Mio marito è diventato così presuntuoso da credere di potermi imporre le sue condizioni.

Mio marito è diventato così pieno di sé da credere di potermi imporre le sue condizioni.

Lui, Matteo, si è trasformato nel centro delluniverso, convinto di poter dettare legge. E non una qualsiasi: regole che mi gelano il sangue. Ha minacciato il divorzio se non avessi smesso di vedere mia figlia, Beatrice, nata dal mio primo matrimonio. Seriamente? È mia figlia, la mia carne, la mia vita. E lui crede di poterla cancellare dal mio cuore con delle minacce? Faccio fatica a credere che luomo con cui ho condiviso tanti anni sia sprofondato così in basso.

Tutto è iniziato qualche mese fa. Matteo ha sempre avuto un carattere forte, ma lo consideravo un pregio, non un difetto. È sicuro di sé, determinato, abituato a fare come vuole lui. Quando ci siamo sposati, pensavo di aver trovato un compagno solido, che mi avrebbe sostenuta e accettato la mia famiglia. Beatrice era ancora piccola, aveva appena cinque anni. Lo aveva adottato subito, chiamandolo «Papà Matteo». Ero felice di vederli così uniti. Ma col tempo, qualcosa è cambiato.

Si è allontanato da lei. Allinizio erano piccole cose: non le chiedeva più comera andata la giornata a scuola, non giocava più con lei come prima. Lo attribuivo alla stanchezzail suo lavoro era impegnativo, spesso tornava tardi. Poi, si è infastidito ogni volta che parlavo di Beatrice. «Le dedichi troppo tempo», ha sbottato una sera a tavola. Sono rimasta senza parole. Beatrice è mia figlia, come potrei non occuparmi di lei? Vive con mia madre, Rosa, in un paese vicino, e la vedo solo nei fine settimana. Quei momenti sono la mia boccata daria, il mio modo di rimanere sua madre nonostante la distanza.

Poi sono arrivate le ultime parole. Un mese fa, Matteo si è seduto di fronte a me in cucina, a braccia conserte, e mi ha detto, impassibile: «Non voglio più che tu vada da Beatrice ogni weekend. Disturba la nostra famiglia.» Ho pensato di aver sentito male. Quale famiglia? Non abbiamo figli insieme, e Beatrice fa parte della mia vita. Ho cercato di spiegargli che non potevo abbandonare mia figlia, che aveva già sofferto per il divorzio, che aveva bisogno di me. Ma ha scrollato le spalle: «È abbastanza grande per cavarsela. Se continui, chiamo lavvocato.»

Sono rimasta sconvolta. Divorziare? Perché voglio essere una madre per mia figlia? Era così assurdo che non sapevo come reagire. In quel momento, ho capito che chi credevo un sostegno non mi vedeva come sua moglie, ma come una persona sottomessa alle sue regole. Non voleva solo limitare il mio legame con Beatricevoleva controllare la mia vita.

Altri ricordi mi sono tornati in mente. Le critiche verso mia madre, Rosa, che accusava di «viziare troppo» Beatrice. Le smorfie quando le compravo regali o pagavo le sue attività. E quella volta in cui ha detto che «il passato deve restare nel passato», alludendo al mio primo matrimonio e a mia figlia. Avevo ignorato quei segnali, ma ora tutto aveva un senso. Non tollerava la presenza di Beatricevoleva cancellarla.

Non so cosa fare. Una parte di me vorrebbe andarmene immediatamente. Non posso vivere con un uomo che mi fa condizioni del genere. Ma unaltra parte ha paura. Siamo insieme da sette anni, abbiamo una casa, dei progetti. Ho investito tanto in questa relazione. E come spiegare a Beatrice che sua madre è di nuovo sola? Chiede già perché «Papà Matteo» non viene più. Come dirle che lui vuole che la dimentichi?

Mia madre, Rosa, mi dice di proteggere mia figlia, anche al prezzo del mio matrimonio. «Non te lo perdonerai mai se scegli lui piuttosto che lei», mi ha detto al telefono. Ha ragione. Beatrice non è solo il mio passatoè il mio cuore, la mia responsabilità. Ricordo quando lho tenuta tra le braccia appena nata, il suo primo sorriso, i suoi primi passi. Non posso tradirla per un uomo che la considera un problema.

Eppure Matteo non cede. Laltro giorno ha riportato la questione, più duro che mai: «Scegli: io o tua figlia. Non vivrò con una donna che torna continuamente al suo passato.» Non ho risposto, sapendo che qualsiasi parola lavrebbe infiammato ancora di più. Ma in fondo, avevo già preso la mia decisione. Non smetterò mai di vedere Beatrice. Mai. Anche se mi costerà il matrimonio.

Ora sto pensando al da farsi. Forse consultare un avvocato per capire le implicazioni del divorzio. Trovare un lavoro migliore per essere indipendente. Ho già iniziato a cercare un appartamento vicino a Beatrice. Fa paura, ma è anche pieno di speranza. Voglio che sappia che ci sarò sempre, qualunque cosa accada.

Matteo crede forse che le sue minacce mi faranno cedere. Si sbaglia. Non mi piegherò a regole che mi costringono a rinunciare allessenziale. Sceglierò Beatrice. E se dovessi ricominciare da zero, lo farò. Per lei. Per noi.

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