Nasci per essere utile, non per essere bella

Diario, 15 maggio.
Ieri ho visto mia sorella Ginevra prendere finalmente una decisione che avrebbe dovuto prendere anni fa. Tutto è cominciato al Caffè Vergnano dove la sua amica Beatrice, esasperata, ha sbattuto la mano sul marmo gridando: “Ginevra, ma sei fuori? Alessandro ti usa come uno straccio!” mia sorella, intanto, mescolava il caffè con aria stanca: “Lui è impegnato, è imprenditore, ha appuntamenti continui”. Beatrice è diventata paonazza: “Hai trentasei anni! Basta fare l’aeroporto di riserva!”. Ginevra sussurrava: “Non sono bellissima, ma sono comoda. Facile, senza pretese”, mentre fissava Piazza Duomo.

Quando il telefono di Ginevra ha squillato – “Pronto, Sandro? Arrivo subito!” – gli occhi di Beatrice hanno espresso terrore. Più tardi, osservando mia sorella correre da Alessandro tra due riunioni, ho ricordato la sua storia: all’Università Bocconi tutti la chiamavano “sorella d’Italia” per quanto era disponibile, ma l’uomo che amava, il bel Matteo, preferì l’affasciala Aurora De Luca. Dopo la laurea, carriera brillante, casa a Sesto San Giovanni, auto nuova… ma il suo primo grande amore Andrea la lasciò per una praticante, Chiara, dicendo: “Con te è calmo, con lei è passione”. Ogni storia seguiva lo schema: uomini convalescenti, curati amorevolmente da Ginevra, poi fuggiti appena guariti verso fiamme più eccitanti.

Con Alessandro – imprenditore edile separato con figlia – pareva diverso. Li presentai io: lei lo aiutò con la dichiarazione IVA. “Sei un buon professionista… e una brava persona”. Appuntamenti frettolosi, regali utilitaristici: “Con te non devo fare sforzi”, le sussurrava. E Ginevra fingeva di non vedere il giorno in cui li sorpresi al centro commerciale, lui elegantissimo accanto a una bruna attraente mentre sceglievano profumi da Pomellato.

Oggi al ristorante, tra uno sguardo all’orologio e una lamentela sui concorrenti, Alessandro ha avuto la sfacciataggine di dirle: “Sei così accomodante! Le altre farebbero storie per due ore rubate!”. Ginevra ha posato la for
Elena sospirò, gli occhi fissi sul caffè ormai freddo, mentre aggiungeva: “Eppure preferisco essere utile che sola, Marta, anche se so che hai ragione su tutto”.

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