**Diario di un padre**
“Mamma, papà, ciao, ci avete chiesto di venire, cosa è successo?” Eleonora e suo marito Tommaso erano entrati di corsa nellappartamento dei genitori.
In realtà, era iniziato tutto tempo fa. La mamma era malata, aveva una malattia grave, al secondo stadio Aveva fatto chemioterapia, poi radioterapia. Era entrata in remissione, e i suoi capelli avevano ricominciato a crescere. Ma, a quanto pare, non era ancora il momento di stare tranquilli: le sue condizioni stavano peggiorando di nuovo.
“Eleonora, Tommaso, buonasera, entrate,” la mamma era pallida, magra come una ragazzina.
“Figlioli, sedetevi. Abbiamo una richiesta insolita da farvi, ascoltate vostra madre,” papà sembrava un po smarrito.
Eleonora e Tommaso si sedettero sul divano e guardarono la mamma con attesa. Elena sospirò, cercando conforto nello sguardo di suo marito Bruno.
“Eleonora, Tommaso, non stupitevi, ma ho una richiesta piuttosto strana da farvi. Insomma Vi preghiamo.”
Adottate un bambino per noi, per favore!” Non ce lo permetterebbero per letà, e per altre ragioni.
Silenzio.
Fu Eleonora a riprendersi per prima:
“Mamma, penso che sarai sorpresa, ma io e Tommaso ci stavamo già pensando, solo che non osavamo dirtelo. Vorremmo tanto un maschietto, ma abbiamo già due femminucce le tue nipotine.”
E non cè alcuna garanzia che il terzo figlio sia un maschio. Ma non è solo questo, anche la salute non è più quella di un tempo.
E poi, Sofia è nata con parto cesareo. I medici sconsigliano altre gravidanze. Abbiamo pensato che forse avremmo potuto adottare un bambino, un maschietto, portarlo nella nostra famiglia. E ora tu, mamma, ci dici la stessa cosa. Ma da dove ti è venuta questa idea?
“Eleonora, non so da dove iniziare,” Elena si passò una mano nervosa sui corti capelli ricresciuti “il fatto è che mi sento peggio di nuovo.”
Poi è venuta a trovarmi la mia amica, zia Nadia, quella del vecchio lavoro, la ricordi? Aveva quella voglia sopra locchio che quasi glielo copriva. Le avevano detto di toglierla, che poteva trasformarsi in qualcosa di brutto. Ma quando è arrivata, la voglia non cera più, sembrava rinata.
Era andata dalla nonna Gina in campagna, e lei glielaveva guarita. E così Nadia mi ha insistito vieni con me dalla nonna Gina! Gente da tutta Italia va da lei, ha aiutato tante persone. Ho pensato, cosa ho da perdere? E così siamo andati.
Eleonora e Tommaso ascoltavano, trattenendo il fiato, senza capire dove volesse arrivare.
“E allora, figlioli,” continuò Elena “la nonna Gina mi ha fatto subito una domanda strana: Hai un figlio maschio?.”
Quando le ho detto che ho solo te, Eleonora, e due nipotine adorate, Sofia e Giulia, la nonna ha insistito: E prima di tua figlia, cosa è successo?.”
Mi sono stupita, perché nessuno, tranne me e tuo padre, sapeva che avevo avuto un aborto al quinto mese. Doveva essere un maschio, il mio primogenito, prima di te, Eleonora. Ma non è sopravvissuto.” Elena torceva nervosamente lorlo della maglietta.
“E poi?” Eleonora la fissava con occhi grandi.
“Poi la nonna Gina mi ha detto: Adotta un maschietto. Poi si è girata e se nè andata. E io ho sentito le lacrime scendere, come se fossi colpevole di non aver saputo salvare quel bambino. E ora devo dare amore a un altro bambino, come per riportare equilibrio.”
E sapete, poi ho ascoltato il mio cuore e ho capito che è proprio quello che voglio. Io e tuo padre abbiamo la possibilità di dargli tutto lamore che merita! Non solo per guarire, ma perché sento che devo salvarlo dalla solitudine. Mi capite?”
“Mamma, ti capisco e ti sostengo,” Eleonora si gettò tra le sue braccia “facciamolo!”
Eleonora e Tommaso avevano già parlato con la direttrice dellorfanotrofio, dicendo che volevano adottare un maschietto. E così furono invitati a conoscere i bambini.
Naturalmente, anche Elena e Bruno andarono con loro. Nella sala giochi, sul tappeto, cerano bambini di tre anni e più.
“Mamma, guarda quel biondino, ti somiglia, come si concentra a costruire quella torre. Ha persino la linguetta fuori dalla concentrazione,” Eleonora indicò sottovoce un bambino seduto per terra.
Anche a Elena era piaciuto. Ma poi, da un angolo della stanza, arrivò una vocina timida.
Elena si voltò un bambino più grande, con occhi tristi, stava sussurrando qualcosa.
“Stai parlando con noi? Ripeti più forte, non ho capito,” chiese Elena.
Il bambino fece un passo avanti: “Signora, per favore, prendete me. Vi prometto che non ve ne pentirete mai. Prendete me”
Eleonora e Tommaso completarono le pratiche rapidamente e adottarono Matteo. Sofia e Giulia erano felicissime di avere un fratellino.
Matteo si abituò subito e chiamava Eleonora e Tommaso mamma e papà. Passava tanto tempo con nonna Elena e nonno Bruno, dato che vivevano vicino e poteva andare a scuola anche da loro.
A Elena, però, lo chiamava in modo strano: non nonna, ma mamma Elena. Lei lo ascoltava, trattenendo il respiro, e le sembrava quasi che fosse davvero lui, quel figlio che non aveva potuto tenere.
I medici insistettero per un nuovo ciclo di cure, ma non funzionavano. Le condizioni di Elena peggioravano.
Matteo le guardava negli occhi, accarezzandole i capelli corti.
“Mamma Elena, perché stai male? Voglio che tu guarisca!”
“Non lo so, Matteo, ma farò del mio meglio, te lo prometto,” a Elena piaceva tantissimo come la chiamava.
Bruno parlò con il medico, che insistette per unoperazione.
“Quali sono le probabilità?” chiese Bruno.
Il medico non mentì: “Cinquanta e cinquanta. Ma faremo tutto il possibile.”
E così decisero di procedere.
Il giorno delloperazione, tutti erano tesi. Eleonora chiamava suo padre di continuo. Bruno aveva chiesto al medico di avvisarlo appena ci fossero novità, e aspettava in preda allansia.
Poi si accorse che Matteo non cera. Lo trovò in camera loro, seduto per terra, con il vestito di Elena stretto tra le mani.
Piangeva e ripeteva sottovoce: “Mamma Elena, non andartene, non voglio perderti di nuovo! Voglio che tu resti con me per sempre, per favore!”
Il telefono squillò, facendo sobbalzare sia Bruno che Matteo.
Era il medico, la voce era stanca ma serena: “Bruno? Sono il dottor Michele. Loperazione è andata bene. È stata dura, ma ce lha fatta.”
“È stato un miracolo, come se qualcuno lavesse aiutata nei momenti più critici. Evidentemente, ha ancora una ragione per vivere”
“Grazie, dottore!” Bruno abbracciò Matteo.
“Hai sentito? La nostra mamma Elena sta bene, è salva! Che gioia averti qui con noi, piccolo.”
E poi, sottovoce: “Ho sentito quello che hai detto






