Mio marito mi ha preparato un caffè con un retrogusto di mandorle amare. Ho scambiato le tazze con mia suocera. E 20 minuti dopo…

Luomo mi preparò un caffè con un sentore di mandorla amara. Scambiai la tazza con mia suocera. E venti minuti dopo

La mattina iniziò come sempre. Fuori dalla finestra lalba non era ancora spuntata, ma si sentiva già il sommesso brusio della città che si risvegliava dal sonno. Aprii gli occhi, mi stirai, osservai mio marito che dormiva accanto a meAlessandro. Era sdraiato sulla schiena, un braccio penzolante dal letto, il volto rilassato come quello di un bambino. In quei momenti cercavo di non pensare alle recenti liti, al suo strano distacco, al fatto che tornasse tardi dal lavoro dicendo che «andava tutto bene, solo molto da fare». Volevo credergli. Volevo che tutto fosse a posto.

«Buongiorno», sussurrai, sfiorandogli la spalla.

Si scosse, aprì gli occhi.

«Già?» borbottò, sbadigliando. «Ti sei svegliata presto.»

«Vorrei un caffè», sorrisi. «E magari fare colazione insieme?»

«Certo», annuì, alzandosi. «Lo preparo io.»

Sorrisi. Era un raro gesto di premura da parte sua. Ultimamente si occupava a malapena delle faccende domestiche, e avevo cominciato a credere che fosse semplicemente stanco. Ma oggi sembrava diverso. Troppo attento. Troppo premuroso.

Andai a farmi la doccia, e quando tornai, in cucina aleggiava già laroma del caffè appena fatto. Alessandro era in piedi accanto al tavolo, versando il liquido scuro nelle tazze. In unala mia preferita, di porcellana con fiori azzurrimise il caffè, mentre laltra, con una crepa sul manico (quella che usava sempre mia suocera), la lasciò vuota.

«Lho preparato in modo speciale per te», disse, passandomi la tazza. «Come ti piace: con un goccio di latte e cannella.»

«Grazie», sorrisi, ma in quel momento il mio naso colse un odore strano. Non di caffè. Qualcosa di pungente, chimico con un retrogusto di mandorla amara.

Aggrottai le sopracciglia.

«Che odore è questo? Viene dal caffè?»

Alessandro lanciò unocchiata rapida alla tazza.

«Non so. Forse è il caffè nuovo? O il latte andato a male?»

Annusai di nuovo. Mandorla amara. Quellodore lo conoscevo. Da bambina, la nonna mi aveva raccontato: se puzza di mandorla amara, è cianuro di potassio. Allora non ci avevo creduto, ma poi lavevo letto su un libro di chimica. Il cianuro ha un odore inconfondibile di mandorla amara. Ed è letale.

Il cuore mi batteva forte.

«Alessandro, sei sicuro di non aver sbagliato nulla?» chiesi, il più tranquilla possibile. «Sono allergica ad alcuni additivi. Magari prendo unaltra tazza?»

Esitò un attimo. Poi sorrise.

«Ma dai, è solo caffè. Bevi prima che si freddi.»

Annuii, ma in quel momento si sentirono passi nel corridoio. Mia suoceraMargherita De Lucauscì dalla sua stanza. Era una donna austera, con uno sguardo freddo e labitudine di notare tutto. Io e lei non andavamo mai daccordo. Pensava che io non fossi «allaltezza» di suo figlio, che fossi «troppo semplice», che «nella sua famiglia non ci fosse posto per donne come me».

«Buongiorno», disse asciutta, avvicinandosi al tavolo.

«Mamma, buongiorno», Alessandro la baciò sulla guancia. «Ho preparato il caffè. Ecco, la tua tazza.»

Le porse la tazza vuota con la crepa.

«Dovè il mio caffè?» domandò, corrugando la fronte.

«Adesso te lo verso», disse Alessandro, prendendo la caffettiera.

In quel momento, lei fece ciò che mi salvò la vita.

Si alzò di scatto, afferrò la mia tazza col caffè e disse:

«Tu aspetta.»

Mi guardò con odio.

Alessandro si irrigidì. I suoi occhi si spalancarono per un istante. Mi guardòe in quello sguardo vidi qualcosa di terribile. Non paura. Non irritazione. Ma delusione.

«Ma che fai, indugi?» sbottò mia suocera, iniziando a bere dalla mia tazza. «Versa il caffè, non stare lì come un allocco.»

Alessandro mi versò lentamente il caffè nella tazza vuota.

Mi sedetti. Il cuore mi martellava. Non riuscivo a staccare gli occhi dalla tazza davanti a mia suocera. Quella con lodore di mandorla amara.

«Troppo forte», borbottò lei. «Ma si può bere.»

Guardai Alessandro. Era seduto, con gli occhi bassi, rigirando una forchetta nel piatto di uova strapazzate. Non una parola. Non unocchiata. Non un sorriso.

Dieci minuti dopo, mia suocera improvvisamente sussultò.

«Qualcosa non va nello stomaco», mormorò. «Mi gira la testa.»

«Si sente male?» chiesi, cercando di non tradire il panico.

«Sì, un po», posò la tazza. «Mi sembra di soffocare.»

Si alzò, ma vacillò. Alessandro balzò in piedi.

«Mamma! Che succede?»

«Tu tu», lo fissò, gli occhi sbarrati. «Tu volevi me»

E cadde a terra.

Urlai. Alessandro le si avventò addosso, chiamò lambulanza, la scosse per le spalle. Io rimasi immobile, come paralizzata. Tutto accadde troppo in fretta. Ma una cosa la capii benissimo: voleva uccidere me. E lei lei era morta al mio posto.

Venti minuti dopo arrivò lambulanza. I medici entrarono di corsa, visitarono Margherita De Luca. Uno di loro annusò la tazza.

«Avvelenamento da cianuro di potassio», disse. «Concentrazione altissima. È in coma. Poche possibilità.»

Alessandro era pallido, tremante.

«Non so come sia successo Ho solo fatto il caffè»

«Dove lo tenete il caffè?» chiese il medico.

«Nella credenza ma è nuovo, lho comprato ieri»

«Mostratemi.»

Andammo in cucina. Il medico aprì la confezione. Annusò.

«Qui non cè cianuro. Quindi qualcuno lha messo nella tazza o nellacqua.»

La polizia arrivò mezzora dopo. Iniziarono gli interrogatori.

«Lei è lultimo che ha toccato la tazza», disse linvestigatore, fissando Alessandro. «E ha versato il caffè.»

«Non ho fatto nulla di male!» gridò. «Amo mia madre!»

«E sua moglie?» chiese linvestigatore, volgendo lo sguardo su di me.

Tacqui.

Poi, quando la polizia portò via Alessandro per interrogarlo, rimasi sola in casa. In cucina cera la tazza. Quella stessa. Mi avvicinai, la presi. Sul fondo cera una sottile patina biancastra. Non la lavai. La misi in un sacchetto e la nascosi nellarmadio.

Tre giorni dopo, mia suocera morì. I medici disseroincompatibile con la vita. Il cianuro aveva ucciso le cellule

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

six − 4 =

Mio marito mi ha preparato un caffè con un retrogusto di mandorle amare. Ho scambiato le tazze con mia suocera. E 20 minuti dopo…