Mi ha salvato, ma io l’ho distrutto.

Lui mi salvò la vita, e io rovinai la sua.
— Chiara! Chiara, ma che fai?! — La voce di Elio tremava di disperazione. — Tu sai bene cosa provo per te! Perché mi fai questo?!

— Non complicare, Elio! — Chiara si voltò verso la finestra per non vedere il suo sguardo. — È tutto deciso. Adriano è un uomo perbene, ha una posizione eccellente, vivremo dignitosamente.

— E l’amore? Quello che c’era tra noi? Non conta niente?

Chiara strinse i pugni così forte che le unghie le trafissero i palmi. Certo che contava. Contava più di quanto potesse ammettere. Ma la mamma era in ospedale dopo il secondo infarto, e le cure costavano cifre che lei ed Elio non avrebbero mai avuto.

— Fu bello, ma la vita non è una fiaba — disse con sangue freddo.

Elio le fece un passo, tese la mano, ma si fermò prima di toccarla.

— Chiarina… ricordi quel giorno al lago? Quando cadesti nel ghiaccio? Io ti trassi fuori, ci giurammo allora…

— Basta! — si voltò di scatto. — Non ricordare! Quel che fu, passò.

Elio la fissò come se la vedesse per la prima volta. Poi annuì lentamente.

— Capito. E sia. Dunque… — Prese la giacca dal cassettone. — Ti auguro felicità, Chiara Bellini.

Se ne andò senza sbattere la porta. Chiara udì i suoi passi svanire sulle scale, e solo allora si permise di piangere.

Adriano De Luca era davvero un brav’uomo. Vedovo cinquantenne, direttore di una grande azienda, offrì a Chiara non solo matrimonio, ma stabilità. Quando la mamma finì in ospedale, fu lui a pagare tutte le cure, senza chiedere nulla, salvo il consenso alle nozze.

— Sei giovane, bella, intelligente — diceva stringendole la mano. — Io non sono più giovane, ho bisogno di una compagna. Siamo fatti l’uno per l’altra.

Chiara annuiva, sentendosi merce al mercato. Ma non aveva scelta. La mamma guariva, i medici promettevano piena ripresa con le giuste cure e medicine costose.

Le nozze furono quiete, tra pochi intimi. Adriano fu un marito premuroso. Non pretese amore, accontentandosi di rispetto e gratitudine. Chiara si sforzol onestamente di essere una buona moglie.

Non vide Elio per tre mesi. Poi lo incontrò per caso in una clinica privata.

— Come va? — chiese lui educatamente, come a una conoscente.

— Bene. E tu?

— Anche. Lavoro molto.

Era dimagrito, abbronzato, indossava un abito nuovo. Chiara volle chiedere da dove venissero i soldi, ma si trattenne.

— La mamma come sta? — Elio aveva sempre voluto bene alla sua mamma, e lei a lui.
— Bene. Si riprende.
— Salutamela.
— Certo.

Restarono nel corridoio, e Chiara ricordò vividamente quel giorno d’inverno in cui Elio l’aveva salvata. Aveva diciassette anni, lui diciannove. Pattinavano sul lago ghiacciato fuori città. Il ghiaccio sembrava solido, ma Chiara si era allontanata troppo.

Lo schianto fu lieve, ma Elio lo udì. Urlò di non muoversi, strisciò verso di lei a pancia sotto sul ghiaccio. Quando sprofondò, lui riuscì ad afferrarle il polso. Poi minuti di lotta nell’acqua gelida, i suoi sforzi disperati per tirarla fuori, la sua giacca a scaldarla.

— Andrà tutto bene — sussurrava lui, frizionandole le mani intirizzite. — Non ti lascerò. Mai.

Allora si giurarono amore eterno. Chiara aveva diciassette anni e credeva in quell’amore per sempre.

— Devo andare — disse Elio, riportandola al presente.
— Sì, certo.

Lui se ne andò, e Chiara rimase a lungo nel corridoio, stringendo il foglio della visita medica.

La vita con Adriano procedeva tranquilla. Costruì alla mamma una casa nuova in periferia, assunse una badante, trovò a Chiara un bel posto nella sua azienda. Lei gestiva pratiche burocratiche, prendeva un buon stipendio e si sentiva inutile.

— Sei triste oggi — notò il marito a cena.
— Solo stanca.
— Magari usciamo? Andiamo in campagna per il fine settimana?

Adriano era attento. Notava i suoi umori, cercava di compiacerla, faceva regali. Chiara capiva che molte donne si sarebbero ritenute fortunate.

— Va bene, andiamo.

La casa in campagna era splendida, con piscina e giardino. Chiara giaceva su una sdraio guardando le nuvole. Il marito leggeva il giornale vicino.

— Senti, ricordi Elio Rossi? — chiese all’improvviso.
Chiara trasalì.
— Sì. Perché?
— Qui sul giornale parlano di lui. Ora è un uomo di riguardo. Ha aperto una sua impresa edile, costruisce complessi residenziali. Pare di grande successo.

Adriano mostrò una foto sul giornale. Elio in cantiere sorrideva alla macchina fotografica. Sembrava sicuro e felice.
— Bene per lui — disse Chiara, indifferente.
— Sì, bravo il giovane. Peccato non poterti contendere allora — sorrise lievemente il marito.

Chiara lo scrutò. Nelle sue parole non c’era rabbia né gelosia, piuttosto rammarico.
— Che intendi?
— Nulla. Solo penso a volte a come sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente.

Adriano era ricco, ma anche saggio. Aveva sempre capito il perché del loro matrimonio.
— Le cose non accadono per caso, le decidiamo noi — rispose lei.
— Vero.

Tacquero. Chiara pensò che Elio aveva avuto successo. Era sempre stato tenace, laborioso, solo allora gli mancavano i fondi iniziali.
— Adriano, posso chiederti una cosa?
— Certamente.
— Ti penti di avermi sposata?
Il marito posò il giornale, la guardò serio
Da allora, Chiara visse ogni giorno ricordando come Elio l’avesse salvata dalle gelide acque del lago, e come lei, in cambio, avesse distrutto ogni scintilla di fiducia e amore nel suo cuore con una scelta che rimase il suo rimpianto eterno.

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Mi ha salvato, ma io l’ho distrutto.