Mi Hai Regalo un Appartamento a Roma

È il mio appartamento! Mamma e la famiglia si oppongono al fatto che io cacci mia cugina incinta.

Ma me lo hai regalato tu!

Non capisci? Parliamo di famiglia! Come puoi trattare così tua nipote? È incinta, non ha dove andare!

Bea stringeva il telefono in cucina. La voce di sua madre, supplicante e accusatoria insieme, risuonava nellauricolare. Tipico di mamma: anche quando chiedeva un favore, sapeva farti sentire in colpa.

Mamma, sono disposta ad aiutare, ma… Esitò, cercando le parole. Carlotta vive da me da otto mesi. Otto! Ti ricordi quando zia Pina parlava di “due settimane, il tempo che trovi un lavoro”?

E allora? Il mercato è difficile adesso…

Ma non sta nemmeno cercando! Unondata di irritazione la travolse. Ieri ha passato il giorno in bagno a prepararsi maschere per i capelli. Poi a guardare serie tv. E poi…

Bea, è incinta…

Lo ha scoperto un mese fa! E prima?

Un silenzio pesante. Bea sentì il sospiro teatrale di sua madre, quello che diceva: “Che figlia insensibile, ti ho cresciuta male”.

Mamma, è casa mia. Avete riacquistato la parte di zia Pina per me, no?

Tecnicamente, la voce si fece più seccaappartiene alla famiglia. Ti permettiamo solo di viverci.

Bea chiuse gli occhi. Ecco. La solita tiritera.

Credevo fosse un regalo. Per la laurea.

Certo! Ma sai che in famiglia dobbiamo…

Dobbiamo cosa? lo interruppe. Sopportare che Carlotta mangi le mie provviste, usi i miei prodotti e inviti il suo ragazzo quando non ci sono? Quello stesso che lha messa incinta, tra laltro.

Bea! Il tono si fece duro. Zia Pina ha fatto tanto per noi! Quando papà era malato, chi ci ha aiutato? Chi ti teneva quando io lavoravo giorno e notte?

Sospirò. Conosceva a memoria quella storia. Il debito eterno verso zia Pina.

Le sono grata, davvero. Ma non significa che debba…

Mi ha chiamata ieri, la interruppe la madre. In lacrime. Dice che la tormenti per sciocchezze.

Bea ridacchiò.

Sciocchezze? Ha preso il mio nuovo maglione senza chiedere e lha macchiato di sugo! E ha osato dire: “Non te la prendere, siamo famiglia”. Senza nemmeno scusarsi!

Santo cielo, è solo un vestito…

Non è il maglione! Le si strinse la gola. È il rispetto. I limiti. Tornare a casa e sentirsi un estraneo.

Nuovo silenzio. Poi sua madre sussurrò, persuasiva:

Tua nonna sarebbe stata così delusa. Per lei, la famiglia era…

No, la interruppe Bea. Non tirarla in ballo ogni volta.

Ma è vero! Questo appartamento viene dalla sua eredità. Voleva che…

Che ospitassi Carlotta a vita? Che sopportassi i suoi capricci? Che…

Il telefono vibrò. Zia Pina. Ovviamente.

Mamma, è zia. Sicuramente per dirmi che cugina orribile sono.

Rispondile. Sii ragionevole.

Va bene, sospirò. Richiamerò dopo.

Passando la chiamata, si preparò mentalmente ai rimproveri.

Pronta, zia?

Tesoro! Una voce troppo dolce. Come stai, sole mio?

“Sole mio”. Bea fece una smorfia. Quel soprannome non prometteva niente di buono.

Tutto bene.

Carlotta mi ha parlato di… incomprensioni tra voi?

Alzò gli occhi al cielo. “Incomprensioni”. Certo.

Zia, avevate detto due settimane. Un mese al massimo.

Conti come un notaio! Una risata forzata. In famiglia non si fa così.

E cosa si fa in famiglia? La rabbia montò. Rubare le mie cose? Invitare amici quando non ci sono?

Ma dai… Carlotta è solo socievole, è…

È abituata che altri risolvano per lei. I miei hanno comprato la tua quota. Era un regalo per me.

Non esattamente, il tono si gelò. È eredità di famiglia. Tua madre e io abbiamo deciso…

Che vendevi la tua parte ai miei. Al prezzo di mercato.

I soldi, sempre i soldi! Note isteriche. E il bambino di Carlotta? Ci pensi? Dove andrà?

Ha un ragazzo. Il padre, tra laltro.

Un irresponsabile! Ha lasciato Milano appena saputo della gravidanza.

“Chissà perché,” pensò, prima di rispondere:

Avete un trilocale, tu e zio Carlo. Perché non vive con voi?

Silenzio eloquente.

È… complicato. Carlo lavora da casa. E poi, andate così daccordo! Sarebbe unesperienza materna per te.

“Andare daccordo”. Bea sorrise amaramente. Carlotta, leterna irresponsabile, mentre lei, “quella seria”, doveva sempre cedere.

Non posso continuare. Deve andarsene.

Cosa?! La voce divenne stridula. È incinta! Vuoi stressarla fino a farle perdere il bambino?

Bea trattenne le ingiurie. Larma finale: la colpa per procura.

Non la sbatterò fuori subito. Ha un mese per…

Chiamo tua madre! È scandaloso! Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te!

La linea si interruppe. Le mani le tremavano.

La porta sbatté. Taccoletti sul pavimento.

Bea! Una voce melensa. Indovina chi ho incontrato? Giulia, delle superiori! Ha sposato un riccone dellinformatica. Lanello… da morire dinvidia!

Carlotta entrò, abbronzata, unghie perfette, jeans firmati. Nessun segno di disagio.

Senti, se riorganizzassimo? Si afflosciò su una sedia. Il divano vicino alla finestra? E un angolo per il bebè…

Bea la fissò, sentendo crollare lultima pazienza.

Carlotta, dobbiamo parlare.

Non ora, eh? Scosse la mano. Mal di testa. Questi ormoni! Vado a riposare.

Carlotta. Alzò la voce. Devi andartene.

Stupore.

Cosa?

Hai un mese per cercare casa.

Stai… scherzando? È eredità di famiglia! Ho gli stessi tuoi diritti!

No. I miei hanno comprato la quota. È legale.

La famiglia va oltre la legge! Sono incinta!

Hai i tuoi genitori. Il padre. Gli amici.

Chiamo mamma! Tirò fuori il telefono.

Inutile. Ha già chiamato.

Carlotta la squadrò, piena dodio.

Zia Pina e mamma sistemeranno tutto. Te ne pentirai!

La porta sbatté.

Bea guardò dalla finestra. Non senso di colpa, solo un sollievo stanco.

Il telefono vibrò. SMS di sua madre: “Zia Pina è devastata. Cosa hai fatto?”

Senza rispondere, aprì il browser: “Affitti appartamenti Firenze”.

Tre mesi dopo. Bea sorseggiava un caffè in piazza della Signoria, davanti a Leo, il compagno conosciuto a Roma.

Non rimpiangi niente? chiese lui.

No. Solo di non aver agito prima.

Il telefono suonò. Suo padre.

Pronto, papà.

Ho notizie. Abbiamo venduto lappartamento.

“I soldati della neve, impalpabili come ricordi lontani, danzavano sulla città mentre Bea si stringeva a Leo, finalmente padrona del suo destino.”

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