Mia Sorella Ha Rinunciato a Sua Figlia Adottiva Dopo la Nascita di un Figlio Biologico – Ma il Destino Era Già in Arrivo

Ecco la storia adattata alla cultura italiana:

Mia sorella ha rinunciato alla figlia adottiva dopo aver avuto un figlio biologico, ma il karma era già alla sua porta.

L’amore non dovrebbe avere condizioni. Ma per mia sorella, le aveva. Senza un briciolo di colpa, ha rinunciato alla sua figlia adottiva dopo aver avuto un figlio naturale. Mentre cercavo di capire tanta crudeltà, lei scrollò le spalle e disse: «Tanto non era davvero mia». Ma il karma l’aspettava già sulla soglia di casa.

Ci sono momenti che ti spezzano il cuore, ti tolgono il respiro. Per me, furono quattro semplici parole che mia sorella pronunciò sulla sua figlia adottiva di quattro anni: «L’ho restituita».

Non vedevamo mia sorella Chiara da mesi. Viveva in un’altra regione, e con la gravidanza, le abbiamo lasciato spazio. Ma quando nacque il suo bambino, tutta la famiglia decise di andare a trovarli. Volevamo festeggiare.

Riempii l’auto di regali ben incartati e un orsacchiotto speciale per Sofia, la mia figlioccia di quattro anni.

Quando arrivammo alla casa in periferia di Chiara, notai che il giardino sembrava diverso. Lo scivolo di plastica che adorava Sofia non c’era più. Nemmeno il suo piccolo giardino di girasoli che avevamo piantato insieme l’anno prima.

Chiara aprì la porta cullando un fagottino avvolto in una copertina. «Tutti quanti, ecco Luca!» annunciò, mostrandoci il bambino.

Tutti lo ammiriamo con affetto. Mamma subito lo prese in braccio e papà iniziò a scattare foto. Io guardai in giro per il salotto e notai che ogni traccia di Sofia era sparita. Niente foto alle pareti. Niente giochi sparsi. Niente disegni con gli omini stilizzati.

«Dov’è Sofia?» chiesi, sorridendo, ancora con il regalo in mano.

Appena pronunciai il suo nome, il viso di Chiara si irrigidì. Scambiò un’occhiata con il suo fidanzato, Marco, che improvvisamente si interessò molto al termostato.

Poi, senza vergogna, disse: «Ah! L’ho restituita».

«Cosa intendi con “restituita”?» domandai, sicura di aver frainteso.

Mamma smise di cullare il piccolo Luca e papà abbassò la macchina fotografica. Il silenzio diventò pesante come cemento che ti blocca i piedi.

«Sai che ho sempre voluto essere madre di un maschietto» sospirò Chiara, come se stesse spiegando l’ovvio. «Ora ho Luca. Perché dovrei volere una figlia? E poi, Sofia era adottata. Non mi serve più».

«L’HAI RESTITUITA?!» urlai, facendo cadere il regalo. «Non è un giocattolo da riportare al negozio, Chiara! È una bambina!».

Lei alzò gli occhi al cielo. «Calmati, Alessia. Tanto non era davvero mia figlia. Era solo… temporanea».

La parola mi colpì come uno schiaffo. Temporanea? Come se Sofia fosse stata solo un ripiego finché non arrivasse il figlio vero.

«Temporanea?» ripete«Sì, temporanea» disse Chiara con un tono indifferente, mentre stringeva Luca al petto come se fosse l’unica cosa che contasse al mondo.

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