**Diario Personale**
Mi ha abbandonata con tre figli e dei genitori anziani per scappare con la sua amante.
Mi ha lasciata solaè partito per la Spagna con lei.
Non ho potuto trattenerlo.
Tutto è iniziato il giorno del mio compleanno.
Allepoca vivevo in un paesino, non avevo molti soldi, e nelle vetrine dei negozi di Milano cerano così tante cose bellei miei occhi non sapevano dove posarsi.
Mi ero innamorata di un paio di sandali.
Rimasi lì a fissarli, immaginandomi già a indossarli, camminando per corso Vittorio Emanuele, con tutti che si voltavano a guardarmi
Poi qualcuno mi sfiorò con un gomito.
Mi girai e vidi un uomo davanti a me, sorridente.
«Bellissimi, vero?» fece un cenno verso i sandali.
«Sì» mormorai, ancora incantata dalla vetrina.
«Prendiamo un caffè. Se te li compro, accetti un appuntamento?»
Sapevo di sembrare ingenua e ridicola, ma in quel momento non mi importava.
«Daccordo», risposi.
Volevo quel regalo. Volevo sentirmi speciale, anche solo per una sera.
Ci sedemmo in un bar, mi ordinò una fetta di torta, e cominciai a raccontargli la mia storia.
Gli dissi che i miei genitori erano morti.
Era vero in parte.
Avevo seppellito mio padre, ma mia madre
Mia madre lavevo «sepolta» nella mia mente fin dallinfanzia, perché mi aveva abbandonata da piccola.
Gli raccontai tutto in modo da suscitare la sua compassione.
E funzionò.
Così è iniziato tutto.
Andavo sempre più spesso in città, e ci vedevamo.
Lui si chiamava Luca. Mi accolse a casa sua, circondandomi di attenzioni.
Prima i sandali, poi vestiti, gioielli, bei profumi.
Ma no, non sono diventata la sua amante per i regali.
Lo amavo.
Credevo che anche lui mi amasse.
Ma ero ingenua.
Feci un errore, rimasi incinta.
E mi aspettavo di tutto, tranne che mi dicesse:
«Vieni a vivere con me. Cresceremo questo bambino insieme.»
Non riuscivo a credere alla mia felicità.
Ci sposammo.
Pensavo che il destino avesse finalmente sorriso a me.
Poi un giorno bussarono alla porta.
Apriie quasi svenni.
Sulla soglia cera mia madre.
Con una busta di taralli, come se ci fossimo viste il giorno prima.
Un vicino le aveva detto dove abitavo.
Voleva riconciliarsi.
E Luca scoprì la verità.
Scoprì che avevo mentito.
E allimprovviso, il suo amore svanì.
Urlò, mi chiamò bugiarda di provincia, mi chiese se mio padre sarebbe risorto dalla tomba, visto che cancellavo le persone dalla mia vita con tanta facilità.
E ci cacciò.
Io, mia madre e i suoi taralli.
Tornai dai nonni.
Mandal via mia madre.
E rimasi sola con mio figlio.
Ma Luca tornò.
«Torniamo insieme» disse. «Abbiamo un figlio.»
E io gli credetti.
Ingenua, pensavo che lamore superasse tutto.
Ma non mi riportò nel suo appartamento.
Ci trasferimmo nella vecchia casa dei suoi genitorianziani che avevano bisogno di cure.
Accettai.
Facevo tutto per lui, per i suoi genitori, per nostro figlio.
Poi rimasi incinta di nuovo.
Un giorno litigammo, e lui, arrabbiato, mi ricordò:
«Non dimenticare che sei qui solo come ospite!»
Quelle parole furono un coltello nel cuore.
Eppure restai.
Credevo che lamore superasse le difficoltà.
Quando nacque il secondo figlio, disse che i soldi scarseggiavano, che i suoi affari erano falliti.
Ora eravamo uguali: io non avevo nulla, e nemmeno lui.
Poi arrivò il terzo.
Pensavo che ormai nulla sarebbe cambiato, che saremmo stati insieme a ogni costo.
Lui cominciò a lavorare sempre di più. Usciva presto e tornava tardi.
Credevo che si stesse sacrificando per la famiglia.
Non vedevo tutto crollare.
Un giorno annunciò:
«Non posso più vivere così. Non cè futuro qui. Vado allestero.»
Gli credetti.
Era esausto, distrutto, svuotato.
Accettai persinoche partisse, che cercasse fortuna altrove.
Ma poi scoprii la verità per caso.
Allaeroporto cerano due biglietti per un volo in Spagna.
Uno a nome suo.
E laltro a nome di una donna con cui aveva una relazione da anni.
Capii.
Ma non riuscii a fermarlo.
Se ne andò.
E io rimasi.
Con tre figli.
Con i suoi genitori che ormai non erano più estranei per me.
In una casa vuota e unanima piena di dolore.
Non so come vivere adesso.
Spero solo che un giorno farà meno male.





