Mio marito ha rinunciato a una vacanza al mare per risparmiare, ma poi ho scoperto una foto di sua madre in un resort!

Ginevra, che ne dici di andare al mare? Hai visto i prezzi? Avevamo promesso di stringere la cintura questanno. Cè il tetto della casa di campagna da sistemare, lauto ha bisogno del tagliando, e con leconomia così Ogni centesimo conta, e tu mare, mare Lorenzo scaraventò il calcolatore sul tavolo della cucina, si accarezzò il naso e, con tutta la sua aria sfinita, mostrò quanto fosse stufo delle spese della moglie.

Ginevra rimaneva alla finestra, fissando lasfalto rovente del cortile, dove il caldo di luglio trasformava laria in un vero e proprio miraggio. Il suo desiderio più profondo era sentire la brezza salata, il fruscio delle onde, sdraiarsi per una settimana senza pensare al bilancio annuale, alle zuppe di legumi e allinfinita parsimonia.

Lorenzo, sono tre anni che non andiamo da nessuna parte rispose piano, senza voltarsi. Sono stanca. Le mie ferie stanno per svanire. Avevamo messo da parte dei soldi, una piccola somma per due, se teniamo conto della modestia. Non per un hotel a cinque stelle, solo una casetta di campagna.

Modesto non è più unopzione ribatté, versandosi un tè ormai tiepido. I biglietti sono più cari, il cibo è quasi doro. Se partiamo, spendiamo tutto e poi cosa? Dovremo succhiare il ghiaccio dinverno? No, Ginevra. Questanno le vacanze le passiamo a casa. Andiamo alla nostra cascina, cè un ruscello e laria è fresca. È quasi una spa, no? E aiutiamo la mamma, ha iniziato a coltivare i cetrioli, serve una mano a chiuderli.

Ginevra sospirò. Litigare con Lorenzo quando si trasformava nel capo famiglia razionale era inutile. Sapeva che aveva sempre il talento di ribaltare la situazione, facendo sentire lei la spendacciona egoista che pensava solo al proprio piacere, mentre lui, poveretto, portava sulle spalle il peso della responsabilità familiare.

Va bene cedette, sentendo unamara delusione crescere dentro di sé. La cascina è la cascina. Però non aspettarti che io rimanga ai fornelli dal mattino alla sera. Ho bisogno di riposare.

Brava, allora la voce di Lorenzo si addolcì subito. E i soldi rimarranno intatti. Dobbiamo ancora rinnovare lassicurazione.

Le due settimane successive trascorsero nella soffocante calura della città. Ginevra andava al lavoro sognando il condizionatore, che Lorenzo considerava un lusso superfluo (Apri le finestre e avrai il fresco, perché spendere energia?), e contava i giorni fino alla vacanza. Lidea di passare due settimane nella cascina della suocera, Teresa, non la entusiasmava, ma era meglio di restare chiusa in un appartamento di cemento.

A tre giorni dal viaggio, però, tutto cambiò. La sera, mentre Ginevra friggeva delle polpette cercando di non pensare al forno che sembrava una fornace, il telefono di Lorenzo squillò. Rispose e, in un attimo, il suo volto passò da rilassato a preoccupato.

Sì, mamma Che succede? È davvero così grave? La pressione? I medici? Capisco Certo, mamma, troveremo i soldi. Non ti preoccupare, la salute è la cosa più importante.

Chiuse la chiamata e guardò Ginevra con unespressione quasi tragica.

Ginevra, è una brutta notizia. La mamma ha avuto un attacco di pressione, il cuore le batte a raffica, le gambe le girano. Il medico ha detto che serve un trattamento urgente, non solo pillole, ma riposo e terapia.

Deve andare in ospedale? chiese Ginevra, spegnendo il fuoco.

Peggio. Le hanno consigliato una struttura termale specializzata, un centro cardiologico nella zona di campagna, dove il clima è mite. Se non lo fa subito, rischia un ictus. Tu sai, è lunica che ho, papà è morto da tempo. Se le succede qualcosa, non me lo perdonerò.

Lui iniziò a girare nervosamente per la cucina.

Quindi la cascina va dimenticata. Dobbiamo mandare la mamma al centro. Ho controllato i prezzi in primavera, quando i primi sintomi erano comparsi: non è a buon mercato. Il pacchetto, il viaggio, le terapie tutto a carico nostro.

Ginevra sentì una nota di allarme.

Quanto costa?

Beh Lorenzo balbettò. Quasi tutto quello che avevamo messo da parte. E un po di più dallo stipendio di questo mese. Ma è la mamma, Ginevra! La salute non ha prezzo. Noi giovani possiamo farcela, a lei serve subito.

Tutto quello che avevamo per le vacanze e per le riparazioni? ribatté lei, mentre il risentimento le si faceva nodo in gola. Sono centocinquanta euro. Un centro termale così può costare così tanto per due settimane?

Un buon centro! sbottò Lorenzo. Con pensione completa e terapia! Ti dispiace spendere i soldi per una vecchia malata? Non mi aspettavo così poca empatia da parte tua. È una questione di vita o di morte, non di spiccioli!

Ginevra strinse le labbra. Le accuse di freddo di cuore erano il suo colpo di grazia preferito. Non poteva dire no. Rifiutare il trattamento alla madre sarebbe stato crudele.

Non mi dispiace disse a bassa voce. Va bene, la mando. La salute prima di tutto.

Lui la abbracciò, le diede un bacio sulla fronte.

Grazie, amore. Sapevo che avresti capito. Domani vado da lei, porto i soldi, la aiuto a prepararsi. La porto alla stazione, la metto sul treno. Le hanno consigliato una struttura vicino a Terni, dicono che laria è curativa.

Il giorno dopo Lorenzo svuotò il loro nascondiglio. Ginevra osservò con tristezza la busta spessa che si infilava nella sua borsa. Lei rimaneva in città, sola, in vacanza. Senza mare, senza cascina e senza nemmeno una lira extra per un caffè al bar.

Lorenzo tornò tardi, stanco ma soddisfatto del dovere compiuto.

È andata sospirò, crollando sul divano. Mamma era resistente, piangeva, non voleva i soldi. Diceva: Che fate voi, bambini, senza una vacanza?. Alla fine ho convinto. Ha detto che il viaggio è stato una necessità.

Ha chiamato quando è arrivata? chiese Ginevra.

La linea è scarsa rispose Lorenzo in fretta. È una struttura in mezzo al bosco, silenzio. Ha detto che spegnerà il cellulare per non stressare il cuore. Solo qualche chiamata dal reparto, se ci riesce.

Iniziò il vacanze di Ginevra: pulizie di casa, ordine generale, per tenere occupate mani e mente. Il caldo non accennava a diminuire, la città sembrava sciogliersi. Lorenzo andava al lavoro, la sera tornava e raccontava quanto fosse dura la situazione, quanto fosse preoccupato per la madre.

Ha chiamato? chiedeva Ginevra ogni sera.

Sì, annuì Lorenzo. La voce è più viva, segue le terapie. Le danno una dieta, è noiosa ma laria è buona, i pini, il silenzio. Proprio quello che il dottore ha ordinato.

Ginevra trovò un po di sollievo. Almeno cera un senso di utilità nel sacrificio.

Una settimana dopo, sul balcone con il portatile in mano, scorreva le notizie sui social. Raramente ci entrava, ma la noia la spinse a vedere come fossero gli amici. Foto di spiagge, cocktail, corpi abbronzati. Tutti al mare, tranne me pensò, amareggiata.

Improvvisamente il feed le propose una foto: una donna in grande cappello di paglia e occhiali da sole enormi. Un lampo di riconoscimento la colpì: quel taglio di capelli, quel rossetto fucsia, le facevano già pensare a qualcuno.

Il profilo si chiamava Ludovica Splendida. Ginevra fissò il nome, confusa, e cliccò.

Era una pagina aperta dalla cugina della suocera, la zia Lidia, amica di lunga data di Teresa. Le ultime foto erano state scattate tre ore prima a Lido di Rimini.

Ginevra aprì la foto: una piscina azzurra, palme, due donne sedute a un tavolino con cocktail colorati e enormi gamberi.

Una delle donne era Ludovica. Laltra

Ingrandì limmagine. Il cuore le balzò in gola.

Era Teresa, la suocera, in costume leopardato e pareo trasparente, che rideva a crepapelle. Al collo una catena doro con un pendente massiccio, quello che Ginevra e Lorenzo le avevano regalato per il suo cinquantesimo compleanno lanno scorso.

La mamma malata, che dovrebbe essere in una tranquilla struttura di campagna, era lì a festeggiare sul mare.

Ginevra scorse altre foto: Sulla gonfiabile! Sensazione fantastica! Teresa in piedi su un gonfiabile rosa in mezzo al mare. Passeggiata serale, musica dal vivo, spiedini e un bicchiere di vino la suocera in abito elegante che ballava con un uomo sconosciuto. Ci siamo sistemati! Camera con vista mare, grazie ai nostri adorati figli! la didascalia.

Grazie ai nostri adorati figli. I figli di cui parlava erano Lorenzo e Ginevra, ma solo Lorenzo era al corrente.

Ginevra rimase immobile per cinque minuti, rielaborando limmagine. Le frasi di Lorenzo Nessun denaro, Sei una spendacciona, La mamma è in pericolo, La connessione è scarsa rimbalzavano nella sua testa.

Si sentì una sciocca, ingenua, una vera babbuccia.

Prese screenshot di tutto, li salvò in una cartella, poi si alzò, andò in cucina e riempì un bicchiere dacqua. Il bicchiere tintinnò contro i denti. La rabbia fredda e calcolata cominciò a sostituire il dolore.

Lorenzo doveva tornare entro unora. Ginevra decise di non scatenare una scenata a porte chiuse. Preparò la cena, mise la tavola, e quando la chiave girò nella serratura lo accolse con un sorriso.

Ciao, tesoro. Come è andata la giornata? chiese Lorenzo, svestendosi e lamentandosi del caldo che lo cuoceva. Lufficio ha rotto il condizionatore, quasi bruciati. Cè qualcosa da mangiare?

Certo, ho già messo tutto in tavola.

Mentre mangiavano, Lorenzo divorava una zuppa di legumi raccontando i problemi con i fornitori. Ginevra annuiva, aggiungendo spezie.

E la mamma? Hai sentito qualcosa oggi? chiese, fissandolo.

Lorenzo si bloccò un attimo, poi riprese a masticare.

Ha chiamato stamattina, solo per un minuto. La connessione è terribile, taglia sempre. Dice che le terapie sono dure, è stanca. Il dottore le ha prescritto riposo a letto, legge libri. Le manca la famiglia.

Poverina mormorò Ginevra, stringendo il tovagliolo fino a farlo bianco. Quindi è in letto, in mezzo al bosco. Che tempo fa là? Piove? È sempre freddo?

Sì, è nuvoloso, fresco. Non può stare al caldo, la pressione. Quindi è perfetto per lei.

Capisco. Sai, Lorenzo, mi è venuta unidea Che ne dici di andare a trovarla questo weekend? Portare qualche cosa di casa, fare la spesa? Ci vuole solo un paio dore in macchina, tipo cinque.

Lorenzo sputò un sorso dacqua, il viso divenne rosso.

Ma sei impazzita, Ginevra? Non si entra in quel centro! È chiuso al pubblico, è quasi una zona militare. Cè una quarantena, o almeno delle regole severe. E se la disturbi? Il suo riposo ne risentirebbe. Il medico ha proibito visite.

Che medico severo scrollò le spalle Ginevra. Va bene, peccato. Avrei voluto prepararle una torta.

Si alzò verso il tavolino dove era il portatile.

A proposito, Lorenzo, guarda qui. Ho trovato un centro termale con recensioni eccellenti. Magari ci andiamo lanno prossimo? Dai, dai unocchiata.

Lorenzo, soddisfatto per la cena e per aver respinto lidea di una visita, si avvicinò.

Che stai guardando? Un altro sogno?

Ginevra aprì la cartella dei screenshot e mostrò una foto di una piscina lussureggiante, palme, una vista che, a suo parere, sembrava la stessa della foto di Teresa a Rimini.

Lui fissò lo schermo. Allinizio sembrava confuso, poi i suoi occhi si spalancarono. Riconobbe il costume, il cappello, la stessa madre con un bicchiere di Pina Colada che salutava il fotografo.

Il silenzio nella stanza divenne denso, come il ronzio del frigorifero. Si sentì il respiro affannoso di Lorenzo.

Cosè questo? balbettò, la voce simile a quella di un gallo.

È è una terapia, credo rispose Ginevra, passando alla foto successiva, dove Teresa sedeva su una banana gonfiabile. Una sorta di idromassaggio in mare aperto. Ottimo per la pressione e le articolazioni. E qui scattò la foto di una festa con balli è riposo in letto, cioè serata danzante. Il tutto è molto restrittivo.

Lorenzo si ritrasse dallo schermo come se il fuoco fosse caldo.

Ginevra, ti prego, spiegami disse, ma il suo tono tradiva panico.

Spiegami, davvero? increspò le labbra Ginevra. Ti ascolto con attenzione. Racconta come è possibile che noi, qui nella città afosa, a mangiare pasta, a risparmiare sulla carta igienica, la tua mamma morente si stia godendo le vacanze a Rimini usando i soldi del nostro viaggio?

Con gli occhi che correvano veloci, Lorenzo tentò di difendersi.

È vero è vero che la mamma è malata! Il dottore ha detto che il mare è curativo! Lo iodio ma sapevo che avresti protestato! Tu sei sempre su risparmio, ci servono i soldi. Ma la sua vita è a rischio, Ginevra! Quando vedrà lacqua, respirerà

Io protesto sul risparmio? si alzò lentamente, il suo tono divenne glaciale. Lorenzo, hai sentito? SEI stato TU a vietarmi di comprare il viaggio. Hai detto che non cè denaro. Hai fatto sentire colpevole il mio desiderio di riposare. E intanto hai comprato un biglietto per tua madre? Per centocinquanta euro, vero?

Non per cento cinquanta! gridò, cercando di cambiare approccio. Era una buona offerta! È più economica! E sono i miei soldi anche! Lavoro, ho diritto ad aiutare la mamma!

I tuoi soldi? E chi paga il mutuo? Io. Chi compra il cibo? Io. Il tuo stipendio va alla tua macchina, ai tuoi hobby e al salvadanaio che ora hai sfondato per la mamma. Eravamo una coppia, i soldi erano nostri. Li hai rubati.

Non rubati, presi! Mi ha cresciutaCon le lacrime asciutte sulla guancia, Ginevra le sferrò un ultimo sguardo gelido e, senza voltarsi, varcò la porta, lasciando Lorenzo a rimuginare sulla sua vita ormai spezzata.

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