Oggi è successo qualcosa di strano. Mia suocera ha alzato la voce al telefono: “Ma come, Raffaele è malato? In che stato è?” Ho sospirato: “Dorme. Non è niente di grave, solo un po di febbre, è linizio dellinverno.” “Ma non è solo linverno! È colpa del tuo lavoro, porti a casa ogni genere di germi dalla cassa! Quante volte ti ho detto di cambiare lavoro?”
Mi ero appena addormentata quando un rumore forte mi ha svegliata di soprassaltoqualcuno aveva aperto la porta dingresso! Mi sono strofinata gli occhi e ho guardato la sveglia: erano appena le otto del mattino!
“Raffaele, amore, sei tu?” ho chiesto, confusa, tendendo lorecchio ai rumori in casa.
Nessuna risposta. Ho sentito solo qualcuno aprire la porta del bagno e poi silenzio
Mi sono infilata in fretta la vestaglia e sono corsa a piedi nudi verso il bagno.
Ho spalancato la porta e sono rimasta di stucco.
Raffaele era lì, davanti allo specchio, che si ammirava la lingua sporgente con le labbra tese.
“Federica, è vero che quando si è malati la lingua diventa bianca?” ha chiesto.
“Ma sei malato?” ho bofonchiato, ancora assonnata.
“Credo di sì,” ha risposto, toccando la fronte con preoccupazione. “Mi serve il termometro. Dovè? Lasciami stendere. Mi hanno persino mandato a casa dal lavoro. Forse dovremmo chiamare il dottore.”
Ho preso il termometro. E infatti37 e 2. Ecco, linverno è arrivato e Raffaele è a letto. La dottoressa è venuta unora dopo e gli ha dato il certificato medico.
Ho chiamato mia madre:
“Puoi andare a prendere Matteo allasilo? A casa non può venireRaffaele è malato.”
Mia madre era quasi feliceadora suo nipote, vive da sola e Matteo è la sua gioia.
“Ma cosa ha Raffaele? È qualcosa di serio?”
“No, niente di che. La dottoressa è venuta, gli ha dato il certificato, ci ha prescritto delle cure. Riposerà un po.”
“E tu come stai?” si è preoccupata.
“Tutto bene! Devo andare al lavoro nel turno di pomeriggio, chiederò a mia suocera di passare a controllare Raffaele stasera. E così tutta la settimana. Va bene, grazie, mamma. A dopo.”
E ora? Devo preparare una minestrina leggera con brodo di pollo, ma prima devo andare al supermercato, oltre che in farmacia. Devo tirare fuori dal freezer le coscette di pollo, comprare carote e patate.
In farmacia ho preso tutto il necessario. A pranzo ho svegliato mio marito.
“Raffaele, alzati, mangia un po di minestra,” gli ho detto, scuotendolo delicatamente.
Si è seduto sul letto, intontito.
“Oddio, mi sento nauseato! Me la puoi portare a letto? Non riesco ad arrivare in cucina.”
“Davvero stai così male? Va bene, te la porto. Poi misureremo la febbre”
Dopo aver mangiato, ha misurato la temperaturasempre 37 e 2. Gli ho dato le pillole. Si è girato verso il muro e si è riaddormentato. Meno male. Speriamo solo che non mi ammali ioa lui pagano la malattia interamente, ma al negozio dove lavoro non è così semplice. E poi ci sono i debiti, non posso permettermi di stare male. Ho chiamato mia suocera:
“Giuseppina, Raffaele è malato. Se puoi, passa a controllarlo stasera. Di solito alla sera cè molta gente in negozio, non riesco a chiamarlo.”
“Ma come, è malato? In che stato è?” ha esclamato.
“Dorme. Non è grave, solo un po di febbre, è linizio dellinverno.”
“Ma non è solo linverno! È colpa del tuo lavoro, porti a casa ogni genere di germi! Quante volte te lho detto di cambiare lavoro?”
“Giuseppina, non sono io quella malata! E poi hai detto tu stessa che Raffaele da bambino si ammalava subito. Con questo freddo, non centra nulla”
Per evitare di continuare la discussione, ho tagliato corto. Giuseppina ha la tendenza a fare di una mosca un elefante, e probabilmente sarebbe arrivata entro unora. Pazienza, almeno terrà docchio lui, e io devo prepararmi per il lavoro.
E infattimia suocera è arrivata di corsa con scatole di erbe medicinali per il figlio, “non gli faranno male”. Va bene, lei ne sa di più. Ha sospirato e si è lamentata mentre gli cambiava la maglietta sudata:
“Ecco, lo lasci con la maglietta bagnata, così peggiora! Come fai a non accorgertene?”
“Giuseppina, dormiva, cosa potevo fare?”
Sono andata al lavoro. Dopo qualche ora ho cominciato a sentirmi debole. Eccociadesso sono malata anchio! Ma non posso darlo a vedere, devo almeno finire il turno. La sera ho misurato la febbrepiù alta della sua. Avevo voglia di lamentarmi con Raffaele, ma lui era troppo occupato con se stesso.
“Ho i brividi e mi gira la testa. Mia mamma mi ha dato del tè con lamponi e miele, sembrava aiutasse, ma ora ricomincio a stare male. Cosa dovrei prendere?”
“Sai, anchio non mi sento bene”
“Be, prendi qualcosa,” ha detto Raffaele, fissando di nuovo la sua lingua nello specchio. “Guarda, è ancora bianca.”
No, non posso ammalarmi! E non ho neanche nessuno a cui lamentarmi: se lo dico a mia madre, mi chiamerà ogni cinque minuti con consigli; se lo dico a mia suocera, mi incolperà; e mio marito è troppo preso da sé.
Ho deciso: niente lamentele, prendere le pillole in silenzio e andare a lavoro. I debiti non spariscono da soli
Per una settimana intera, Raffaele si è crogiolato nella sua malattia, come se fosse luomo più sfortunato del mondoanche quando il termometro segnava 37 esatti, diceva che stava malissimo.
Mia suocera veniva spesso con le sue tisane e i suoi rimedi. Lultima cosa che volevo era incontrarla a casa, visto che non avevo proprio un bellaspetto.
Mio marito non notava nulladormiva, guardava la TV, scrollava sul telefono. Tornando a casa, misuravo la febbre, e solo il quarto giorno è tornata normale.
Anche se la debolezza rimaneva, me la sono cavata. Raffaele è rimasto a letto molto più a lungo, con più richiestecibo, misurare la febbre, portargli da bere.
Mia suocera diceva che da piccolo si ammalava spesso, ma questa era la prima volta in cinque anni di matrimonio, ed era insopportabile!
Una semplice influenza, e lui ne usciva a fatica, lamentandosi continuamente.
La settimana dopo è stato dimesso






