Mi umiliavano per la mia ‘aria di campagna’, anche se loro stessi venivano da paesini sperduti…

Mi hanno sempre umiliata per la mia “rozzezza di campagna”, eppure loro stessi vengono dalla provincia più remota…

Sono cresciuta in un piccolo paese della campagna veneta. Fin da bambina ho imparato a conoscere la terra, il lavoro, a capire che tutto si guadagna con le proprie mani. Non eravamo ricchi, ma vivevamo con dignità. Ed è stato proprio allora che mi sono innamorata della terra non come un dovere, ma come una passione dellanima. Adoro lavorare nellorto, coltivare verdure, frutta, erbe aromatiche. Sento che mi radica, mi calma, mi riporta a me stessa. Perciò, quando mi sono sposata, ho detto subito: «Ci serve una casa con giardino. Se non labbiamo, risparmieremo e la compreremo».

Mio marito, allinizio, non era convinto, ma vedendo la mia determinazione, ha accettato. Abbiamo comprato una casetta con un pezzo di terra vicino a Vicenza. E tutto sembrava andare bene se non fosse stato per i suoi genitori. Fin dal primo giorno, mi hanno guardata dallalto in basso. Soprattutto mia suocera, Giovanna De Santis. Ogni nostro incontro si trasformava in un sottile umiliazione.

«Eccoti di nuovo con le tue zucchine? Proprio come una contadina», diceva, storcendo il labbro.

«Nostro figlio non ha studiato e cresciuto in città per poi stare a scavare nella terra!»

Io ascoltavo e mi chiudevo dentro di me. Non per vergogna, ma perché non capivo: perché tanto disprezzo? Non li costringevo a lavorare, li invitavo a partecipare, a scoprire la bellezza di una cosa semplice. Non era una punizione era prendersi cura, era vivere davvero.

Per molto tempo ho sopportato. Pensavo: «Va bene, sono persone di città, non possono capire». Hanno priorità diverse, modi diversi di vedere le cose. Finché, per caso, non ho scoperto una verità che mi ha fatto… non arrabbiare, ma ridere.

A quanto pare, i genitori di mio marito vengono da un paesino minuscolo. Sua madre è nata in un borgo vicino a Perugia, suo padre in una frazione sperduta della Toscana. In più, i loro genitori vivono ancora lì, in vecchie case di pietra, con lorto e qualche animale. Loro, invece, trasferitisi in città da giovani, hanno cancellato quegli anni dalla loro storia. Con tale insistenza che sembrava avessero paura che qualcuno scoprisse le loro vere origini.

Eppure, senza pudore, mia suocera si permetteva di prendermi in giro: «Guarda come hai arredato casa tua sembra la stanza di una nonna! Tutti quei soprammobili, quelle foto, quei centrini Noi abbiamo solo pareti bianche, mobili minimal, niente ciarpame».

Ma è proprio questo che amo il calore, i ricordi sugli scaffali. Forse non è alla moda, ma è umano.

Per molto tempo ho taciuto. Non ho mai replicato. Ma un giorno, sentendomi chiamare “contadinotta” per lennesima volta, non ce lho fatta. Eravamo in veranda, e lei ha fatto la solita smorfia davanti alla mia crostata di albicocche e alla marmellata di fragole:

«Che schifo, hai proprio la mentalità della campagna!»

Ho sorriso e, con calma, ho risposto:

«Sapete, cè un detto: puoi portare una persona fuori dalla campagna, ma non puoi togliere la campagna dal cuore di una persona. Solo che, in questo caso, non parlavo di me. Parlavo di voi, Giovanna».

Si è bloccata. Ho visto il suo occhio che tremava. Ha provato a ridacchiare:

«Ma come ti permetti?»

«A voi e a me stessa. Io della mia campagna ne vado fiera. Voi invece ve ne vergognate. Questa è la differenza».

Dopo quella conversazione, si è zittita. Niente più frecciate, niente più allusioni. Non mi ha più chiamata contadinotta, non ha più storto il naso quando portavo conserve fatte in casa o barattoli di pomodori secchi. Forse ha persino iniziato a rispettarmi.

E sapete, non sono rancorosa. Ma mi fa ancora male pensare che mi abbiano umiliata per qualcosa che un tempo era anche la loro vita. Le radici sono qualcosa di cui vergognarsi? Il lavoro è motivo di disprezzo?

Io sono una donna che ama la terra. Non mi vergogno delle mie origini. So zappare, raccogliere, conservare e cucinare. E non sono da meno di chi vive in appartamenti “alla moda” con muri spogli. Perché dove non cè anima, non cè calore. E io, invece, ce lho. E sempre lavrò.

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Mi umiliavano per la mia ‘aria di campagna’, anche se loro stessi venivano da paesini sperduti…