlo.
Lorenzo rimase senza parole. Quelle parole riecheggiavano i suoi stessi avvertimenti di mesi fa.
Che hai detto? chiese, incredulo.
Quello che mi hai detto replicò Ginevra, continuando a mangiare insalata. Mia madre mi ha detto di pagare le mie spese. Non devo farlo.
Che madre? domandò Lorenzo, confuso.
La mia rispose senza esitazione. Proprio come la tua madre ti ha detto di pagare le tue cose.
Lorenzo sentì il pavimento cedere sotto i piedi. Non aveva mai immaginato che le sue parole potessero tornargli indietro così.
Ma è diverso! tentò di ribattere.
Perché diverso? chiese Ginevra, alzando lo sguardo. Il telefono da 350 è una necessità, la manicure da 15 è una sciocchezza?
Il telefono è per lavoro!
E la manicure è per lavoro. Io parlo con gente, firmo documenti, devo essere presentabile.
Lorenzo capì che la logica non era più dalla sua parte, ma non voleva cedere.
Ginevra, non litighiamo per queste cose.
Per queste cose? ribatté lei, posando la forchetta. Allora quando limiti le mie spese è una questione di principio, ma quando le applico a te è solo una sciocchezza?
Il silenzio calò. Ginevra finì il suo piatto, chiuse la credenza e si diresse verso la camera da letto.
Il giorno seguente, Ginevra prese un giorno di ferie. Lorenzo pensò volesse trascorrere il tempo a casa, ma lei si mise davanti al computer a esaminare documenti.
Iniziò con il contratto di compravendita dellappartamento. Limmobile era intestato a Lorenzo, ma lacconto di 12.000 era stato versato da Ginevra. Lipoteca veniva pagata a metà, ma la maggior parte dei versamenti proveniva dal suo stipendio, più alto del suo.
Poi i ricevute di mobili e elettrodomestici: frigorifero, lavatrice, divano, cucina quasi tutto pagato da lei. Lorenzo contribuiva solo con piccole somme o non partecipava affatto.
Anche le spese di ristrutturazione: materiali, manodopera, nuove finestre pagate da Ginevra. Lui aiutava fisicamente, ma non metteva soldi.
Che quadro si dipinge, commentò Ginevra, raccogliendo i fogli.
Quella sera Lorenzo provò a parlare di finanze, ma Ginevra rispose con un sì monotono e andò a letto presto.
Il giorno dopo Ginevra telefonò a un avvocato, il dottor Vittorio Mancini, esperto in diritto di famiglia.
Ginevra? iniziò lavvocato, sorridendo. Come va?
Ho bisogno di una consulenza, disse lei. Diritto familiare.
Vieni domani alle dieci, ti aspetto.
Lincontro chiarì tutto. Mancini esaminò i documenti e diede consigli netti.
La situazione è a tuo favore affermò. Lappartamento è intestato a tuo marito, ma è stato acquistato con i tuoi fondi. Mobili, elettrodomestici, ristrutturazioni tutto è provabile con le ricevute. Il giudice riconoscerà il tuo contributo.
E cosa comporta? chiese Ginevra.
In caso di divisione, otterrai una quota maggiore o un indennizzo in denaro.
Se volessi vivere separata temporaneamente?
Il giudice potrebbe obbligare il coniuge a fornirti alloggio alternativo o un compenso per luso dellappartamento.
Ginevra annuì, il piano prendeva forma.
Prepara i documenti, ordinò lavvocato. Domanda di separazione e di divisione dei beni.
Sei sicura? domandò Mancini cautamente. Non potremmo tentare una mediazione?
Il periodo di mediazione è finito, rispose con fermezza Ginevra.
Due giorni dopo, i documenti erano pronti. Ginevra li depositò in tribunale, inviando al contempo le copie a Lorenzo.
Lorenzo ricevette la citazione a casa, credendo fosse un errore. Ma leggendo i fogli, capì che la moglie era seria.
Ginevra! urlò, irrompendo nella camera da letto. Che cosa è questo?
Ginevra stava imballando una valigia.
Documenti per la divisione dei beni rispose senza emozioni.
Perché? Per cosa? agitava le carte. Possiamo risolvere!
Risolvere? si girò verso di lui. Come hai fatto a controllare le mie spese, ora è il mio turno di controllare le tue.
Lorenzo sentì il panico montargli dentro. Non aveva mai pensato che la questione potesse arrivare a così.
Ginevra, non rovinare tutto! implorò.
Non rovinare? lei alzò lo sguardo, la voce ferma. Quando mi impedivi di spendere, era una questione di principio. Quando lo faccio io, lo chiami sciocchezza?
Lorenzo rimase senza parole. Ginevra chiuse la valigia, si avviò verso la porta.
Dove vai? domandò, disperato.
A prendere un appartamento. Finché il giudice decide, vivrò altrove.
Con quali soldi? provò a contrapporsi. NonLorenzo guardò la porta chiusa, consapevole che il loro amore era ormai una questione di conti.






