«Mi sono sposata con il vicino di casa di 82 anni e lui continua a dire che è stata la sua migliore follia!»

Mi sono sposata con il vicino, Giuseppe Bianchi, che compie ottantadue anni. E ancora sostiene che sia stata la sua follia più grande. Quando lho raccontata a mia sorella Francesca, quasi è caduta dal tavolo per lo sconforto:
Ma sei impazzita?
Sto bene, è solo che non ha ottantanni, ne ha ottantadue. Ascolta bene.

I figli di Giuseppe venivano di tanto in tanto: arrivavano, facevano un respiro profondo e ripartivano. Lultima volta portarono dei depliant di case di riposo; evidentemente il nonno non si adatta al ritmo di quelle strutture.
Papà, è così che deve andare.
Deve? È la vita solo un manuale di istruzioni? ribatté lui.

Quella stessa sera sentii bussare alla porta. Un calice di vino in mano, lo sguardo agitato.
Ho un piano: sposati con me e non mi manderanno in una casa di riposo. Tu sei giovane, io sono testardo. Non è forse la formula perfetta?
«E cosa ne guadagno io?» chiesi sospettosa.
«Ti cucino il brasato, ti racconto storie e non ti lascio mai malinconica».
Allettante.

Il matrimonio fu unevento romanticoassurdo: io, senza tacchi alti, lui, con una cravatta daltri tempi. Testimoni: i vecchi del chiosco allangolo, più inclini a ridere che a firmare. Divenimmo marito e moglie, ma ciascuno nel proprio mondo, soltanto vicini.

Ogni mattina Giuseppe faceva cinque piegamenti sul letto, quasi un eroe da cameretta. Io chiamavo il caffè vendetta di ieri. La domenica la cucina si riempiva del profumo del brasato e delle sue calde narrazioni.

Al tramonto iniziavano le nostre litiche discussioni:
Sono ancora in forma!
Sei in forma solo per i piccioni del vicinato.
Un giorno i figli irruppero come un plotone di rientrati:
È una truffa!
Lunica truffa che ho fatto nella vita è stata il vostro caffè di Capodanno replicò lui.

Quando mi chiesero cosa avessi vinto, lo guardai, vivo, spiritoso, autentico.
Ho vinto il calore di una famiglia. Un uomo con cui ridere davanti alle serie TV. E un altro che si rallegra quando torno a casa.

Dopo il loro uscita teatrale, Giuseppe mise il caffè sul tavolo.
Pensano che sia pazzo.
Hanno ragione, sorrisi.
Come te.
Allora siamo perfetti luno per laltro.

Sei mesi dopo: lui si alza ancora presto, io rovescio ancora il caffè, le domeniche rimangono il giorno più gustoso della settimana.
Ti dispiace?
Per nulla, è stato lassurdo più bello della mia vita.

E sai una cosa? Non ho mai sentito che questo matrimonio fosse falso. Ho capito che lamore non ha età, e che la felicità si costruisce su piccole, improbabili complicità. In fondo, la vita è davvero quel miscuglio di follia e dolcezza che ci insegna a trovare valore nelle imperfezioni.

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«Mi sono sposata con il vicino di casa di 82 anni e lui continua a dire che è stata la sua migliore follia!»