Mamme Ribelli

**Mamme Testarde**

Quando Edoardo e Bianca si sposarono, entrambe le famiglie gioirono.

Valentina, la madre di Edoardo, si commosse perfino davanti al municipio. Mentre Carla, la mamma di Bianca, abbracciò il genero come se lo conoscesse da una vita.

Né Valentina né Carla avevano mariti. Entrambe avevano cresciuto i figli da sole. Entrambe avevano passato tanto.

Nonostante i caratteri opposti—una severa e intransigente, l’altra più dolce—si erano sempre rispettate. Non avevano mai rovinato la felicità dei figli con litigi inutili.

I primi mesi, i giovani sposi affittarono un bilocale. Minuscolo, con un vicino fumatore e un cortile rumoroso. Ma almeno erano padroni di sé.

Dopo sei mesi, a Bianca venne un’idea. A Edoardo parve geniale e perfettamente logica.

Due settimane dopo, ebbe luogo *quel* discorso. Con le mamme…

***

«Mamma, non prenderla male. Io e Bianca abbiamo pensato…»

Valentina lo fissò in silenzio. Abituata ormai alle sue folli proposte.

«Be’… tu hai un bilocale, Carla ha un trilocale. Noi paghiamo un affitto salato per una topaia. Vorremmo trasferirci da lei.»

«Continua.»

«Tu e Carla… potreste vivere insieme. Lei si sposterebbe da te, e noi nel suo trilocale. Sarebbe più spazioso.»

Parlava come se spiegasse le regole di un gioco da tavolo. Calmo. Senza dubbi.

«Per quanto?» chiese Valentina.

«Mah… finché non compriamo casa. Forse cinque anni. O dieci.»

Valentina non urlò. Non cambiò espressione. Disse solo:

«Ci penserò.»

E uscì sul balcone. Rimase lì a lungo, fissando il cortile vuoto, sentendo un gelo lento e pesante salirle dal petto.

***

Il giorno dopo, Carla ascoltò la stessa proposta da Bianca.

«Mamma, tu e Valentina vi trovate bene. Non siete amiche, ma vi parlate. Perché non vivete insieme? Noi ci trasferiremmo qui…»

Carla la interruppe.

«Mi stai chiedendo di affittare la mia vita?»

Bianca rimase senza parole.

«No, è solo che… voi avete già vissuto. Noi stiamo iniziando…»

«Già vissuto? Quindi per te sono da buttare?»

«Non capisci…»

«Sì, ho capito. Grazie, tesoro.»

***

Una settimana dopo, si riunirono tutti.

Valentina arrivò per prima. Poi Carla. Sedute di fronte ai giovani, che sembravano seri. Quasi solenni.

«Mamme, non vogliamo litigare. Vi chiediamo solo di capirci e aiutarci. Noi facciamo fatica. Non abbiamo soldi. Vogliamo un figlio. Voi avete case grandi, noi paghiamo un affitto assurdo. Dov’è la logica? Per voi sarebbe così difficile vivere insieme?»

Valentina rispose per prima.

«Difficile. Soprattutto sapendo che per mio figlio sono solo… un intralcio.»

Carla aggiunse:

«Figlioli, cercate di capirci anche voi. Ognuna di noi ha la sua vita. La sua quiete. Le sue abitudini. Non dobbiamo niente a nessuno e non abbiamo voglia di adattarci.»

«Ma siete entrambe sole! Insieme sarebbe più divertente!» insistette Bianca.

«L’amor proprio» replicò Valentina. «E il diritto alla nostra vita.»

«Quindi non vi importa di noi?» La voce di Edoardo tremò di rancore.

«Non è vero» tagliò Carla. «Ma c’è differenza tra “aiutare” e “calpestarsi”. Voi chiedete il secondo.»

I giovani si scambiarono un’occhiata. Non si aspettavano questa reazione.

Si aspettavano litigi, lacrime, e alla fine un compromesso.

Invece ricevettero un “no” fermo e pacato.

Quella sera, Valentina lavò i piatti lentamente, meticolosa. Cercando pace in quel gesto semplice.

Carla, invece, si immerse nelle pulizie. Strofinò, ordinò. Per non pensare.

Mentre lavorava, la rabbia svanì, lasciando posto alla stanchezza.

No, non erano contro i figli. Ma dopo quel discorso, capirono: per loro non contavano più.

Erano solo fondamenta su cui camminare senza guardare in basso.

Ai figli non importava che fossero persone. Con abitudini, solitudini, e diritto a un proprio spazio.

***

Passò un mese.

Edoardo e Bianca non ne parlarono più.

Affittarono un appartamento più grande, fecero un mutuo.

Si lamentavano, certo. Dei soldi, delle difficoltà, della mancanza di aiuto.

Ma non chiesero più alle madri di convivere.

Forse avevano capito. O forse si erano svegliati dopo aver raccontato la storia delle loro «mamme testarde» sui social, leggendo commenti che iniziavano tutti con: «Ma siete fuori?»

Intanto, Valentina e Carla si avvicinarono. Andavano a teatro, si scambiavano ricette. Non diventarono amiche del cuore, ma alleate, sì.

«Ti rendi conto?» rise Carla una volta. «Credono ancora che non abbiamo capito la loro idea geniale.»

«Lasciali credere» scrollò Valentina. «Basta che non ricominciano.»

***

E così va la storia.

Di figli che crescono, ma non sempre maturano.

Di madri che non sono mobili da spostare a piacimento.

Di un diritto alla vita privata che non finisce a cinquant’anni—a volte, ricomincia proprio allora.

***

E voi, accettereste?

Vivere con la suocera solo perché i figli trovano l’affitto caro?

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