Milionaio Mette Suo Figlio di Fronte a una Scelta tra Modelle, ma Lui Sceglie la Donna delle Pulizie

Il riccone pensò che sarebbe stato divertente. Chiese a suo figlio di scegliere una nuova mamma tra le modelle alla festa. Ma quando il bambino indicò la giovane addetta alle pulizie in un angolo della sala, tutti trattennero il fiato. La sala era piena di luci, musica soft e risate finte. Tutti in abito da gala, con abiti che profumavano di nuovo e vestiti che luccicavano come gioielli. Era la tipica serata in cui i ricchi giocavano a sentirsi importanti, circondati da bicchieri, facce e conversazioni vuote.
In mezzo a tutto questo, Massimo Rossi si muoveva come un pesce nellacqua con il suo sorriso tranquillo, la barba perfettamente curata e il completo nero senza una piega, sembrava avere tutto sotto controllo. Nessuno poteva immaginare il dolore che portava dentro da quando sua moglie era morta. Ma quella sera non era il momento per piangere. Era una serata di beneficenza che lui stesso aveva organizzato con tanto di orchestra dal vivo per aiutare bambini con malattie rare, anche se in realtà tutti sapevano che era solo una scusa per far sfoggiare gli imprenditori e scattare foto con facce da benefattori.
Massimo, milionario dai 30 anni grazie a eredità e affari ben gestiti, si era ormai abituato a quel tipo di eventi, anche se da quando era morta sua moglie nulla lo entusiasmava più. Allevento aveva portato anche suo figlio Alessandro, un bambino di 6 anni con uno sguardo serio e occhi grandi. Molti dicevano che fosse identico a sua madre. Anche se parlava poco con gli adulti, il bambino non si staccava mai dal papà. Quella sera lo teneva in braccio, annoiato, mentre il presentatore continuava a ringraziare tutti per le donazioni.
Fu allora che, per passare il tempo, Massimo decise di fare uno scherzo, qualcosa di insignificante. Si chinò verso suo figlio e, senza pensarci troppo, gli sussurrò: “Allora, Ale, quale di tutte queste signorine vorresti come nuova mamma?” Il bambino lo guardò confuso. Massimo rise, mezzo per scherzo, mezzo per sfidare se stesso a dire qualcosa che non aveva il coraggio di pensare davvero. Di fronte a loro passavano modelle assunte per servire vino, posare per foto e camminare con passo elegante per tutta la sala.
Cerano bionde da copertina, more dallo sguardo intenso e donne con vestiti così attillati che sembrava non potessero respirare. La maggior parte degli invitati le guardava, alcuni con discrezione, altri senza vergogna. Massimo si aspettava che il bambino indicasse una di loro per gioco, ma quello che accadde lo lasciò senza parole. Alessandro non guardò nessuna delle modelle, invece puntò il suo ditino verso un angolo della sala, proprio dove una giovane donna era china a pulire il pavimento con uno straccio.
Indossava ununiforme grigio chiaro, i capelli raccolti e senza un filo di trucco. Era una dipendente del luogo, una delle tante del personale delle pulizie. Massimo aggrottò la fronte. “Lei?” chiese sorpreso. Il bambino annuì senza distogliere lo sguardo da lei. “Perché?” insisté Massimo, cercando di capire. Alessandro, con voce bassa ma ferma, disse: “Perché assomiglia alla mamma.” In quel momento, nella mente di Massimo si creò un silenzio strano. Non seppe cosa rispondere. Per istinto si voltò a guardarla.
La ragazza era ancora inginocchiata a strofinare una macchia sul marmo bianco, senza immaginare che qualcuno la stesse osservando. Era magra, di pelle chiara, con unespressione seria ma tranquilla. Nei suoi occhi cera qualcosa che gli sembrava familiare, anche se non riusciva a dire esattamente cosa. Il ricordo di sua moglie non era identico, ma cera qualcosa nello sguardo. O forse nel modo in cui si concentrava su quello che faceva. Massimo rimase in silenzio. Non era una situazione di cui potesse ridere e andare avanti.
Per la prima volta da tanto tempo, qualcosa gli scosse il petto. Non era amore né desiderio, era curiosità, una sorta di disagio mescolato a intrigo. Il resto della serata proseguì, ma lui non era più lo stesso. Ogni volta che si voltava verso quellangolo, la vedeva lì, a fare il suo lavoro senza guardare nessuno. Mentre le modelle posavano e le mogli degli imprenditori parlavano dei loro viaggi, lei continuava a pulire senza che nessuno la notasse. Nessuno, tranne un bambino di 6 anni e un uomo che aveva sepolto sua moglie due anni prima.
Più tardi, quando levento finì, Massimo non poté fare a meno di chiedere di lei. Non voleva sembrare strano né creare problemi, così parlò con il suo assistente di fiducia, Luca, un tipo discreto che sapeva quando fare domande e quando no. Gli chiese di scoprire chi fosse, come si chiamasse e se lavorasse sempre in quel posto. Luca alzò un sopracciglio, ma non disse nulla. Annuì e andò a investigare. Quella sera, sulla via di casa, Alessandro si addormentò in macchina. Massimo lo prese in braccio e lo portò a letto.
Poi rimase a fissare una vecchia foto in salotto. Sua moglie, Elena, che sorrideva con Alessandro in bracio. Era passato un sacco di tempo dallultima volta che laveva vista. A volte sognava lei, a volte evitava di farlo, ma quella notte non poté fare a meno di ricordare i suoi occhi. Il giorno dopo, Luca tornò con i dati. La ragazza si chiamava Sofia Bianchi. Aveva 29 anni. Viveva in una zona popolare a est della città e lavorava in due posti diversi.
La sera lavorava nei saloni degli eventi e la mattina in un ufficio di pulizie. Lo faceva per mantenere sua madre, malata da un paio danni. Massimo rimase a pensare a lungo. Non disse altro, chiese solo di avere i contatti del salone dove lavorava. Luca alzò di nuovo il sopracciglio, ma non fece domande. Aveva già imparato che quando Massimo aveva qualcosa in testa, era meglio non chiedere.
Quella sera, mentre il resto del mondo si perdeva tra serie TV, cene costose o uscite del venerdì, Massimo rimase solo nel suo studio, a guardare dalla finestra con un bicchiere di whisky in mano, pensando a Sofia. Non in modo romantico, né con alcuna intenzione precisa. Solo pensando, chiedendosi perché, tra tante donne con vestiti scintillanti e sorrisi falsi, suo figlio avesse scelto proprio lei, lunica che non sembrava cercare attenzione. E la cosa più strana era che, per la prima volta da molto tempo, anche lui voleva saperne di più.
Massimo non era solito fare queste cose. Non era il tipo da ossessionarsi per qualcuno senza conoscerla. La sua vita, dalla morte di Elena, era stata fatta di lavoro, numeri, riunioni, cibo costoso e silenzio. Tanto silenzio. Ma da quella notte della serata di beneficenza, qualcosa gli era rimasto in testa. Non sapeva bene cosa: lo sguardo della ragazza, il modo in cui suo figlio laveva indicata senza esitare, o forse quanto lei assomigliasse a una persona che non cera più. Non lo sapeva, ma limmagine di quella donna chinata a pulire il pavimento lo seguiva come unombra.
Il lunedì successivo, mentre lautista lo portava a una riunione, Massimo era seduto sul sedile posteriore con lo sguardo perso. Luca, il suo assistente, lo osservò di nascosto. Sapeva esattamente a cosa stava pensando, perché il giorno prima, senza che Massimo glielo chiedesse di nuovo, aveva già cercato tutto il possibile su quella donna. Sofia Bianchi, nata a Quarto Oggiaro, figlia unica. Suo padre era mort

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