Mele del destino: il ritorno a casa

Le Mele del Destino: Il Ritorno a Casa

Maria Rossi stava nel suo frutteto a Monticello, guardando i meli piegati dal peso dei frutti. Il raccolto quell’anno era eccezionale. Le mele, rosse, gialle, con le guance dorate, cadevano al suolo, riempiendo l’aria di un dolce profumo. Non si preoccupava nemmeno di raccoglierle: non c’era nessuno a mangiarle.

Nel paesino rimanevano pochi abitanti. I giovani erano partiti per la città in cerca di fortuna, e i vecchi si contavano sulle dita di una mano. D’inverno, a Monticello, le luci si accendevano solo in quattro o cinque case.

«A cosa pensi, Maria?» disse una voce alle sue spalle. «Hai cambiato idea sulla partenza?»

Era Giulia, la vicina, arrivata con un carrello per prendere qualche mela.

«Sei tu, Giulia?» sospirò Maria. «Prendi pure, prendi quante ne vuoi. Almeno le tue caprette ne godranno. Portale via tutte, se riesci… Cambiare idea? Vorrei, ma mio figlio ha già trovato un compratore per la casa, ha persino preso un acconto.»

«Mi dispiace perderti,» scosse la testa Giulia. «Chissà chi verrà a vivere qui. Gente sconosciuta, e probabilmente solo d’estate, come villeggianti.»

Giulia tacque e si mise a raccogliere le mele. Maria la osservò e poi mormorò:

«Che raccolto! Non ne ho mai visto uno così. Proprio quando decido di andarmene, il frutteto, la terra… sembrano tenermi stretta. Dio mio, quanto è stato difficile prendere questa decisione. E ancora non capisco perché l’ho fatto.»

«È più comodo per tuo figlio,» rispose Giulia. «Non dovrà venire fin qui, avrà tutto a portata di mano: negozi, dottori. E niente più fatica: né legna da spaccare, né orto da coltivare.»

«Vero,» convenne Maria, ma la sua voce tremava. «Ma il mio cuore resterà qui. La mente capisce, ma il cuore non mi lascia andare. Giulia, ti lascio il gatto Minù e il cane Birillo. Occupatene finché non mi sistemo. Minù forse lo porterò in città, ma Birillo è vecchio, non può vivere in un appartamento. Che disperazione…»

«Non ti preoccupare, Maria,» annuì Giulia. «Domani porterò Birillo da me, e Minù verrà comunque, è furbo. Spero non perderai l’autobus. Forse ci rivedremo ancora. Chissà, magari tornerai… E prometti di venire a trovarci, ti aspetto.»

«Sì, sì…» borbottò Maria. «Ho già preparato la valigia, il resto lo prenderà mio figlio questo fine settimana.»

Fece un ultimo giro per la casa, soffermandosi davanti alla vecchia stufa in cucina. Le lacrime le offuscavano la vista, ma il tempo stringeva. Uscì sulla strada e si sedette su un ceppo ai bordi della strada.

Poco dopo arrivò il piccolo autobus, cigolando e scricchiolando. Maria salutò l’autista e si sedette accanto al finestrino. Era l’unica passeggera: Monticello era il capolinea.

La strada era piena di buche, come sempre. Dopo le piogge, le voragini si erano riempite d’acqua, e l’autobus si muoveva lentamente. A un certo punto, su una delle asperità, emise un rumore metallico e si fermò. L’autista, borbottando qualcosa, scese.

«Che succede?» gridò Maria, sporgendosi dal finestrino.

L’autista si accovacciò vicino alla ruota anteriore e scosse la testa.

«Pare brutta, devo chiamare aiuto, altrimenti passeremo la notte qui.»

Mentre telefonava, Maria, con sua sorpresa, sentì un senso di sollievo. Scese dall’autobus e disse:

«Non siamo andati lontano, torno a casa. Se l’aiuto non arriva, vieni a dormire in paese. È già tardi.»

«Arriveranno tra un’ora o due,» rispose l’autista. «Vuoi aspettare? Però poi ci vorrà tempo per riparare.»

«No, non aspetterò,» tagliò corto Maria. «Sono solo due chilometri, arrivo a piedi.»

«Ce la farai?» dubitò l’autista.

«Certo!» sorrise lei. «Ne ho fatte di strade peggiori: per funghi, o fino al paese vicino a prendere il pane.»

Maria si incamminò di buon passo verso Monticello. La valigia le sembrava leggera, e il cuore le cantava di gioia. Giulia, che stava riportando il carrello a casa, la vide sulla strada.

«Ma guarda un po’!» esclamò. «Che significa tutto questo?»

«Significa che la casa non mi lascia andar via,» rise Maria. «Ora chiamo mio figlio, così non mi aspetta. L’autobus si è rotto appena fuori dal paese, un problema alla ruota. Sai com’è la nostra strada.»

«Che bella notizia!» si rallegrò Giulia. «Vieni a cena da me. Da te non ci sarà nulla, ma da me è tutto pronto. Chiacchiereremo un po’.»

Birillo, vedendo la padrona, scodinzolò felice. Minù sgattaiolò in casa, diretto alla sua ciotola.

Maria posò la valigia e disse ad alta voce:

«Signore, perdonami! Che cosa sto facendo? Non andrò da nessuna parte, punto e basta.»

Minù miagolò in risposta.

«Rispondi al posto di Dio, Minù?» sorrise Maria. «O approvi la mia decisione?»

Il gatto le strofinò le gambe e le saltò in grembo.

«Aspetta, devo chiamare Luca, altrimenti si preoccuperà,» disse Maria, componendo il numero del figlio.

«Luca, ascolta, l’autobus si è rotto… Sì, proprio fuori dal paese. Non è destino che venga in città. Sono già a casa. Non aspettarmi, non arriverò. No, non scherzo, un problema alla ruota. Ero l’unica passeggera. E sai una cosa? Resto qui. Scusami, figliolo. Diglielo ai compratori, chiedi scusa per me.»

«Mamma, sei sicura?» chiese Luca. «A proposito, i compratori hanno rinunciato alla casa oggi. Ci credi? E non hanno nemmeno ripreso l’acconto, hanno lasciato un paio di euro per le spese.»

«Meglio così!» rise Maria. «Allora non la vendo più. Ora ne sono certa.»

«Va bene, ne parleremo dopo,» sospirò Luca.

«Cosa c’è da discutere? Dove sei nato, lì devi vivere,» rispose Maria. «Perdonami, figlio.»

«Che ci posso fare?» sorrise Luca. «Con quei soldi compreremo la legna per un paio d’inverni. Domani te la ordino.»

«Perfetto!» si rallegrò Maria. «Ti aspetto con la legna. Ora vado a dire a Giulia che resto.»

Giulia e suo marito Paolo stavano preparando la cena. Quando seppero la notizia, si rallegrarono quanto Maria.

«Per l’occasione, un brindisi ci vuole,» disse Paolo, alzando il bicchiere. «Basta con questi traslochi, Maria. Rimani qui in pace, e anche noi staremo tranquilli. Ormai siamo abituati a te, non ti lasceremo sola in caso di bisogno. E anche tu ci fai tanto bene.»

«Sono d’accordo,» si commosse Maria, abbraMentre il sole tramontava tingendo il cielo di rosa e oro, Maria capì che la vera felicità risiede nelle piccole cose: una casa piena di ricordi, la compagnia di chi ti vuole bene e la terra che ti accoglie come una madre.

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