Mele del Destino: Il Ritorno a Casa

Mele del Destino: Il Ritorno a Casa

Maria Rossi sta nel suo frutteto a Monteverde, osservando i meli che si piegano sotto il peso dei frutti. Il raccolto quest’anno è eccezionale. Mele rosse, gialle, con le guance dorate cadono a terra, riempiendo l’aria di un dolce profumo. Non prova nemmeno a raccoglierle: non c’è nessuno per mangiarle.

Nel paese sono rimasti pochi abitanti. I giovani sono partiti per la città in cerca di una vita migliore, e gli anziani si contano sulle dita. D’inverno, a Monteverde, le luci si accendono solo in quattro o cinque case.

«A cosa pensi, Maria?» dice una voce alle sue spalle. «Hai cambiato idea sulla partenza?»

È Elena, la vicina, arrivata con un carrello per prendere le mele.

«Sei tu, Elena?» sospira Maria. «Prendi, prendi pure le mele. Almeno la tua capra ne avrà beneficio. Porta via tutto ciò che puoi… Cambiare idea? Vorrei, ma mio figlio ha già trovato un compratore per la casa, ha persino preso un acconto.»

«Mi dispiace perderci,» scuote la testa Elena. «Chissà chi verrà ad abitare qui. E poi, dubito che resteranno tutto l’anno, saranno solo villeggianti.»

Elena tace e inizia a raccogliere le mele. Maria la guarda e mormora:

«Che raccolto eccezionale! Non ne ho mai visto uno così. Proprio quando volevo partire, il frutteto, la terra… sembrano volermi trattenere. Dio, quanto è stato difficile prendere questa decisione. E ancora non capisco perché l’ho fatto.»

«È più comodo per tuo figlio,» risponde Elena. «Non dovrà venire qui continuamente. In città ha tutto: negozi, medici. E niente fatica: né legna da tagliare, né orto da coltivare.»

«Vero,» annuisce Maria, ma la voce trema. «Ma la mia anima resta qui. Lo capisco con la mente, ma il cuore non mi lascia andare. Elena, ti lascio il gatto Poldo e il cane Rocco. Tienili con te finché non mi sistemo. Forse porterò Poldo in città, ma Rocco è vecchio, in un appartamento non sta bene. Che guaio…»

«Non preoccuparti, Maria,» sorride Elena. «Domani porto Rocco da me, e Poldo verrà da solo, è furbo. Non perdere l’autobus, eh? Spero ci rivedremo. Magari tornerai… e prometti di venire a trovarci.»

«Sì, sì…» mormora Maria. «Ho già la valigia pronta, mio figlio verrà nel weekend per il resto.»

Fa un giro per la casa, si ferma davanti al camino in cucina. Le lacrime le velano gli occhi, ma il tempo stringe. Maria esce sulla strada e si siede su un vecchio ceppo al margine.

Poco dopo arriva un piccolo autobus, cigolante e rumoroso. Maria saluta l’autista e si siede vicino al finestrino. È l’unica passeggera: Monteverde è il capolinea.

La strada, come sempre, è dissestata. Dopo le piogge, le buche sono piene d’acqua, e l’autobus procede lentamente. A un certo punto, su una buca, sentono un rumore sordo, e l’autobus si ferma. L’autista borbotta qualcosa e scende.

«Che è successo?» grida Maria, sporgendosi dal finestrino.

L’autista, accovacciato vicino alla ruota anteriore, scuote la testa:

«Non è niente di buono. Dobbiamo chiamare aiuto, altrimenti passeremo la notte qui.»

Inizia a telefonare, e Maria, con sua sorpresa, si sente sollevata. Scende dall’autobus e dice:

«Non siamo andati lontano, torno a casa. Se non arriva aiuto, vieni a dormire in paese. È già tardi.»

«Ci vorrà un’oretta,» risponde l’autista. «Vuoi aspettare? Poi ci sarà da riparare.»

«No, non aspetterò,» taglia corto Maria. «Sono solo due chilometri, arrivo.»

«Ce la farai?» dubita l’autista.

«Certo!» ride lei. «Ho percorso strade peggiori—per funghi, per il pane nel paese vicino…»

Maria si incammina con passo spedito verso Monteverde. La valigia in mano sembra leggera, e il cuore canta di gioia. Elena, tornando a casa con il carrello, la vede sulla strada.

«Ma guarda un po’!» esclama. «Cosa significa?»

«Significa che la casa non mi ha lasciato partire,» ride Maria. «Ora telefono a mio figlio, così non aspetta. L’autobus si è rotto appena fuori paese, problema alla ruota. Sai com’è la nostra strada.»

«Benissimo!» si rallegra Elena. «Vieni a cena da me. A casa tua è tutto spento, da me c’è qualcosa di caldo. Chiacchieriamo un po’.»

Rocco, vedendo la padrona, abbaia festoso e scodinzola. Poldo sgattaiola in casa, diretto alla sua ciotola.

Maria appoggia la valigia e dice forte:

«Dio, perdonami! Cosa sto facendo? Non me ne vado, punto e basta.»

Poldo miagola in risposta.

«Rispondi per Dio, Poldo?» sorride Maria. «O approvi la mia decisione?»

Il gatto le si strofina alle gambe e le salta in grembo.

«Aspetta, devo chiamare Luca, altrimenti si preoccupa,» dice Maria, componendo il numero del figlio.

«Luca, ascolta, l’autobus si è rotto… Sì, proprio fuori paese. Non era destino, pare. Sono già a casa. Non aspettarmi, non arrivo. No, non scherzo, problema alla ruota. Ero l’unica passeggera. E senti, resto qui. Scusami, figlio mio. Di’ ai compratori che non vendo più.»

«Mamma, sei sicura?» chiede Luca. «Proprio oggi i compratori hanno rinunciato. Immagina? E non hanno nemmeno riMaria guarda il tramonto sul suo amato paese e sorride, sapendo che il suo cuore ha scelto la giusta strada.

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