Mio figlio è stato il mio migliore amico e il mio sostegno per tutta la vita, ma dopo il suo matrimonio, siamo diventati estranei.

Mio figlio è stato il mio amico e il mio sostegno per tutta la vita, ma dopo il suo matrimonio, siamo diventati estranei.

Mio figlio è sempre stato il mio pilastro. Ma dopo le nozze, tutto è cambiato.

Non avrei mai creduto che mio figlio potesse trasformarsi così sotto linfluenza di qualcun altro. Il mio unico figlio, Matteo, è sempre stato un ragazzo doroeducato, gentile, sempre pronto ad aiutare. È cresciuto così ed è rimasto lo stesso da adulto. Fino al matrimonio, eravamo inseparabili: ci vedevamo spesso, parlavamo per ore di tutto e di niente, condividevamo gioie e dolori, ci sostenevamo a vicenda. Senza esagerare, ovviamentenon mi intromettevo oltre il necessario. Ma tutto è crollato quando lei è entrata nella sua vitaGinevra.

Per il matrimonio, Ginevra e Matteo hanno ricevuto in regalo dai suoi genitori un bilocale nel cuore di Milano, appena ristrutturato. È diventato la loro proprietà, il loro nido accogliente. Non sono mai stata invitata a casa loro, ma Matteo mi ha mostrato le foto sul telefono: pareti chiare, mobili nuovi, unatmosfera calda. Dopo la morte di mio marito, non avevo un soldo da parte, così ho deciso di regalare ai giovani quasi tutti i miei gioiellicollane doro, anelli, orecchini accumulati negli anni. Ho detto a Ginevra: «Se vuoi fonderli, non ho obiezioni». Volevo aiutarli, sostenerli allinizio della loro vita insieme.

Ma Ginevra Ha subito mostrato il suo vero carattere. Una donna decisatagliente come una lama. Ho osservato come frugasse tra le buste di nozze piene di eurola sua curiosità nel contare i soldi mi ha turbata. Da un lato, questo tratto poteva farne una brava moglie, dallaltrobisognava stare in guardia. Le donne oggi spesso vedono il marito come un portafoglio, spendono i suoi soldi come fossero i loro, poi divorziano, prendono metà dei beni e cercano una nuova preda. Non auguro un destino simile a Matteo, ma lansia mi rode dentro.

Sei mesi dopo le nozze, Ginevra ha annunciato di non volere figli per il momento. «Non ora», diceva, in quel piccolo appartamento, sarebbe stato impossibile. Alzava le spalle: «Che possiamo fare? Non voglio chiedere un mutuo, e chissà quando avremo i soldi per una casa più grande. Matteo non è ancora diventato un grande manager». Parlava a voce alta, ma sentivo il calcolo nelle sue parole. Io, intanto, vivo nella casa che il mio defunto marito aveva iniziato a costruire. È incompiuta, con i muri ancora da rifinire. Dinverno, il freddo è pungentela mia pensione non basta a riscaldarla tutta. E allora, Ginevra ha lanciato: «Vendi la casa, comprati un monolocale, e dai a noi il resto per un nuovo appartamento. Allora penseremo ai figli».

Capite cosa significa? Vuole che io, anziana e fragile, mi ritiri in un buco mentre loro prendono il meglio. E poi, chissà, magari mi convincerebbero a cedere anche quello per finire in una casa di riposo. Allinizio ho pensato di accettarese almeno mi avessero aiutata economicamente una volta al mese. Ma ora? Mai e poi mai! Con una come Ginevra, bisogna stare attentida lei ci si può aspettare di tutto.

Dopo quella conversazione, Matteo è venuto a trovarmi un paio di volte. Ha insinuato con delicatezza che lidea di Ginevra non fosse così male: «Perché ti serve una casa grande? Sarebbe più facile in un appartamento, con meno spese». Sono rimasta ferma: «La città si sta espandendo, tra 5 o 10 anni le case varranno di più. Il mio terreno non è più in periferia, vendere ora sarebbe da sciocchi». Un giorno ho proposto uno scambio: loro sarebbero venuti a vivere nella mia casa, e io nel loro bilocale. Dopotutto, è la stessa cosa, no? Ma Ginevra ha rifiutato. Non le piaceva che la casa avesse bisogno di lavori, di investimenti, mentre io avrei vissuto senza pensieri nel loro appartamento già pronto. Lei vuole comodità, anche se la mia proposta era più vantaggiosa. È fatta cosìe non cè nulla da fare.

Poi mi sono ammalata. Gravemente, fino al midollo. A letto, incapace di alzarmifebbre, tosse, mal di testa lancinante. Ho chiamato Matteo, supplicandolo di venire, di portarmi della spesa e delle medicine. Sapevo che i giovani sono sempre occupati, ma non avevo neanche la forza per bollire lacqua. Un tempo, non avrei mai immaginato che avrebbe lasciato tutto per accorrere. E adesso? È arrivato solo il giorno dopo. Mi ha preparato una bustina di tachipirina, ha lasciato sul tavolo una scatola di aspirina senza confezione, probabilmente scaduta, ha scrollato le spalle e se nè andato. Per fortuna, unamica mi ha salvataportandomi minestra, medicine, tutto il necessario. E se non ci fosse stata lei? Cosa sarebbe stato di me?

Mio figlio è stata la mia luce, il mio sostegno per tutta la vita. Mi fidavo ciecamente di luiera più di un figlio, un amico, una parte di me. Ma il matrimonio ha cancellato tutto. Siamo diventati estranei, e io non posso farci nulla. Lui è il mio unico figlio, il mio amore, la mia fiertà, ma ora vedo chiaro: il suo cuore non è più con me. Ha scelto lei. Ginevra si è messa tra noi come un muro, e io sono rimasta dallaltra partesola, abbandonata, inutile. La ragione mi dice che il legame si è spezzato. È tempo per lui di sceglieresua madre o sua moglie. E la scelta è chiara come il sole. Ma il mio cuore spera ancora che si ricordi di ciò che sono stata per lui, che torni indietro. Eppure, ogni giorno, questa speranza si scioglie come neve al sole.

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Mio figlio è stato il mio migliore amico e il mio sostegno per tutta la vita, ma dopo il suo matrimonio, siamo diventati estranei.