Maria, corri! Ho appena visto tua nuora al supermercato, è urgente!

Maria, subito! Lho vista poco fa in farmacia, tua nuora. Stava comprando veleno per topi. Due confezioni! Dice che ci sono i topi in casa. Ma io so benissimo che da te non ce ne sono! Maria sentì le gambe cedere. Ecco il piano! Vuole liberarsi di me per prendersi la casa.

Baron, amico mio sospirò la donna, uscendo in cortile con una ciotola di minestra. Ormai siamo rimasti solo noi due in questo mondo.

Il cane alzò il muso, leccò riconoscente la mano della padrona e si mise a mangiare. Maria Rossi aveva sessantacinque anni, ma sembrava più giovane: robusta, dignitosa, con i capelli grigi raccolti con cura.

Solo gli occhi tradiscono il dolore che ha vissuto unangoscia così profonda da far male a guardarli.

Sei mesi fa, Luca era morto in un incidente in moto. Laveva comprata per il suo quarantesimo compleanno, dicendo che era un sogno di sempre. Maria aveva cercato di dissuaderlo, ma come si fa a dire di no a un figlio? Un mese dopo, la chiamata dallospedale. Non era riuscito a controllare la curva.

Dopo il funerale, Laura aveva portato il piccolo Marco e se nera andata dai suoi genitori in città. Allinizio chiamava ancora, lasciava che la nonna parlasse con il nipote, poi le risposte si fecero sempre più rare.

Maria aveva provato a insistere per vederlo per legge aveva il diritto di frequentare il nipote. Ma Laura trovava sempre una scusa: il bambino era malato, era troppo impegnata…

Poi cambiò numero. Maria andò allindirizzo che conosceva, ma i vicini dissero che Laura e i suoi avevano venduto lappartamento e si erano trasferiti in unaltra città. Dove? Nessuno lo sapeva.

Ehi, Maria! una voce la chiamò dal cancello. Sei viva?

Era il vicino, Pietro Bianchi, un vedovo vivace di settantanni. Lui e il defunto marito di Maria erano stati amici, e dopo la sua morte, Pietro si era preso cura della vicina.

Viva, Pietro, dove vuoi che vada? sorrise Maria. Vieni, facciamo due chiacchiere con un caffè.

Quando mai ho tempo per chiacchiere? scosse la testa Pietro. Devo andare in città, in farmacia e a fare la spesa. Ti serve qualcosa?

Grazie, ho tutto.

Stai attenta. Lo so come sei: chiusa in casa come un gufo. Non fa bene, Maria. Bisogna vivere.

Pietro se ne andò, e Maria rientrò. Nellingresso, alle pareti, cerano le foto della sua vita.

Eccola giovane, con il marito al matrimonio. Ecco Luca che fa i primi passi. Poi, già adulto, con la moglie e il piccolo Marco. Tutti sorridenti, felici.

Maria sospirò profondamente e andò in cucina. La giornata sembrava non finire mai. Accese la televisione, ma non riusciva a guardare tutto le sembrava estraneo, inutile.

Provò a lavorare a maglia, ma le mani non obbedivano. Alla fine andò a letto presto, sperando che il sonno portasse un po di pace.

Mamma, mamma!

Maria aprì gli occhi. Davanti a lei cera Luca giovane, sorridente, con quella camicia a quadri che gli aveva regalato per il compleanno.

Luca! singhiozzò. Figlio mio!

Non piangere, mamma. Sono venuto per avvertirti. Stai attenta. Il male è vicino, molto vicino. Proteggiti.

Cosa dici? Quale male? Luca!

Ma il figlio si stava già dissolvendo nella nebbia dellalba. Maria si svegliò in lacrime. Fuori, il sole stava sorgendo, i galli cantavano. Il sogno era stato così vivido, come se Luca fosse davvero venuto.

Si alzò, si lavò con acqua fredda e uscì in cortile. Laria del mattino era fresca e limpida. In lontananza, oltre il fiume, si alzava la nebbia. Una bellezza che le strinse il cuore.

Nonna Maria! Nonna!

Una bambina di nove anni, Sofia, correva verso il cancello. Era la nipote di unamica defunta di Maria. I genitori di Sofia erano morti in un incidente stradale due anni prima, e ora viveva in un orfanotrofio locale.

Maria la visitava spesso, le portava dolci, la aiutava con i compiti.

Sofia, tesoro! Così presto?

Ci portano a raccogliere patate nel campo del contadino. Sono venuta a salutarti. Tornerò tra una settimana.

Aspetta Maria rientrò e tornò con un sacchetto. Tieni. Qui ci sono focacce ripiene, mele del giardino e caramelle. Condividile con gli altri.

Grazie! La bambina abbracciò forte Maria. Ti voglio tanto bene!

Anchio, piccola. Stai attenta.

Sofia se ne andò, e Maria la guardò a lungo. Quante volte aveva pensato di portarla a vivere con sé! Ma a una donna anziana e sola non avrebbero concesso laffidamento.

Serviva una famiglia stabile, dicevano, un reddito sicuro, certificati medici. E quale famiglia aveva lei?

La giornata trascorse tra le solite faccende. Maria zappò lorto, diede da mangiare alle galline, preparò il pranzo. Alla sera era stanca e andò a letto presto. E di nuovo arrivò il sogno.

Questa volta Luca era al cancello e agitava le mani, come per fermare qualcuno.

Non far entrare! gridava. Mamma, non farli entrare in casa! Pericolo!

Maria si svegliò per il bussare alla porta. Erano le undici di sera. Chi poteva essere a quellora?

Chi è? chiese senza aprire.

Maria, sono io, Laura. Aprimi, per favore!

Lex nuora? Maria aprì, stupita. Sulla soglia cera Laura scarmigliata, con una borsa grande in mano, i vestiti sgualciti.

Scusa lora. Sono nei guai la casa è bruciata. Completamente. Sono appena riuscita a scappare.

Mio Dio! E Marco? Dovè Marco?

Dai miei genitori. Sono andati al mare, lhanno portato con loro. Maria, posso stare da te per un po? Solo finché non trovo una sistemazione.

Maria la osservò attentamente. Laura non era mai stata affettuosa con lei, e dopo la morte di Luca aveva evitato ogni contatto. E ora appariva nel cuore della notte.

«Non far entrare in casa!» Le parole di Luca nel sogno le risuonarono nella mente.

Ma come poteva rifiutarsi? Era una persona in difficoltà, e poi era pur sempre la madre di suo nipote.

Entra sospirò Maria. La camera di Luca è libera.

I primi giorni Laura si comportò bene. Aiutava in casa, cucinava, andava a fare la spesa. Maria cominciò a pensare di essersi sbagliata su di lei. Forse il dolore laveva cambiata.

Che bello qui da te, Maria diceva Laura a cena. È così tranquillo. In città cè sempre caos, qui invece è pace.

La casa è grande, cè spazio per tutti rispose Maria. Resta quanto ti serve.

Ma dopo una settimana, Laura cominciò a cambiare. Smise di aiutare, passava le giornate sul divano con il telefono, chiedeva piatti speciali.

Maria, potresti spostare la TV nella mia camera? È scomodo venire sempre in salotto.

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