Natura Creativa: Passione per gli Effetti

**Diario di Marco**

Non mi dimenticherò mai di quella sera. Mi affacciai alla finestra mentre la neve cadeva silenziosamente su Milano, illuminata dalle luci delle feste. Ero seduto sul divano con Lucia, la mia nuova moglie, stretta a me come se temesse che potessi svanire.

– Non ti pentire? – le chiesi, accarezzandole i capelli.
– No. E tu? – mi guardò con quegli occhi scuri che sembravano raccontare storie intere.
– Sono felice. Sai, quando sei entrata nella mia vita con Sofia, ho capito subito che era destino. Tutto ciò che è successo prima di te… era per portarmi da te.

Lucia posò un dito sulle mie labbra.
– Basta ricordare il male. Ora andrà tutto bene. – Sorrise, e per un attimo mi sembrò che perfino l’albero di Natale brillasse più intenso.

*Un anno prima*

Lucia aveva steso una tovaglia elegante sul tavolo del soggiorno, sistemando piatti, posate e due bicchieri di cristallo.

– Sei sicura che sia meglio restare a casa? Da Gianni e Carla sarebbe stato più festoso. C’è ancora tempo per andarci – dissi mentre lei tornava in cucina.

– Sicurissima. Porta questo in sala. – Mi passò un vassoio con affettati, formaggi e un’insalata. – Con gli amici ci vediamo domani. Sono tre anni che stiamo insieme e non abbiamo mai festeggiato Capodanno soli. Come lo inizi, così lo passerai.

– Quindi vuoi programmarci un anno intero di reclusione volontaria? – scherzai, fermandomi sulla soglia.

– Sarebbe perfetto. Peccato non sia possibile. – Sospirò, ma i suoi occhi ridevano.

– Va bene, proviamoci. – Cedetti, sorridendo.

Quando tornò con una bottiglia di prosecco e un’altra ciotola, sembrava una fata uscita da un racconto.

– Che ne dici? Non è male, vero? – Indicai il tavolo, orgoglioso della mia disposizione. – Possiamo iniziare a salutare l’anno vecchio? Sto morendo di fame.

– Non ancora. Dammi cinque minuti. Devo mettermi il vestito nuovo e sistemarmi. – Sparì in camera.

– Perché vestirsi eleganti se siamo soli? – borbottai, afferrando una fetta di salame.

– Perché è festa! – rispose da lontano.

*”Questa romantica con la passione per i grandi gesti”*, pensai, scrollando le spalle.

Poco dopo riapparve, raggiante, in un vestito blu elettrico, i capelli mossi che le scendevano sulle spalle. Feci un fischio di approvazione, e lei ruotò su se stessa, facendo svolazzare la gonna.

– Ora sì, possiamo sederci. – Guardò l’orologio.

– Abbiamo preparato troppo. Chiamiamo Paolo? È a casa con sua madre.

– Domani. Apri il prosecco. – Era raggiante.

*”Che strana stasera”*, pensai.

– Sei… agitata – cercai le parole.

– Un po’. Aspetta, lo scoprirai. – Aveva una notizia che le bruciava dentro, ma voleva rivelarla a mezzanotte, per renderla speciale.

Bevvemmo, assaggiammo le portate. Dopo cena, accesi la TV senza veramente guardarla.

– Perché non bevi? – notai che aveva appena bagnato le labbra.

– Non voglio addormentarmi prima del concerto – mentì spudoratamente.

– Vado a fumare. – Uscii sul balcone.

La città era un mosaico di luci. Qualcuno aveva già lanciato due petardi, e risate echeggiavano dai vicini.

– Marco, tra poco il discorso del Presidente! – mi chiamò lei.

Tornai dentro mentre il Presidente parlava. Riempi il bicchiere, aspettando i rintocchi. Cercavo un desiderio, ma la mente era confusa.

– Ancora non bevi? – notai il suo bicchiere pieno. – E il desiderio?

– Marco, devo dirti una cosa. – Si raddrizzò. – Versatene ancora.

Attesi, curioso.

– Questo Capodanno… non lo festeggiamo in due. Ma in tre. – I suoi occhi brillavano. – Sono incinta. C’è già una piccola vita con noi.

Rimasi muto.

– Non sei contento? – la sua voce tremò.

– Sì, ma… volevamo aspettare.

– Aspettare cosa? Ho ventotto anni. Voglio un bambino.

– Ma… prendevi la pillola…

– Ho smesso il mese scorso. Di solito ci vuole tempo, ma io… ci sono riuscita subito. Non è meraviglioso? – La sua allegria svaniva.

– Ecco perché non sei andata da Gianni e Carla. – Finalmente capii.

– Sì. Credevo che dopo questa notizia… mi avresti chiesto di sposarmi. – La delusione le spezzò la voce. – Allora rimane una sola cosa… – Due lacrime le scivolarono giù. – Puoi ancora raggiungerli. – Corse in cucina.

– Lucia, non ho detto che non sono felice! – la seguii.

Era sul balcone, la porta serrata. – Non fare la bambina! Fa freddo! – Spinsi con forza e lei barcollò verso di me.

– Perché non me l’hai detto? – accusai.

– Perché mi avresti convinta a rimandare. Viviamo insieme, ti basta. Ma io voglio una famiglia. – Scappò in bagno.

Fuori, esplodevano fuochi. Tornai in salone, vuotai il suo bicchiere. *”Capodanno rovinato. Perché ha dovuto farlo?”* La rabbia montò. *”Basta, me ne vado.”*

Uscii sbattendo la porta.

Quando tornai tre giorni dopo, chiesi scusa. Ma era finita. Lei non mi perdonò.

Poi venne a sapere che avevo passato quei giorni a casa di un’amica. Si chiuse in sé. Una notte, perse il bambino.

Lavorava in una scuola di musica. Una sua allieva, Sofia, smise di frequentare. Lucia andò a casa sua, nel quartiere di Porta Romana. Ad aprirmi fu un uomo sui trentacinque anni, io, Lorenzo.

Sofia la abbracciò forte. Bevve un tè caldo, poi parlammo. Mia moglie ci aveva lasciati, e io lavoravo troppo.

– Posso venire a darle lezioni – propose.

– Perché? – chiesi sorpreso.

Abbassò lo sguardo. – Perché vivo sola. Il mio ragazzo se n’è andato quando ha saputo… che aspettavamo un bambino.

Da allora, Lucia iniziò a prendersi cura di Sofia. Un giorno, tornai a casa sua per riprendere le mie cose. C’ero anche io quella sera, quando Marco bussò alla porta.

– Chi è? Fai lezioni private? – chiese, gelido.

Litigammo. Lui la accusò di averlo ingannato. Quando se ne andò, Lucia scoppiò in lacrime.

La primavera arrivò. Una sera, dopo una lezione, invitai Lucia a cena. Due mesi dopo, le chiesi di sposarmi.

– Non voglio aspettare. Sofia ti adora, e io… non sono mai stato così felice.

Ci sposammo ad agosto. A Capodanno, scoprimmo che aspettavamo un altro bambino. Festeggiammo in casa, con Sofia addormentata e l’albero che brillava.

– Sono felice – le sussurrai. – Tutto ciò che è successo prima di te, era per portarmi qui.

Lei annuì, chiudendo gli occhi.

La felicità spesso arriva per vie tortuose. Ma quando la trovi, sai che ne è valsa la pena.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

twenty − sixteen =

Natura Creativa: Passione per gli Effetti