Mia suocera insiste che mia moglie rimanga a casa finché nostro figlio non andrà a scuola

Io e mia moglie Giulia ci siamo sposati piuttosto tardi, entrambi avevamo superato i trent’anni. I primi tre anni di matrimonio a Milano sono stati quasi fiabeschi: andavamo d’accordo su tutto, e anche sotto il profilo economico non avevamo di che lamentarci. Giulia ricopriva un ruolo dirigenziale in un’importante azienda milanese, guadagnando cifre da far invidia persino ai nostri amici più affermati. Io invece prendevo uno stipendio notevolmente inferiore, ma non ne ho mai sofferto: Giulia non ha mai sottolineato la differenza di entrate, e io potevo tranquillamente contare sulle sue risorse, sapendo che condividevamo tutto come famiglia.

Tuttavia, la nascita di nostro figlio Matteo ha sconvolto ogni cosa. Giulia, naturalmente, ha dovuto prendersi il congedo di maternità, benché il suo ufficio la chiamasse in continuazione fino all’ultimo momento per chiederle pareri e consulenze. Solo dopo che Matteo è venuto al mondo hanno finalmente smesso di contattarla. Di conseguenza, le nostre entrate familiari si sono ridotte drasticamente. È vero che ricevevamo gli assegni previsti dalla legge, ma questi non potevano certo eguagliare i bonus e le gratifiche in busta che Giulia otteneva regolarmente dal suo generoso capo, il signor Rossi.

Improvvisamente, tutto il peso economico è ricaduto su di me. Lavoro a più non posso, faccio straordinari e cerco di tirare avanti, ma ci troviamo sempre al limite, specialmente ora che si sono aggiunte diverse spese mediche impreviste. Giulia si era appena ripresa dal parto quando Matteo ha cominciato ad avere problemi di salute che ci sono costati non poco. E proprio quando ci illudevamo di aver superato il peggio, Giulia è sprofondata in una cupa depressione. Adesso, a casa nostra, viene regolarmente una psicologa – una donna preparata e cordiale, ma ovviamente non lavora gratis.

Avevo sempre dato per scontato che Giulia rimanesse con Matteo al massimo fino ai suoi due anni, come fanno ormai molte famiglie. Dopodiché, pensavo che nostro figlio sarebbe andato all’asilo nido, mentre Giulia sarebbe tornata al suo impiego ben retribuito, e così le nostre finanze sarebbero tornate a fiorire. Ma quando ho affrontato con cautela questo argomento, Giulia mi ha spiazzato: ha dichiarato di non voler mandare Matteo al nido così presto e di voler prolungare la sua permanenza a casa di almeno un altro anno, se non un anno e mezzo, per rinforzare la salute del bambino. Non avevo ancora avuto il tempo di abituarmi a questa idea, quando si è presentata una “forza ben più formidabile”: mia suocera, Angela.

Angela è piombata a casa nostra da Napoli lo scorso fine settimana, senza preavviso, e con toni drammatici e intransigenti ha proclamato:

“Una madre deve stare col figlio finché non entra a scuola! È il marito che deve provvedere al sostentamento della famiglia! Lo sapete quanti virus e malattie girano oggi negli asili nido? È praticamente impossibile che un bambino resti sano in quell’ambiente! Oppure volete deliberatamente danneggiare il mio adorato nipotino?”

Il modo in cui ha espresso queste parole è parso così carico di accuse e ricatti emotivi che, per un istante, mi sono sentito quasi colpevole di voler far del male a mio figlio di proposito. Naturalmente, non è affatto così: amiamo Matteo più di ogni altra cosa! Tuttavia, dovrebbe esistere una via di mezzo ragionevole. Quasi tutti i miei colleghi e amici mandano i loro figli al nido, pur essendo consapevoli dei rischi legati ai malanni stagionali. D’altronde, l’asilo nido non è solo un luogo dove i bimbi possono ammalarsi più spesso: è anche lo spazio dove imparano a socializzare, a stare in gruppo, a crescere più autonomi. E per la madre, l’asilo rappresenta la possibilità di rimettersi in gioco lavorativamente, senza rimanere intrappolata in un vortice senza fine di pentole, pannolini e panni da lavare.

Nonostante tutti i miei tentativi, non riesco a convincere Angela che Giulia dovrebbe tornare a lavorare e che, senza il nido, sarà praticamente impossibile. Mia suocera rimane ferma nella sua posizione e i nostri rapporti iniziano a farsi molto tesi. Continua a darmi addosso sostenendo che il mio stipendio non è sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato per la famiglia. E io, sempre più esasperato, la prego con crescente insistenza di non intromettersi, almeno per il momento, nelle nostre decisioni domestiche.

Spero vivamente che la situazione non arrivi al punto di rottura definitiva. E per il futuro… soltanto il Cielo sa cosa accadrà.

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