Marina non si era mai fidata del marito. Per questo aveva dovuto contare solo su se stessa: così era andata la loro vita di coppia.

**Diario di un uomo**

Mia moglie, **Ginevra**, non ha mai avuto fiducia in me. Per questo, ha sempre contato solo su se stessa. Così è andata la nostra vita insieme.

Io, **Lorenzo**, ero bello come un dipinto rinascimentale. Avevo un carisma irresistibile ed ero lanima di ogni festa. Bevevo con moderazione, non fumavo e non ero appassionato di calcio, pesca o caccia. Insomma, **«un vero gentiluomo degno di un palazzo»**.

Con tutte queste qualità, Ginevra sapeva benissimo che trovavo conforto fuori casa. Uomini come me sono rari, e le **«cacciatrici»** si facevano avanti da sole

Lunica cosa che la rassicurava era il mio amore incondizionato per nostro figlio, **Alessandro**. Gli dedicavo tutto il mio tempo libero e non mi stancavo mai di lui. Ginevra credeva che quellamore paterno bastasse a tenere insieme la famiglia.

A scuola, i bambini chiamavano Ginevra **«la Rossa»**, per i suoi capelli ramati e le lentiggini che le punteggiavano il viso.

Sua madre, una donna di rara bellezza, le ripeteva fin da piccola:
**Ginevra, tesoro mio, sei come il brutto anatroccolo. Perdonami il paragone, ma devi accettare questa dura verità. E chi altro te la direbbe in faccia, se non tua madre? Forse nessun uomo vorrà sposarti, quindi devi contare solo su te stessa. Studia, fai carriera. E se un uomo per bene si presenta, non fare la difficile. Sii una moglie fedele e obbediente.**

Quelle parole rimasero scolpite nella mente di Ginevra per tutta la vita.

Dopo la maturità con lode, entrò alluniversità. Lì conobbe me, il suo futuro marito. Non capiva cosa avesse attratto un uomo così affascinante verso di lei. Più tardi, le confessai che era lunica donna verso cui mi ero avvicinato. Ginevra non si truccava, vestiva con sobrietà e non sapeva flirtare.

Quando capì che un uomo come me era seriamente interessato, prese liniziativa. Non poteva lasciarsi sfuggire un tale regalo del destino! Fu lei a chiedermi di sposarla. Rimasi stupito dalla sua audacia, ma lei mi rassicurò:
**Sarò una moglie dolce, obbediente e fedele. E lamore verrà con il tempo.**

Esitai, ma alla fine accettai. Un ruolo importante lo ebbe mia madre, **Beatrice Conti**. Quando le presentai Ginevra, la scrutò con disapprovazione. Suo figlio era un uomo incantevole, una **«perla rara»**! Qualsiasi donna avrebbe sognato di sposarlo! E invece, lì davanti a lei cera una ragazza pallida e lentigginosa.

Il primo incontro con la futura suocera non andò bene.

Ginevra notò la freddezza di Beatrice, ma non si arrese. Qualche giorno dopo, andò a trovarla da sola. Doveva salvare il suo matrimonio! Questa volta, Beatrice la trovò meno insignificante.

Ginevra promise che sarebbe stata una moglie fedele per me fino alla fine. Quel pesò più di tutte le sue **«imperfezioni»**.

Beatrice era una donna solitaria. Suo marito laveva lasciata per unaltra, ma tornò un anno dopo stanco e distrutto. La famiglia, però, non lo volle più. Beatrice si chiese per tutta la vita se avrebbe dovuto perdonarlo. Ma sapeva che il dolore del tradimento non sarebbe mai svanito.

Crescere da sola suo figlio era stata dura. Per questo **Beatrice accettò il nostro matrimonio.** Capì che Ginevra mi avrebbe aspettato, qualunque cosa fosse successo.

Un anno dopo, nacque nostro figlio **Alessandro**. Era identico a me, e la nonna ne fu felice.

**Io adoravo mio figlio**, mi dedicavo a lui senza riserve. Alessandro diventò il centro del mio mondo.

Ma lamore per mia moglie non arrivò mai.

Neppure Ginevra provava passione per me. La nostra era una relazione tranquilla e monotona. Lei lavava e stirava le mie camicie, preparava i pasti, mi baciava sulla guancia prima di dormire. Io le davo tutto lo stipendio, le regalavo fiori per il compleanno, la baciavo ogni mattina prima di uscire. Era più una **routine** che amore.

Cinque anni dopo, **finalmente trovai lamore**. Ma non a casa.

Si chiamava **Isabella**, una donna di bellezza ipnotica. Non potei resisterle. Per sei mesi ci vedemmo in segreto, finché lei non mi diede un ultimatum:
**Non sarò la tua amante. Sposami, o ci lasciamo.**

Ero perso. Non volevo perdere Isabella, ma mio figlio mi era altrettanto caro. In quel momento, non pensavo affatto a Ginevra.

Quando **Alessandro** compì cinque anni, **feci le valigie e me ne andai.**

Ginevra ricordò allora le parole di sua madre. Da bambina le erano sembrate crudeli, ma ora capiva che sarebbe sopravvissuta senza drammi. Certo, una parte del suo cuore si era spezzata, ma non sarebbe sprofondata nella disperazione.

Mentre partivo, sentii solo la sua voce calma:
**Se cambi idea, la porta è sempre aperta. Ma non tardare troppo. Alessandro ti ama.**

Esitai a lungo tra mio figlio e Isabella.

Ginevra lasciò **il mio spazzolino da denti** in bagno. Ogni volta che andavo a trovare Alessandro, lo vedevo. Una volta lo presi con me, ma alla visita successiva, uno nuovo era al suo posto

Passarono gli anni.

Ginevra accettò che **io non sarei mai tornato**.

Decise che era ora di smettere di aspettare. **Durante una vacanza, visse una breve storia, senza impegno.**

Nove mesi dopo, **Alessandro ebbe una sorellina Beatrice.**

Una sera, suonarono alla porta.

**È il mio papà!** gridò la bambina.

Ginevra aprì.

**Io ero sulla soglia.**

**Posso entrare?**

**Entra.**

Due settimane dopo, Ginevra chiamò unamica:

**Volevi sapere il secondo nome di mia figlia? Ricordati Beatrice Lorenza!**

**Lezione:** La vita ci porta dove non immaginiamo, e a volte il destino ha un senso dellumorismo amaro. Forse lamore non è sempre dove lo cerchiamo, ma dove, senza saperlo, lo abbiamo già trovato.

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Marina non si era mai fidata del marito. Per questo aveva dovuto contare solo su se stessa: così era andata la loro vita di coppia.