Mi piace così tanto questa casa! Su, scrivila a mio nome: la suocera vuole il mio rifugio!

Alice rimase immobile, le parole della suocera echeggiavano ancora nelle sue orecchie. Le dita si aprirono da sole, e il vassoio cadde con un fragore assordante sul pavimento della veranda. I cocci di vetro volarono in tutte le direzioni.

Giorgio e Nina Antonietta si voltarono di scatto. Sul volto della suocera, la paura si trasformò rapidamente in una falsa preoccupazione.

“Piccola!” esclamò alzandosi in piedi. “Non ti sei fatta male? Lascia che ti aiuti!”
“Non avvicinarti,” Alice alzò una mano. “Ho sentito tutto.”

Spostò lo sguardo ardente sul marito. Giorgio sedeva con le spalle curve, la testa bassa e le dita che tormentavano la tovaglia.

“Giorgio,” la voce di Alice vibrava di tensione. “Hai qualcosa da dirmi?”
“Alice, hai capito male!” si affrettò a dire Nina Antonietta. “Stavamo solo parlando…”
“Non sto parlando con te,” la interruppe bruscamente Alice. “Giorgio?”

Un silenzio pesante cadde tra loro.

“Figlio mio,” riprese Nina Antonietta, avvicinandosi a Giorgio e posandogli una mano sulla spalla. “Non abbandonerai tua madre, vero?”

Giorgio sollevò lentamente lo sguardo. I suoi occhi incontrarono quelli di Alice, pieni di dolore e vergogna.

“Mamma,” la sua voce era calma ma ferma. “Ti voglio bene. Sei mia madre, e mi prenderò sempre cura di te.”

Nina Antonietta sorrise trionfante, lanciando un’occhiata di vittoria verso la nuora. Ma Giorgio si alzò e continuò:

“Ma io amo Alice più di ogni altra cosa. E non farò nulla che possa ferirla o danneggiarla.”

Il sorriso svanì dal volto di Nina Antonietta.

“Che cosa stai dicendo, figlio mio?” sussurrò.
“Sto dicendo che dovresti fare le valigie e andartene,” rispose con fermezza Giorgio. “E non tornare finché non avrai chiesto scusa ad Alice e capito che non c’è nulla di più importante della famiglia che ho costruito.”
“Famiglia?!” gli occhi di Nina Antonietta si dilatarono per la rabbia. “E io allora cosa sono? Io che ti ho dato la vita e cresciuto!”
“Mamma,” scosse la testa Giorgio. “Hai cercato di farmi ingannare mia moglie e portarle via la casa. E non è la prima volta che mi manipoli.”
“È lei che ti ha cambiato!” urlò Nina Antonietta, indicando Alice. “Ti ha rubato il cuore! Che tu sia maledetta!”
“Basta,” alzò la voce Giorgio, e la suocera tacque. “Non ti ascolterò più. O chiedi scusa, o te ne vai subito.”

Le sue labbra tremavano.
“La scegli al posto mio?” sussurrò. “Mi butti fuori di casa?”
“Hai la tua casa, mamma,” rispose stancamente Giorgio. “E continuerò ad aiutarti come ho sempre fatto. Ma qui non sei più benvenuta.”

Con un singhiozzo, la suocera corse dentro casa, e poco dopo si udì sbattere la porta. Alice e Giorgio rimasero soli sulla veranda, tra i cocchi rotti.

“Perdonami,” sussurrò Giorgio, avvicinandosi alla moglie. “Non avrei dovuto tacere. Né ascoltarla.”
“Perché non me lo hai detto?” chiese piano Alice. “Eri così turbato ultimamente.”
“Voleva che ti parlassi di vendere la casa,” ammise Giorgio. “Diceva che era sola, che questa casa era troppo grande per noi due. Non sapevo come affrontare l’argomento. Poi è arrivata e ha insistito che se non fossi d’accordo, avremmo dovuto agire diversamente…”
“Davvero mi hai scelta al posto suo?” chiese Alice, guardandolo negli occhi.
“Le voglio bene,” rispose semplicemente Giorgio. “Ma quello che proponeva non era amore, era egoismo. E io non ci starò.”

Alice fece un passo verso il marito e si lasciò abbracciare.

La mattina dopo, Nina Antonietta se ne andò senza salutare. Ma la pace non tornò subito: iniziarono le telefonate incessanti.
“Mamma, non cambierò idea,” ripeteva Giorgio con fermezza. “Non ti abbandonerò. Ma non lascerò Alice.”

Con il tempo, le telefonate diminuirono. Giorgio rimase irremovibile. Una sera, mentre sorseggiavano il caffè sulla veranda, lui sorrise per la prima volta da tanto tempo, sinceramente e con serenità.
“Sai,” disse guardando Alice, “credo che ce l’abbiamo fatta.”
Alice annuì, stringendo la sua mano. La casa ritornava a essere la loro fortezza.

E così impararono che l’amore vero non divide, ma unisce. E che a volte, per proteggere chi ami, bisogna saper dire di no.

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