Valentina non ricordava lultima volta in cui si era sentita così riposata. Il suo viaggio di lavoro era stato posticipato di qualche ora, e senza dare spiegazioni, aveva spento il telefono e si era stesa sul letto. Proprio quella mattina era tornata dal paesino dove aveva trascorso due giorni senza mai fermarsi: lavare, pulire, cucinaretutto sotto i continui rimproveri della suocera e del marito.
Secondo la suocera, Valentina aveva “rovinato” il figlio, non guadagnava abbastanza perché, a suo dire, con i suoi soldi i parenti più strettiil marito e sua madremorivano di fame. Il marito, Luca, dava ragione alla madre, dicendo che Valentina avrebbe potuto trovare un lavoro migliore, visto che tornava presto dal lavoro e nemmeno doveva preoccuparsi di cucinare.
“Guarda come lava il pavimento,” diceva la suocera al figlio. “Ci mette ore, quando potrebbe fare il bucato.”
Valentina, esasperata, rispose che se almeno una volta alla settimana avessero pulito da soli, il pavimento non sarebbe stato così sporco. Avrebbe fatto meglio a tacere: iniziò una vera e propria tempesta di rimproveri. Chiuse gli occhi e, con calma, propose:
“Vi avevo suggerito di trasferirvi in città. Così sia io che Luca avremmo potuto assistervi, e lui non avrebbe dovuto lasciare il lavoro.”
Luca scattò, avvicinandosi a lei con rabbia:
“Quindi secondo te io dovrei stancarmi a lavoro e poi anche occuparmi di mia madre? Hai un sasso al posto del cuore.”
Valentina non aspettò il resto. Aprì la porta e uscì in strada, sedendosi sulla panchina vicino al cancello.
“Valentina, cosa è successo?” Davanti a lei cera la vicina, Teresa. Si conoscevano da prima del matrimonio, e Valentina aveva sempre provato simpatia per lei.
“Ciao, Teresa,” sospirò Valentina.
“La tua famiglia, come sempre, ti sta facendo impazzire?” chiese Teresa.
“Non ne parliamo.”
“Non sono affari miei, ma non capisco perché ti carichi tutto questo peso. Tuo marito è sempre qui, ma in realtà non vivete insieme. Perché accetti tutto questo?”
“Non abbiamo scelto questa vita, Teresa. Non possiamo abbandonare la madre di Luca in queste condizioni. Appena starà meglio, lui potrà tornare in città.”
“Credo che potrebbe correre una maratona, con tutti noi sulle spalle,” sorrise Teresa. “Penso che finga questa malattia. E tu eri diversa prima. Cosa ti è successo? Ti hanno completamente annebbiato la mente?”
“Non lo so, è solo che” Valentina scrollò le spalle. “Se vuoi, passa a trovarmi.”
Quando squillò il telefono, Valentina vide che era il capo. La informava di un viaggio di lavoro il giorno dopo, verso mezzogiorno. Si sentì sollevataera un guadagno extra, dato che i viaggi erano ben pagati. Era anche un modo per evitare le continue chiamate di Luca e di sua madre, che le costavano troppi nervi.
Quando annunciò la notizia in casa, latmosfera si alleggerì. La serata trascorse tranquilla, anche se quella notte lei e Luca dormirono in letti separati, per non turbare la madre. Valentina non protestò, anzi, ne fu quasi contenta. Era troppo stanca dopo le pulizie e si addormentò subito.
Alle due di notte, la suocera la svegliò:
“Non senti che ti chiamo?”
Valentina sbatté le palpebre, ancora assonnata.
“Mi sono addormentata profondamente. Cosa cè?”
“Portami le medicine.”
Valentina la guardò: la distanza dal divano della suocera era molto maggiore di quella dallarmadietto dei medicinali o dalla stanza di Luca. Ma si alzò lo stesso. Riuscì a riaddormentarsi solo alle cinque del mattino, e alle sei e mezza già doveva alzarsi. Arrivò in città esausta, come se avesse già lavorato una giornata intera. Quando seppe che il viaggio era stato posticipato, quasi saltò dalla gioia. Spense il telefono e si lasciò cadere sul letto. Ora si sentiva fresca e riposata.
Fece persino in tempo a truccarsi con calma e raggiungere la stazione. Non le importava che ci fosse stato un contrattempo con le destinazioni e che ora dovesse andare altrovelimportante era che aveva riposato.
Unora prima le avevano accreditato i soldi per il viaggio, ma per la prima volta decise di non inviarli a Luca, anche se non sapeva bene cosa stesse cambiando. Di recente aveva già dato gran parte del suo stipendio, e ora voleva tenerne un po per sé.
Mancavano solo venti minuti alla partenza del treno, e Valentina decise di entrare in un bar per comprare dellacqua. Affrettando il passo, vide Luca davanti a una bancarella di fiori. Un senso di incredulità la pervase: non doveva forse accudire sua madre malata? Aveva detto che stava così male da non poterla lasciare sola! E invece era lì, a comprare un mazzo di fiori.
Valentina si fermò e, osservando il marito, si chiese: e se quei fiori non erano per lei, ma per unaltra donna? Lidea le piacque poco, ma il dubbio era ormai piantato nella sua mente. Mancavano nove minuti alla partenza. Valentina strinse il biglietto e si lanciò allinseguimento di Luca, vedendolo salire su un taxi. Fermò rapidamente unaltra macchina e gridò allautista:
“Seguitelo, vi pago il doppio!”
Il guidatore, incuriosito dalla sua richiesta, aggrottò le sopracciglia ma accettò e partì. Dal finestrino, Valentina vide Luca abbracciare e baciare unaltra donna, consegnandole il mazzo di fiori prima che salisse in auto. Sentì un vuoto allo stomaco. Lautista commentò con un sorriso:
“Forse non è quello che pensi.”
Solo allora Valentina guardò meglio luomo al volante, realizzando che era troppo elegante per essere un tassista.
Non aveva mai viaggiato in unauto così lussuosa. Pensò che forse gli fosse successo qualcosa e avesse deciso di fare il tassista per un po. Mentre rifletteva, lauto svoltò in un cortile e si fermò davanti al palazzo dove abitava Valentina. Vide Luca e la sconosciuta entrare nel portone. Le vennero le lacrime agli occhi.
Quindi, mentre lei era in viaggio e la “malata” suocera in campagna, lui portava unaltra nella sua casa?
“Andiamo lì?” chiese lautista con uno sguardo comprensivo.
“No, non ha senso,” rispose Valentina.
“Giusto. Tanto ormai il treno lhai perso. Dove dovevi andare?”
Valentina nominò una città a duecento chilometri di distanza.
“Non è niente. Prendiamo un caffè, ti calmi, e poi ti accompagno io,” propose luomo.
“Non ho abbastanza soldi per un taxi così lungo,” obiettò lei.
“E chi ha parlato di taxi? Stavo solo accompagnando mio padre alla stazione. Va dalla zia ogni estate. Poi sei saltata dentro tu.”
“Mi dispiace,” disse Valentina, sentendosi in colpa mentre le lacrime le scendevano sul viso.
Luomo replicò deciso:
“Dobbiamo fermare questa alluvione, altrimenti allaghi lauto.”
Mezzora dopo, Valentina era in riva al fiume con una tazza di caffè caldo tra le mani, a guardare il sole tramontare. Lo spettacolo era così affascinante che i problemi sembravano lontani.
“Ti piace?” le chiese Andrea, lautista.
“È meraviglioso. V





