Mi addormentai nel buio del corridoio, come se fossi sospesa tra realtà e sogno, quando vidi mio marito Enzo infilare una banconota nella tasca del cappotto di sua madre. La suocera, intanto, seduta al tavolo della cucina con gli ospiti, ridacchiava con grazia, ignara di tutto. Quel gesto mi paralizzò, lasciandomi immersa in un vortice di dubbi. Perché Enzo agiva di nascosto? E perché mi sentivo tradita nella mia stessa casa?
Enzo e io siamo sposati da cinque anni. Il nostro matrimonio non è perfetto, ma ci vogliamo bene e costruiamo la nostra vita insieme. Lavoro come contabile in un piccolo ufficio, lui è autista per una ditta di trasporti. Non nuotiamo nell’oro: paghiamo l’affitto, mettiamo da parte per la macchina, e ogni tanto ci concediamo una vacanza modesta. Mia suocera, Antonietta Rossi, abita nel quartiere accanto. Viene spesso a trovarci, porta torte fatte in casa e racconta pettegolezzi. Cerco sempre di essere gentile con lei, anche se a volte i suoi commenti su come cucino o tengo casa mi danno fastidio.
Quella sera era come tante altre. Avevamo invitato degli amici a cena, e Antonietta era lì con noi. Mentre preparavo antipasti e secondo piatto, Enzo apparecchiava. Lei, come al solito, era il centro dell’attenzione: scherzava, parlava dei suoi tempi e offriva a tutti la sua marmellata. L’atmosfera era allegra, ma io dovetti prendere un piatto in più dall’armadio in corridoio. Ed è allora che lo vidi: Enzo, dopo un veloce sguardo in giro, infilò una banconota nella tasca del cappotto di sua madre.
Mi bloccai. Il cuore batteva forte, la mente confusa. Perché lo faceva di nascosto? Non ci nascondiamo mai nulla, quando si tratta di aiutare i nostri genitori. Anche io do qualcosa a mia madre, e lui lo sa. Ma perché non mi aveva detto nulla di Antonietta? Tornai in cucina, fingendo calma, ma dentro ribollivo. Lei rideva ancora, raccontando una storia, e io mi chiedevo: sapeva del denaro che suo figlio le aveva messo in tasca?
Dopo cena, quando tutti se ne furono andati, affrontai Enzo. “L’ho visto, hai dato soldi a tua madre. Perché non me l’hai detto?” Lui si turbò, poi si irrigidì. “Elisa, che interrogatorio è? Le servivano per le medicine.” “Ma potevamo parlarne insieme,” dissi. Lui scrollò le spalle. “Sono i miei soldi, decido io.”
Quelle parole mi ferirono. I suoi soldi? Non condividiamo tutto? Abbiamo sempre parlato delle spese importanti, mai segreti. E ora scoprivo che aiutava sua madre alle mie spalle, come se fossi contraria. Mi ricordai di quando Antonietta aveva vantato una borsa nuova, o quel viaggio dall’amica. Enzo le dava davvero soldi solo per le medicine? E perché lei accettava in silenzio, seduta alla mia tavola?
Il giorno dopo, cercai di parlarne con calma. “Enzo, non mi oppongo a che tu aiuti tua madre. Ma discutiamone, almeno. È un nostro budget, voglio sapere dove vanno i soldi.” Lui sospirò. “Mamma si vergogna a chiedere. La pensione è misera, non voglio farla sentire a disagio.” Annui, ma chiesi: “E perché nasconderti? Non sono tua nemica.” Dopo un silenzio, ammise: “Avevo paura che ti arrabbiassi. Borbotti sempre, quando spendo.”
Riflettei. Forse aveva ragione. A volte mi lamento se compra cose inutili, come quell’ennesima canna da pesca. Ma aiutare sua madre era diverso. Se solo me l’avesse detto! Ma il suo segreto mi aveva fatta sentire esclusa. E Antonietta? Sapeva e taceva, sorridendomi dolcemente?
Decisi di parlarle. La invitai per un caffè, e quando arrivò, mi misi a cuore aperto. “Antonietta, so che Enzo le dà dei soldi. Non è questo il problema, ma mi fa male che accada alle mie spalle.” Lei sorrise, innocente. “Elisina, non gliel’ho chiesto io, è lui che insiste. Di che ti lamenti?” Quel tono mi confondeva. Forse stavo esagerando?
Ma quel nodo non si sciolse. Amo Enzo, rispetto sua madre, ma voglio onestà in famiglia. Abbiamo deciso di parlare di ogni spesa, anche quelle per i genitori. Lui promette più sincerità, io meno lamentele. Eppure, dentro di me resta un’ombra. Quando Antonietta viene a trovarci, la guardo e mi chiedo: è sincera? E tornerò mai a fidarmi di Enzo come prima?
Questa storia mi ha insegnato che anche nell’amore possono esserci silenzi. Voglio una casa dove si possa parlare liberamente. Forse col tempo troveremo un equilibrio, e smetterò di sospettare la suocera, mentre Enzo non temerà più le mie reazioni. Ma intanto imparo a dire ciò che sento, sperando che quei soldi nascosti nel cappotto non ci separi per sempre.