Mio figlio è stato il mio amico e il mio sostegno per tutta la vita, ma dopo il suo matrimonio, siamo diventati estranei.

Mio figlio è stato il mio amico e la mia roccia per tutta la vita, ma dopo il matrimonio, siamo diventati estranei.
Alessandro, il mio unico figlio, è sempre stato un ragazzo doroeducato, gentile, sempre pronto ad aiutare. È cresciuto così ed è rimasto lo stesso da adulto. Fino a quando non si è sposato, eravamo inseparabili: ci vedevamo spesso, parlavamo per ore di tutto e di niente, condividevamo gioie e dolori, ci sostenevamo a vicenda. Certo, con moderazionenon mi intromettevo più del necessario. Ma tutto è crollato quando lei è entrata nella sua vitaGianna.

Per il loro matrimonio, i genitori di Alessandro hanno regalato alla coppia un monolocale nel cuore di Milano, appena ristrutturato. È diventato la loro proprietà, il loro nido damore. Non sono mai stata invitata, ma mio figlio mi ha mostrato le foto: pareti chiare, mobili nuovi, unatmosfera accogliente. Dopo la morte di mio marito, non avevo un soldo da parte, e ho deciso di regalare ai giovani quasi tutti i miei gioiellicollane doro, anelli, orecchini accumulati negli anni. Ho detto a Gianna: «Se vuoi farli fondere, non ho obiezioni». Volevo aiutarli, sostenerli allinizio della loro vita insieme.

Ma Gianna Ha subito mostrato il suo vero carattere. Una donna tagliente come un rasoio. Ho notato come frugasse nelle buste di denaro dei regali di nozzequella curiosità morbosa mi ha allarmata. Da un lato, poteva essere una brava moglie, attenta alle finanze. Dallaltro, però, bisognava stare in guardia. Le donne di oggi spesso vedono il marito come un bancomat, spendono i suoi soldi come fossero i loro, poi divorziano, si prendono la metà e cercano una nuova vittima. Non auguro questo destino a mio figlio, ma il timore mi divora dentro.

Sei mesi dopo il matrimonio, Gianna ha annunciato che non voleva figli. «Non ora», diceva, «in questo monolocale è impossibile». Alzava le spalle: «Che possiamo fare? Non voglio chiedere un mutuo, e chissà quando avremo i soldi per un appartamento più grande. Alessandro non è ancora un grande dirigente». Parlava come se stesse ragionando, ma nella sua voce sentivo il calcolo. Io invece vivo nella casa che mio marito aveva iniziato a costruire. È incompiuta, con i muri pieni di crepe. Dinverno, il freddo entra a fiottila mia pensione non basta per riscaldarla tutta. E Gianna ha detto: «Vendi la casa, comprati un bilocale, e dai a noi il resto per un nuovo appartamento. Allora penseremo ai bambini».

Capite che significa? Vuole che io, anziana e debole, mi ritiri in un buco mentre loro si prendono il meglio. E poi, chissà, magari mi butterebbero anche fuori per spedirmi in una casa di riposo. Allinizio ho pensato di accettarese almeno mi avessero aiutata una volta al mese. Ma ora? Mai e poi mai! Con una come Gianna, bisogna stare attentiè capace di qualunque colpo basso.

Dopo quella conversazione, Alessandro è venuto a trovarmi qualche volta. Ha insinuato che la sua idea non fosse poi così male: «Perché ti serve una casa grande? Saresti più comoda in un appartamento, con meno spese». Sono rimasta ferma: «Milano si espande, tra cinque o dieci anni queste case varranno il doppio. Vendere ora sarebbe da sciocchi». Un giorno ho proposto: scambiamoci. Loro venissero a vivere qui, e io nel loro monolocale. Dopotutto, è la stessa cosa, no? Ma Gianna ha rifiutato. Non le piaceva che la casa avesse bisogno di lavori mentre io vivrei senza pensieri nellappartamento regalato. Lei vuole il comfort, anche se la mia offerta era più vantaggiosa. È fatta cosìe non cè verso di cambiarla.

Poi mi sono ammalata. Gravemente. A letto senza forzefebbre alta, tosse, mal di testa lancinante. Ho chiamato Alessandro, supplicandolo di venire, di portarmi medicine e spesa. Sapevo che i giovani sono impegnati, ma non avevo neanche la forza di bollire lacqua. Una volta, non avrei mai dubitato che sarebbe accorso subito. E ora? È arrivato solo il giorno dopo. Ha preparato una bustina di «Tachifludec», lasciato sul tavolo una scatola di aspirine scaduta, ha fatto spallucce e se nè andato. Per fortuna, unamica mi ha salvataportandomi minestre, medicine, tutto il necessario. E se non ci fosse stata lei? Cosa sarebbe successo?

Mio figlio è stata la mia luce, il mio sostegno per tutta la vita. Mi fidavo senza riserveera più di un figlio, era un amico, parte di me. Ma il matrimonio ha cancellato tutto. Siamo diventati estranei, e io non posso cambiarlo. Lui è il mio unico figlio, il mio amore, la mia fierezza, ma ora vedo: il suo cuore non è più con me. Ha scelto lei. Gianna si è messa tra noi come un muro, e io sono rimasta dallaltra partesola, abbandonata, inutile. La ragione dice: è finita. Deve sceglieresua madre o sua moglie. E la scelta è chiara come il sole. Ma il mio cuore spera ancora che si ricordi di me, che torni. Eppure, ogni giorno, quella speranza si scioglie come neve al sole.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

nineteen − six =

Mio figlio è stato il mio amico e il mio sostegno per tutta la vita, ma dopo il suo matrimonio, siamo diventati estranei.