“Mamma, divertiti pure con la nostra villetta e poi torna da dove sei venuta,” la nuora scacciò la suocera dal loro terreno.
Beatrice non riusciva ancora a crederci. Davvero avevano finalmente una casa in campagna! Per dieci lunghi anni ne avevano sognato, ma la vita continuava a mettergli i bastoni tra le ruote: prima il mutuo, poi i bambini e la scuola, poi un’altra crisi Ma ora, guardando i loro conti, avevano deciso: era il momento di agireora o mai più.
Suo marito, Leonardo, lavorava in una compagnia assicurativa, niente di straordinario, mentre lei faceva la massaggiatrice per bambini. Guadagnava bene, ma comprare una casa fuori città sembrava impossibile. Però il destino volle che, quasi nello stesso momento, morirono sia sua nonna che quella di Leonardo. Ognuna lasciò in eredità un appartamento in piccole città di provincia.
Dopo lunghe discussioni, la coppia decise di venderli entrambi, unire i soldi e realizzare il sognocomprare un terreno.
Lofferta arrivò veloce. Dinverno pochi erano disposti a vendere immobili, preferendo aspettare la stagione estiva. Ma Leo fu irremovibile.
“Se aspettiamo, troveremo un milione di scuse e resteremo senza casa,” borbottò.
Beatrice era daccordo. Tutto sembrava andare per il meglio!
Il terreno era perfettoluce, gas, acqua, tutto già allacciato. Restava solo costruire una casetta, almeno per lestate.
Decisero che, appena arrivate le giornate calde, Leonardo avrebbe preso ferie e, con laiuto del suo amico Niccolò, avrebbero iniziato i lavori.
Lavorarono senza sosta, senza pause inutili. E in un mese, la giovane famiglia festeggiò linaugurazione.
Certo, dormire era un problemamaterassi gonfiabili sul pavimento e coperte portate dalla città. Ma lessenziale cera: un fornello e lacqua corrente. Il resto si sarebbe sistemato dopo.
“Allora, Leonardo, complimenti!” brindò Niccolò.
Gli uomini vuotarono i bicchieri, afferrarono un pezzo di carne alla griglia, lo innaffiarono di cipolla e ketchup e addentarono.
“Chi lavrebbe mai detto che tutto sarebbe successo così in fretta!” esclamò Beatrice estasiata. “A Capodanno non sognavo nemmeno una casa in campagna, e ora eccola qua!” indicò la casetta.
Nonostante il crepuscolo, il gruppo non aveva fretta di rientrare e continuò limprovvisato picnic allaperto.
“Pronto, figliolo, come va?” chiese con voce dolce Silvana.
E se era così gentile al telefono, voleva dire che aveva un piano.
“Mamma, tutto benissimo!” iniziò allegro Leonardo.
“Lo so. I nipoti mi hanno detto che avete comprato una villetta?”
“Esatto! Non una semplice villetta, ma una residenza campestre!” annunciò orgoglioso.
“Ma dai, che esagerato,” rise teatralmente la suocera, ma la sua voce si fece improvvisamente spenta. “Va bene, bravi voi”
“Mamma, e tu come stai?” si ricordò Leo.
“Eh, cosa vuoi che sia alla mia età I dottori dicono che ho bisogno di silenzio, riposo, niente stress. Magari il corpo si riprende Ma dove trovare un posto così? I sanatori costano troppo per me,” continuò con tono significativo.
“Mamma, vieni da noi!” propose entusiasta il figlio.
“Ma no, figliolo! Come se non aveste già abbastanza problemi! E poi Beatrice sarà contraria” iniziò a rifiutarsi.
“Mamma, basta. Vieni, punto.”
“Va bene, Leo, verrò, visto che insisti. Ti preparerò la tua torta preferita.”
Quando Leonardo informò la moglie dellarrivo imminente della madre, lei non sembrò affatto contenta.
“Quindi, appena abbiamo la casa in campagna, i dottori le consigliano aria pura?” chiese sarcastica.
“Sì,” rispose semplicemente lui.
“Non è minimamente sospetto, vero?”
“No, ha la pressione alta.”
“Leo, non capisci. Non viene per la salute, viene a curiosare!”
“Smettila. Resterà una settimana e poi tornerà a casa.”
“Ti sei scordato dellultima volta?”
Leonardo non ricordava, ma Beatrice sì. Silvana aveva fatto di tutto per rovinare il loro matrimonio: pettegolezzi, provocazioni, insinuazioni sul fatto che il figlio maggiore “non fosse dei loro”. E poi dispetti meschini: il minestrone troppo salato, il lievito al posto dello zucchero a velo. Beatrice allora non aveva resistito e laveva rimandata a casa col primo treno.
Era sicura che questa volta Silvana avrebbe ricominciato. Ma mettersi contro la suocera non le sembrava una buona idea. Forse stavolta sarebbe andata diversamente?
“Che bello qui, ragazzi! Un angolo di paradiso! Laria, gli alberi, questa casetta adorabile” esaltava Silvana. “Sarà stata Beatrice, vero? È una perla! Tienitela stretta, Leo, una moglie così è rara!”
“Novità, Silvana, da dove tanta gentilezza?” chiese stupita Beatrice.
“Ma tu sei sempre stata la mia preferita. Mio figlio è un buono a nulla, ma la nuora è doro. Ci sono stati problemi, ma li abbiamo superati. Chi lascia la via vecchia”
“Quindi io sono un buono a nulla?” rise Leonardo.
“Sì, ma il mio preferito,” sorrise Silvana. “A proposito, cosa cè per cena?”
“Qui facciamo grigliate ogni sera!” rispose Beatrice. “Spero non le dispiaccia. Non ci stanchiamo mai di cucinare allaperto.”
“Con piacere. Lultima volta ho mangiato carne alla griglia a Taormina. Leo andava ancora a scuola. Ti rendi conto di quanto tempo è passato?”
“Allora, Leo, occupati della griglia. Io intanto prendo la carne dal frigo.”
“Posso venire anchio? Vorrei dare unaltra occhiata alla casa.”
“Certo, prego!” annuì Beatrice.
Stavolta Silvana era davvero cambiata. Allegra, spiritosa, gentile con lei. Forse il tempo aveva ammorbidito i suoi modi. O forse aveva capito che rovinare il loro rapporto non avrebbe avuto senso. Dopotutto, erano insieme da anni, con figli grandi e ora questa casa. E poi, Beatrice era una brava nuora: attenta, fedele, lavoratrice e ottima cuoca.
Mentre Leo e sua madre andavano a prendere i piatti, il telefono squillò e rimase a schermo in su. Lo sguardo di Beatrice cadde sul messaggio e non riuscì a distogliere gli occhi.
“Quando torni in città? Glielhai detto di noi? Aspetto tue notizie. Un bacio.”
Beatrice lasciò cadere il telefono sullerba. I pensieri si accavallavano, uno più atroce dellaltro.
“Come dirlo ai bambini? Come dividere lappartamento? Chi è questa donna? E soprattutto, come ha potuto Leo fare questo?”
“Ecco i piatti!” Leonardo li posò sul tavolo.
“Devo allontanarmi un attimo,” Beatrice non poteva stare con lui in quel momento. Aveva bisogno di acqua fredda sul viso e di riprendere fiato.
Si precipitò in casa verso il lavandino.
“Cosa succede?” Silvana indietreggiò, facendo cadere una bottiglia di ketchup.
Beatrice si sciacquò il viso freneticamente, mescolando lacrime e acqua. Dopo un minuto, si asciugò con un asciugamano.
“Leo ha unaltra.”
“Piccola mia, vieni qui.” Silvana la abbracciò.
A Beatrice parve





