Mi sembra che non ci siamo mai lasciati…
Ogni giorno Sofia tornava a casa sperando che Marco sarebbe tornato. Sapeva che non aveva le chiavi, le aveva lasciate quando se n’era andato. Eppure, sperava ancora di aprire la porta e vedere le sue scarpe da ginnastica nell’ingresso. Ma anche stavolta, il miracolo non accadde.
Avevano vissuto insieme due anni. Lui aveva riempito il vuoto lasciato dalla morte di sua madre. E perché mai aveva iniziato quel discorso? Tra loro non c’era mai stata passione, solo una serena compagnia. Ma Marco non aveva mai parlato di matrimonio, di un futuro insieme.
“E poi?” chiese Sofia un giorno.
“Ti riferisci al timbro sul passaporto? Cosa cambierebbe?”
“Per una donna è importante. Se per te non lo è, forse è meglio separarci,” disse mezzo scherzando, per spaventarlo, per spingerlo a un gesto deciso.
“Allora separiamoci,” rispose lui all’improvviso, e se ne andò.
Era già una settimana che viveva da sola. E aspettava. Doveva chiamarlo? Chiedergli di tornare? Ma se un uomo se ne va così facilmente, significa che non ti ama davvero.
Lui era arrivato nella sua vita proprio quando si era ritrovata completamente sola. Due anni prima, l’autista di un furgone aveva avuto un infarto, perdendo il controllo del veicolo e schiantandosi contro una fermata dell’autobus. Sua madre e un’altra donna erano morte sul colpo, gli altri erano rimasti feriti ma vivi. L’autista era morto in ospedale quando aveva saputo delle vittime—un infarto massivo.
La notizia era passata su tutti i telegiornali. Dopo il funerale, Sofia camminava come in un sDopo il funerale, Sofia camminava come in un sogno, finché un giorno, aprendo una vecchia scatola di ricordi, trovò una lettera di sua madre con l’indirizzo di una piccola casa in Toscana, e capì che forse il destino le stava offrendo una nuova strada da percorrere.