Micio è Scomparso: Il Gattino Perduto che Ha Spezzato il Cuore del Quartiere

**Micio è scomparso**

“Irene, sei a casa?” Andrea irruppe nell’appartamento e si bloccò vedendo la moglie nell’ingresso. Era accovacciata a terra e singhiozzava disperata. “Non ho capito niente di quello che mi dicevi al telefono. Piangevi così forte che non si sentiva una parola. Poi, per giunta, il cellulare si è scaricato. Che succede, Irene? Sembri sconvolta.”

“Micio è sparito” riuscì a dire Irene tra i singhiozzi. “Non c’è più in casa.”

“Come sarebbe sparito?!” esclamò Andrea, sbalordito. “Dove potrebbe essere andato? Riesci a spiegarmi cosa è successo? Magari si è nascosto da qualche parte.”

“No. Tua sorella Silvia Insomma, ha detto che Micio è scappato per sbaglio nel condominio mentre usciva con il piccolo Leonardo per farlo passeggiare. Ma tu lo sai, Andrea, il nostro Micio Non sarebbe mai uscito da solo. Perché mai avrebbe dovuto? L’ultima volta che è stato in strada, è quasi morto! Credo che labbia lasciato uscire apposta”

“Cosa?!” Andrea strinse i pugni. “Dovè adesso? Dovè Silvia?”

“Credo sia andata a fare la spesa Non lo so. Ho cercato Micio dappertutto, ma nessuno lha visto. Comè possibile, Andrea? Una persona può davvero essere così meschina da abbandonare una creatura indifesa? E in pieno inverno! È disumano!”

“Una persona normale, no. Ma Silvia Silvia sì. E poi, lha già fatto in passato. Non preoccuparti, oggi stesso se ne andrà da qui. E io troverò Micio!”

***

Un mese prima

Andrea camminava verso la fermata dellautobus quando notò qualcosa di grigio sotto la neve.

Allinizio pensò fosse un sasso, ma era strano: quel sasso tremava come un vecchio frigorifero.

Fu proprio questo a catturare la sua attenzione. Mai aveva visto una pietra tremare dal freddo.

Curioso, si avvicinò e scoprì che non era un sasso, ma un gattino grigio.

“Ma guarda un po” mormorò Andrea, grattandosi la nuca. “Che ci fai qui, piccolo?”

Era una domanda retorica.

Chiunque avrebbe capito che un animale domestico in strada poteva fare solo una cosa: cercare di sopravvivere.

Il gattino non miagolava, non chiedeva aiuto. Stava semplicemente lì, tremante, come se avesse accettato che nessuno si sarebbe occupato di lui.

Andrea lo sollevò con delicatezza, gli tolse la neve dal pelo e lo infilò sotto la giacca, tenendolo stretto mentre correva verso lautobus.

Durante il tragitto, ricordò che Irene desiderava proprio un gattino grigio a strisce, ma non avevano mai trovato il tempo di andare in un rifugio.

E ora il destino glielo aveva messo davanti. E quando il destino offre qualcosa, bisogna accettarlo.

“Irene, ho una sorpresa per te!” annunciò entusiasta appena entrò in casa.

“Ultimamente mi vizii troppo!” rise la moglie, venendogli incontro. “Prima gli orecchini doro, poi il cellulare nuovo, i biglietti per il cinema Che sarà stavolta? Un week-end sulle piste da sci?”

“Meglio!” Andrea aprì la giacca e tirò fuori il gattino. “Eccolo! Lho trovato per strada. Non volevi proprio uno così? Grigio e a strisce?”

“Oh mio Dio!” esclamò Irene. “È gelato, poverino! Daglielo qui, lo scaldo io. Intanto tu vai a lavarti le mani, la cena è pronta.”

Lo osservò meglio e sorrise. “Che bel gattino”

E così Andrea e Irene ebbero Micio. Passarono giorni a decidere il nome, valutando mille opzioni, ma alla fine scelsero un classico.

“Credo che Micio gli calzi meglio di Tom o Luca.”

“Sono daccordo, amore.”

Era successo a fine novembre, con la prima neve. Il gattino non aveva mai conosciuto i pericoli della strada in inverno.

Per fortuna. Per molti, quellesperienza sarebbe stata lultima.

In quelle due settimane insieme, Andrea e Irene si affezionarono moltissimo a lui.

Anzi, lo amarono dal primo istante, ma ogni giorno di più.

Anche Micio si era affezionato a loro. Erano persone buone, che non lavrebbero mai abbandonato come i suoi precedenti padroni.

Persino quando faceva cadere qualcosa dal comò o dal tavolo, non lo sgridavano, ma gli chiedevano solo di fare più attenzione.

“Certo che sì!” miagolava soddisfatto, saltando per la decima volta sul comò e facendo cadere il telecomando.

Tutto andava bene, finché una domenica mattina qualcuno bussò alla porta.

“Chi può essere a questora?” Andrea si strofinò gli occhi e guardò lorologio: erano le sei e mezza. Fuori era ancora buio.

“I vicini?” ipotizzò Irene. “Magari hanno un problema.”

“Vado a vedere.”

Nellingresso trovò sua sorella Silvia con il figlio Leonardo, di cinque anni.

“Ciao, fratellino!” sorrise lei. “Siamo venuti a farvi visita. Non ti dispiace, vero?”

“In realtà”

“Lo so, lo so, avrei dovuto avvisare. Ma è successo tutto allimprovviso. E poi, a questora non avresti risposto al telefono. Quindi ho pensato di venire direttamente. Ci fai entrare? E mi aiuti con la valigia? A portarla su al quarto piano ho rischiato di farmi venire unernia!”

Andrea la fece entrare, ma la valigia lo insospettì. Di solito, gli ospiti non viaggiano con i bagagli.

“Che è successo?”

“Non è ovvio?” rispose lei con unaltra domanda. “Mio marito mi ha cacciata di casa. Si è trovato unaltra, ci credi? E io non ho dove andare. Se non ti dispiace, resterò qui per un po. Finché non decido cosa fare. Così festeggiamo anche Capodanno insieme! Non è fantastico? Non ci vediamo da quattro anni, ma siamo sempre famiglia, no?”

“Tu sai benissimo perché non ci sentiamo… Non si costruisce un rapporto sulla menzogna.”

“Oh, basta con questa storia! Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non quel che trova, no? Quante volte me lo devi rinfacciare? Ho sbagliato, capita a tutti!”

Andrea stava per replicare, ma si trattenne.

Non voleva iniziare la giornata litigando.

E poi, Irene non avrebbe approvato se avesse aggredito Silvia, cacciata di casa dal marito.

Anche se cerano motivi per essere arrabbiati.

Cinque anni prima, era morto il loro padre. Viveva da solo, ma li aiutava sempre. Possedeva un grande trilocale in città, che sarebbe dovuto andare ad Andrea e Silvia. Non avevano altri parenti.

Allepoca, Silvia era incinta. Di chi, ancora oggi era un mistero.

Con lappoggio della madre, aveva convinto Andrea a rinunciare alla sua metà delleredità. Diceva che a lei serviva di più, mentre lui era un uomo, single e avrebbe trovato un modo per sistemarsi.

Andrea non oppose resistenza. Capiva che la sorella aveva davvero bisogno di una casa. Lui viveva in un dormitorio universitario. Alla fine, cedette. Era un uomo, avrebbe trovato un lavoro o magari un mutuo.

Tutto bene, se non che, dopo la nascita di Leonardo, Silvia vendette lappartamento e si trasferì da un nuovo fidanzato dispost

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