«Me ne sono andata perché non potevo più sopportare»: come mio marito ha cambiato tutto in un giorno portando a casa bambini estranei

Oggi rileggo quella parte del mio diario che ancora mi fa male, ma che mi ha resa la donna che sono.

Conoscesti Federico quando il suo matrimonio era già finito da tempo. Era libero, divorziato, viveva da solo e sembrava equilibrato, razionale. Allora credevo fosse l’uomo giusto per costruire un futuro. Non parlava mai della sua ex. Neppure una parola, un accenno, come se quel capitolo non fosse mai esistito.

Non insistetti. Non volevo scavare nel passato, tutto tra noi sembrava perfetto. Ci siamo capiti subito, fin dal primo incontro, e ci siamo trasferiti insieme quasi immediatamente. Vivevamo in pace, senza litigi. L’unica cosa che sapevo era che Federico aveva due figli dal matrimonio precedente. Li vedeva, portava regali, spesse volte rimaneva da loro fino a tardi. Io non ero parte della loro vita. La sua ex mi odiava, e per questo i bambini non mi conoscevano.

Dopo quattro anni, ci siamo sposati. E proprio quel giorno scoprii di essere incinta. Federico era al settimo cielo; mi abbracciava, si preoccupava, correva di notte a comprare fragole e gelato. Mi sentivo amata. Tutto sembrava vero. Finché, una sera…

Tornò dalla visita ai figli e mi disse senza preavviso: “Chiara, i bambini verranno a vivere con noi. Anna (la sua ex) è partita per l’estero con il suo nuovo compagno. Non sappiamo quando tornerà. I figli restano con me.” Stetti zitta. Non urlai, non feci scenate. Ascoltai soltanto il crollo della casa che avevo sognato. Non mi chiese, non spiegò: decise per me.

Una settimana dopo, i bambini erano in casa. Provai ad adattarmi. Cucinavo, pulivo, cercavo un contatto. Ma loro mi respingevano. Ignoravano le mie richieste, rifiutavano il cibo, lasciavano tutto in disordine, ridevano in faccia e mi chiamavano “estranea”. Una volta, il maggiore mi tirò addosso un piatto di pasta. Piansi in bagno, stringendo le mani sulla pancia.

Federico mi diceva: “Chiara, sopporta… sono solo bambini.” Io lo guardavo e pensavo: e io, chi sono? Sono incinta. Sono la donna che hai scelto come moglie. Ma non ho mai promesso di diventare una matrigna contro la mia volontà.

Dopo un mese, cedetti. Raccolsi le mie cose e andai da mia madre. Lì, per la prima volta da troppo tempo, dormii, mangiai con calma, respirai. Mio marito arrivò dopo una settimana, furioso, offeso, dicendo che lo avevo tradito. Io chiusi semplicemente la porta. Me ne andai.

Chiesi il divorzio. E non me ne pentii.

Sono passati cinque anni. Ho una meravigliosa figlia che è la mia vita. Ho un compagno che lei chiama papà. Siamo una famiglia. E Federico? Lui è rimasto con quei bambini. La loro madre non è mai tornata. Non rimpiango la mia scelta. Allora, scelsi me stessa. Scelsi la vita che portavo dentro. Scelsi un futuro senza dolore né sensi di colpa. E ogni volta che guardo mia figlia, so di aver fatto la cosa giusta.

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