È scappato in Germania, lasciandomi la sua bambina, e così ho trovato il tesoro più grande.
A volte la vita ci presenta svolte inaspettate che inizialmente ci lasciano senza fiato, ma poi ci rendiamo conto che sono il nostro salvataggio. È proprio nel dolore che nasce un amore più forte del legame di sangue. Questa storia non parla di tradimento, sebbene inizi con esso. È una storia su come sia possibile costruire qualcosa di integro partendo da ciò che è spezzato.
Mi chiamo Paola, vengo da Torino. Ora ho 53 anni, ma quando iniziò tutto questo, ne avevo 33. Ero una donna divorziata con due figlie, sommersa dalle difficoltà ma speranzosa che la vita avesse ancora in serbo qualcosa di buono per me.
Allora conobbi Vincenzo. Vedovo. Sua moglie era morta, lasciandogli una figlia piccola, Giovanna. La bambina sembrava un angelo: ricci biondi, grandi occhi azzurri, tristi e profondi. Vincenzo era riservato, silenzioso, ma sembrava un uomo di valori. Vedevo in lui non solo un uomo, ma anche una persona che aveva bisogno di sostegno.
Iniziammo a vivere insieme. Gli aprii le porte della mia casa e del mio cuore. Le mie figlie accolsero Giovanna come una sorella. Vincenzo non beveva, non urlava, non creava drammi e non faceva distinzioni tra i “suoi” e i “nostri” figli. Credevo che tutto sarebbe andato bene. Forse non subito, ma col tempo saremmo diventati una vera famiglia.
Vincenzo faticava a mantenere un lavoro stabile. Un mese guadagnava poco, il successivo quasi nulla. Ma avevamo una casa, il mio stipendio riusciva a coprire le spese e andavamo avanti. Continuavo a sperare nel meglio.
Poi un giorno lui disse di voler andare in Germania. Sembrava che avesse un amico là, che gli aveva promesso un lavoro. Vincenzo voleva andare, guadagnare un po’ di soldi e poi portarci tutti con lui. Ero dubbiosa, cercai di dissuaderlo, ma lui era pieno di entusiasmo. E così cedetti.
Partì. E Giovanna rimase con me. Nelle prime settimane chiamò due volte, da numeri diversi, da città diverse. Poi il silenzio. Il suo numero divenne irraggiungibile e anche il cosiddetto amico smise di farsi sentire.
E così, in modo semplice e cinico, Vincenzo mi lasciò la sua figlia. Come un’eredità. Come un presunto peso temporaneo. Partì per costruire la sua nuova vita, dimenticandosi di quella che chiamava famiglia.
Ma sapete una cosa? Non serbo rancore. Perché proprio grazie a questo ho avuto Giovanna, la bambina più straordinaria che sia mai diventata non solo parte della mia vita, ma il suo cuore.
Giovanna sentiva la mancanza del padre, soprattutto nei primi mesi. Ma vide che anche le mie figlie crescevano senza un papà e questo, penso, l’aiutò ad accettare più facilmente ciò che era accaduto. Diventammo un piccolo team di donne. Quattro donne che sopravvivono, ridono, piangono, lavorano e sognano insieme.
Continuai a lavorare come sempre. La mia figlia maggiore iniziò a fare lavoretti quando era ancora a scuola. La seconda seguì il suo esempio. E Giovanna, la nostra più piccola, il nostro raggio di sole, mi aiutava in casa, studiava ed era sempre a fianco a me. Ci siamo sostenute a vicenda.
Gli anni passarono. La mia figlia più grande si trasferì in Italia, si sposò e mise al mondo un bambino. La più piccola si trasferì a Torino, raggiungendo il suo compagno. Giovanna restò con me.
Ora ha 27 anni. È bella, intelligente e determinata. Sa cosa vuole e lo ottiene con perseveranza e gentilezza. Non passa sopra gli altri per raggiungere i suoi obiettivi, ma li raggiunge sempre. Sono orgogliosa di lei.
L’altro giorno scherzando dissi:
— Sai, Giovanna, non serbo rancore a tuo padre.
E lei rispose:
— Dovresti, mamma.
Sorrisi:
— No, non dovrei. Perché lui mi ha lasciato te. E questa è la cosa migliore che potesse fare nella sua vita.
Giovanna mi dice spesso che merito amore. Che dovrei provare ancora una volta. Lei scherza:
— Mamma, trovati un uomo degno, lo amerò anch’io. L’importante è che tu sia felice.
E io la guardo e capisco: sono già felice. Perché, nonostante gli uomini nella mia vita abbiano portato solo dolore, le loro figlie mi hanno regalato la luce.
E se qualcuno mi chiedesse se rifarei tutto sapendo come andrebbe a finire, risponderei: sì. Sì, mille volte sì. Perché il destino non ci porta sempre la felicità in eleganti confezioni. A volte arriva sotto forma di una bambina dagli occhi lacrimosi, lasciata alla porta della tua anima. E se apri il cuore, diventerà parte di te.
Giovanna non è mia per sangue. Ma è mia per amore. E credetemi, questo vale molto di più.