Mio figlio e sua moglie vogliono vendere la nostra casa estiva, spezzandomi il cuore.

Mio figlio e sua moglie hanno deciso di vendere la casa di campagna che ho regalato loro, spezzandomi il cuore.

Quando mio figlio Matteo ha annunciato che si sarebbe sposato, il mio cuore si è riempito di gioia. Sono rimasta vedova tre anni fa, e la solitudine è diventata un peso difficile da sopportare. Vivendo in un piccolo paese nella campagna toscana, sognavo di legare con mia nuora, di aiutare a crescere i nipoti, di sentire di nuovo il calore della famiglia. Ma nulla è andato come speravo, e ora la decisione di vendere la casa di campagna che ho regalato loro è stata l’ultima goccia, quella che mi ha strappato il cuore.

Con mia nuora, Beatrice, non è mai stato facile. Ho cercato di non interferire nella loro vita, anche se molti dei suoi comportamenti mi ferivano. Il loro appartamento era sempre pieno di polvere – Beatrice raramente si occupava delle pulizie. Tacevo, per paura di creare conflitti, ma dentro di me soffrivo per mio figlio. Quello che mi addolorava di più era che Beatrice quasi non cucinava. Matteo mangiava cibi pronti o costose cene al ristorante. Vedevo mio figlio sostenere la famiglia con il suo stipendio, mentre Beatrice spendeva il suo modesto guadagno in centri benessere e abiti nuovi. Ma ho tenuto la lingua a freno, per non litigare.

Per sostenere Matteo, ho iniziato a invitarlo da me dopo il lavoro. Preparavo piatti casalinghi – minestrone, polpette, crostate – sperando che sentisse il calore di casa. Una volta, prima del compleanno di Beatrice, ho offerto di aiutare con la cena. «Non serve», ha tagliato corto. «Abbiamo prenotato al ristorante. Non voglio passare la serata ai fornelli, stanca come un cencio.» Le sue parole mi hanno trafitto. «Ai miei tempi facevo tutto da sola», ho risposto. «E i ristoranti costano troppo!» Beatrice è arrossita: «Non conti i nostri soldi! Non ti abbiamo mai chiesto un euro, ci mantieniamo da soli!» Ho cozzato i denti, ma la sua arroganza mi ha ferita.

Sono passati anni. Beatrice ha dato alla luce due bambini – i miei adorati nipotini, Sofia e Alessandro. Ma il loro modo di crescerli mi angosciava. Erano viziati, non gli si negava nulla. Si addormentavano a notte fonda, attaccati a telefoni e tablet, senza sapere cos’è l’ordine. Avevo paura di dire una sola parola – non volevo allontanarli. Il silenzio era la mia armatura, ma mi consumava l’anima.

Poi, qualche giorno fa, Matteo mi ha sconvolta con una notizia dalla quale non riesco ancora a riprendermi. Lui e Beatrice hanno deciso di vendere la casa di campagna che ho regalato loro un anno fa. Quella casetta, nascosta tra i cipressi e gli ulivi vicino al fiume, era il cuore della nostra famiglia. Il mio defunto marito, Luca, adorava quel posto. Passavamo ogni estate lì, coltivando pomodori, curando il giardino dove fiorivano rose e glicini. Dopo la sua morte, ci sono tornata ancora per qualche anno, ma non avevo più la forza di lavorare la terra. A malincuore, l’ho donata a Matteo, convinta che avrebbero passato lì le vacanze con i bambini, respirando aria pulita, nuotando nel fiume.

Ma a Beatrice non piaceva. «Il bagno è fuori, l’acqua va presa dal pozzo – questa non è vacanza», ha detto. «Meglio andare al mare!» Matteo l’ha appoggiata: «Mamma, che relax è? Non fa per noi. Vendiamo e andiamo in Grecia.» Mi è mancato il respiro dal dolore. «E i ricordi di papà?» ho balbettato. «Pensavo ci sareste andati tutti insieme!» Ma mio figlio ha solo scrollato le spalle: «Non ci piace. Non è la nostra idea di divertimento.»

Il mio cuore si è spezzato. Quella casa non è solo un pezzo di terra, sono i ricordi dei nostri giorni felici, delle risate di Luca, dei suoi sogni che i nipoti l’amassero come lui. E ora la venderanno come un oggetto inutile, solo per qualche giorno in spiaggia. Mi sento tradita – non solo da mio figlio, ma dalla mia stessa ingenuità. Per anni ho taciuto per mantenere la pace, ma ora capisco: il mio silenzio gli ha permesso di dimenticare ciò che conta davvero. E questo dolore, temo, non passerà mai.

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