Mi figlia ha sposato l’uomo che amavo… e io sono rimasta incinta di suo suocero.

Mia figlia ha sposato luomo che amavo e ora sono incinta di suo suocero.

Non avrei mai creduto che la mia vita potesse trasformarsi in una di quelle telenovele che criticavo sempre. Eppure eccomi qui, seduta nel bagno di casa alle tre del mattino, con un test di gravidanza tra le mani che mostra due linee rosa, mentre mia figlia dorme nella stanza accanto con luomo che credevo sarebbe stato mio.

Tutto è iniziato due anni fa, quando ho conosciuto Luca al bar dove lavoro. Era un cliente fisso, sempre lo stesso caffè americano senza zucchero. Aveva un sorriso che illuminava la stanza e degli occhi che ti facevano sentire come se fossi lunica persona al mondo.

“Lavori sempre il turno del mattino?” mi chiese un martedì qualunque.
“Quasi sempre,” risposi, sentendo le guance arrossire. “Mi piace la tranquillità delle mattine.”
“Anche a me,” sorrise. “Per questo vengo qui. Beh, anche per vederti.”

Il mio cuore batteva come quello di unadolescente. A quarantadue anni, dopo un divorzio difficile, avevo smesso di credere nelle farfalle nello stomaco.

Le settimane passarono e le nostre chiacchierate si fecero più lunghe, più intime. Mi parlava del suo lavoro come architetto, dei suoi sogni di viaggiare per lEuropa, di come aveva perso la madre lanno prima. Io gli raccontavo di mia figlia Giulia, dei miei progetti per aprire una pasticceria, delle mie paure e speranze.

Un giorno, finalmente si decise:
“Serena, ti va di cenare con me venerdì?”

Dissi di sì senza esitare. Quella sera fu perfetta: cena in un ristorante romantico, una passeggiata sotto le stelle, chiacchiere fino a tardi. Mi sentivo viva di nuovo, desiderata, speciale.

Ma il giorno dopo, quando ne parlai a Giulia, tutto cambiò.
“Luca chi?” mi chiese con gli occhi sgranati.
“Luca Bianchi,” ripetei. “Perché?”
Il suo volto impallidì.
“Mamma, lui è il mio nuovo capo. Ho appena iniziato nel suo studio la settimana scorsa.”

Il mio mondo crollò. Di tutti i posti, di tutte le persone
“È un uomo straordinario, mamma,” continuò Giulia, senza accorgersi del mio shock. “Così intelligente, gentile. E bello, vero?”

I mesi seguenti furono una tortura silenziosa. Vedevo Giulia tornare a casa ogni giorno più innamorata, parlare senza sosta di Luca, di quanto fosse meraviglioso, di come la facesse sentire. E io sorridevo e annuivo, mentre il cuore mi si spezzava.

Luca smise di venire al bar. Sapevamo entrambi che era impossibile continuare. Ma quando i nostri sguardi si incrociarono al fidanzamento di Giulia sei mesi dopo, capii che lui provava ancora quello che provavo io.

“Serena,” mi sussurrò quando rimanemmo soli in cucina, “non sai quanto mi dispiace.”
“Non cè niente di cui dispiacersi,” mentii. “Lei ti ama, e questo è tutto ciò che conta.”
“Ma io” iniziò a dire.
“No,” lo interruppi. “Non dirlo. Ti prego, non dirlo.”

Il matrimonio fu un supplizio. Li vidi scambiarsi i voti, promettersi amore eterno, mentre fingevo di essere felice per mia figlia. Quella notte piansi come non piangevo da anni.

Ma se credevo che fosse la cosa peggiore che potesse accadermi, mi sbagliavo.

Conobbi Matteo, il padre di Luca, alla reception. Un uomo elegante di cinquantacinque anni, vedovo, con uno sguardo gentile e malinconico. Iniziammo a parlare dei nostri figli, di quanto sembrassero felici insieme, di quanto fosse difficile vederli crescere.

“Ti andrebbe di prendere un caffè domani?” mi chiese alla fine della serata. “Credo che entrambi abbiamo bisogno di elaborare tutto questo.”

Matteo capiva il mio dolore come nessun altro. Anche lui aveva perso qualcuno che amava, anche se per circostanze diverse. I nostri caffè si trasformarono in pranzi, poi in cene, poi in lunghe conversazioni fino allalba.

Non cercavamo di innamorarci. Volevamo solo riempire il vuoto nei nostri cuori. Ma il conforto si trasformò in qualcosa di più profondo, di più reale di quanto ci aspettassimo.

“Questo è sbagliato,” gli dissi una sera, dopo la prima volta insieme.
“Lo so,” rispose, accarezzandomi i capelli. “Ma non riesco a lasciarti andare, Serena. Sei lunica cosa bella che mi sia capitata da quando ho perso mia moglie.”

Per otto mesi abbiamo tenuto segreta la nostra relazione. Ci vedevamo nel suo appartamento, lontano da occhi indiscreti. Era complicato, rischioso, ma era il nostro piccolo rifugio nel caos emotivo in cui vivevamo.

Fino a stanotte. Fino a questo test di gravidanza positivo.

“Mamma? Stai bene?” la voce di Giulia mi sorprende dallaltro lato della porta.
“Sì, tesoro,” riesco a rispondere con voce tremante. “Solo non mi sento molto bene.”
“Vuoi che ti prepari una camomilla?”
“No, non preoccuparti. Torna a dormire.”

Sento i suoi passi allontanarsi e resto sola con il mio segreto. Tra poche ore dovrò chiamare Matteo, dovrò dirgli che avremo un figlio. Un figlio che sarà fratellastro di mia nuora, mia figlia.

Come faccio a spiegare a Giulia che sua madre è incinta del padre di suo marito? Come le dico che ho mentito per tutti questi mesi? Come le rovino la felicità con il mio egoismo?

Mi guardo nello specchio. Gli occhi sono rossi e gonfi, i capelli disordinati. Non riconosco la donna che mi fissa. In che momento sono diventata la cattiva della mia stessa storia?

Il telefono vibra tra le mani. È un messaggio di Matteo: “Non riesco a dormire. Sei nei miei pensieri. Ti amo.”

Chiudo gli occhi e respiro profondamente. Domani cambierà tutto. Domani dovrò trovare le parole per spiegare linspiegabile.

Ma stanotte, per qualche ora ancora, posso fingere che vada tutto bene. Che sono solo una madre orgogliosa di sua figlia sposata, e non una donna incinta del peggior segreto della sua vita.

Nascondo il test nel cassetto del comodino, insieme alle altre bugie che ho collezionato in questi mesi. Domani sarà un altro giorno. Domani dovrò essere coraggiosa.

Stanotte, devo solo sopravvivere.

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