— Mamma, papà, ciao, ci avevate chiesto di venire, cosa è successo? — Marika e suo marito Antonio sono entrati di prepotenza nell’appartamento dei genitori.

Mamma, papà, ciao, ci avete chiesto di venire, cosa è successo? Elisa, con il marito Matteo, si sono lanciati nella nostra casa di famiglia.

In realtà tutto è iniziato molto tempo fa. La mamma era malata, una grave patologia in fase avanzata

Aveva terminato un ciclo di chemioterapia e poi la radioterapia. C’era una remissione e i capelli erano ricomparsi un po’. Però era ancora presto per tirarsi un sospiro di sollievo, perché la sua salute peggiorava di nuovo.

Elisa, Matteo, buonasera, entrate pure la mamma, pallida e fragile come una bambina, mi ha accolto.

Figli, accomodatevi. Abbiamo una richiesta insolita, ascoltateci il papà, un po’ smarrito, ha aggiunto.

Elisa e Matteo si sono seduti sul divano, gli occhi pieni di speranza. Ilaria ha sospirato, ha rivolto lo sguardo a suo marito Borso, cercando conforto.

Elisa, Matteo, non restate stupiti, ho una domanda piuttosto strana. In sostanza vi prego tanto.

Adottate per noi, tuo padre e io, un bambino maschio, per favore! Non ci è permesso avere figli per età, e per altri motivi.

Un silenzio di un minuto è calato nella stanza.

La prima a parlare è stata la figlia:

Mamma, penso che resterai sorpresa. Stavamo per dirvelo da tempo, ma non avevamo il coraggio. Matteo ed io desideriamo un figlio, ma siamo già genitori di due bambine: le tue nipotine, Giulia e Sofia.

Non abbiamo alcuna garanzia che il terzo nato sarà maschio. E non è solo una questione di genere: la salute è peggiore, la mia gravidanza è stata complicata. I medici non raccomandano più parti. Abbiamo pensato seriamente di prendere un bambino dallorfanotrofio, un maschietto, e includerlo nella nostra famiglia.

E improvvisamente ci dici, mamma, la stessa cosa. Da dove ti vengono queste idee?

Elisa, non so da dove cominciare ho detto, accarezzando il piccolo ricciolo di capelli che ricresceva sul mio mento la cosa è che mi sento peggio ancora.

Poi è arrivata la mia amica, la zia Nadia, che conosciamo da anni dal lavoro. Ti ricordi? Un tempo aveva un neo sopra locchio che quasi lo copriva. Le dicevano di rimuoverlo perché poteva trasformarsi. Ma Nadia è venuta da me senza quel neo, splendida come non mai.

È andata a trovare la nonna Zina in campagna, le ha parlato e hanno deciso di andare da lei. La nonna Zina è una figura nota, gente da altre città la visita per il suo aiuto. Mi sono chiesta cosa stessimo perdendo e siamo partiti.

Elisa e Matteo ascoltavano il mio racconto, trattenendo il respiro, ma non capivano bene dove volessi arrivare.

Allora, bambini ho continuato la nonna Zina mi ha posto subito una domanda insolita: ho un figlio?

Sentendo che ho una figlia, Elisa, e due amate nipotine, Giulia e Sofia, la nonna Zina ha insistito: E tua figlia, comè?

Mi ha sorpreso, perché solo io e tuo padre sapevamo del mio aborto tardivo. Doveva nascere un maschietto, il primogenito, per te, Elisa. Ma non è sopravvissuto ho stretto il bordo della maglietta con le mani tremanti.

E ora? mi ha chiesto Elisa, gli occhi grandi.

E ora, come ha detto la nonna Zina, adottiamo un ragazzo. Ho pianto, sentendomi colpevole per non aver potuto tenere quel figlio. Ora devo dare calore e amore a un altro bambino, per ristabilire lequilibrio interrotto.

E poi ho ascoltato il mio cuore: sì, lo voglio davvero. Io e tuo padre possiamo offrire al piccolo tutto ciò di cui ha bisogno.

Non è per guarire, ma per salvare una vita dallabbandono e dalla solitudine. Mi capite?

Mamma, ti ho capito e ti sostengo completamente ha detto Elisa, piangendo, abbracciandomi. Facciamo così!

Avevamo già parlato con la direttrice dellorfanotrofio, volevamo adottare un bambino maschio. Ci hanno invitati a vedere i bambini.

Io e Borso siamo andati anche noi. Nella stanza giochi, su un tappeto, giocavano bambini di tre anni e più grandi.

Mamma, guarda, quel ragazzino biondo ti somiglia, sta costruendo una piramide con tanto impegno. Ha persino sporgiuto la lingua per concentrarsi ha sussurrato Elisa indicando un piccolo al suolo.

Anche a me è piaciuto. Ma allangolo della stanza è arrivata una voce flebile.

Mi sono girato: in un angolino cera un ragazzo più grande, occhi tristi, che bisbigliava.

Scusi, può parlare più forte? Non ho capito ho chiesto.

Il ragazzo è venuto verso di me e ha ripetuto: Zia, per favore, prendetevi di me, vi prometto che non vi pentirete mai. Prendetemi

Elisa e Matteo hanno subito completato tutti i documenti e hanno adottato Niccolò. Giulia e Sofia erano orgogliose di avere un fratellino.

Niccolò si è adattato subito, chiamando Elisa mamma e Matteo papà. Passava spesso a trovare la nonna Ilaria e il nonno Borso, che abitavano vicino e la scuola era a pochi passi.

Io lo chiamavo strano, mamma Ila, per qualche ragione. Guardandolo, sembrava davvero il figlio che non avevo potuto tenere.

Su insistenza dei medici, Ilaria ha iniziato un nuovo ciclo di cure, ma la sua salute continuava a peggiorare.

Niccolò lo guardava negli occhi, accarezzandogli i capelli corti.

Mamma Ila, perché sei malata? Voglio che tu guarisca!

Non lo so, Nico, a volte succede, ma cercherò di guarire, te lo prometto gli piaceva chiamarmi così, mamma Ila.

Borso ha parlato con il dottore, che insisteva per un intervento.

Quali sono le possibilità? ha chiesto Borso.

Il dottore, senza giri di parole, ha risposto:

Cinquanta su cinquanta. Faremo tutto il possibile, e questo la salverà.

Così noi due abbiamo deciso di andare avanti.

Il giorno dellintervento tutti erano in tensione. Elisa chiamava incessantemente il papà. Il papà aveva chiesto al dottore di tenerci informati, e Borso era sul filo del rasoio.

Non sapeva dove fosse Niccolò, ma lo ha trovato nella nostra camera accanto alla poltrona dove era stesa la camicia di Ilaria.

Niccolò, ignaro, era seduto sul pavimento, il viso immerso nella camicetta di Ilaria, piangendo piano:

Mamma Ila, non andare via, non voglio perderti di nuovo, per favore! Voglio che tu sia sempre con me, mamma!

Il suono del telefono ha fatto sobbalzare sia Borso sia Niccolò.

Il medico ha chiamato, voce stanca e priva di gioia, il cuore di Borso ha quasi smesso di battere.

È finita? Ilaria non ha superato lintervento?

Borso? È il dottor Michele, lintervento è stato difficile, ma è andato bene, tua moglie ha reggato.

Era sul filo del rasoio, è la prima volta che lo vedo così, come se qualcuno dallalto lavesse sostenuta nei momenti in cui sembrava che la vita potesse spezzarsi.

Complimenti, è ancora con noi, ha ancora tempo da vivere, cè ancora speranza

Grazie, grazie, dottore! Borso ha abbracciato Niccolò.

Hai capito, tutto bene, la nostra mamma Ila è viva, è viva! Che felicità che tu sia qui, piccolo.

Scusa, ho sentito che chiedevi per la mamma Ilaria, grazie di cuore, mio caro figlio.

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