Nel bene e nel male: la storia di Antonina tra solitudine, speranze e tradimenti in un paesino italiano

Nel bene e nel male

Allora, ascolta questa storia, amica mia. Te la racconto come la direi con una tazza di caffè davanti, proprio come farei se fossimo a casa mia.

Antonella è rimasta vedova troppo presto, a quarantadue anni. Ormai sua figlia, Bianca, si era già sposata con un bravo ragazzo di un paese vicino e se nera andata su al nord, a cercare fortuna e stipendi più grassi.

Ogni tanto, Bianca si ricordava di chiamare la mamma, rassicurandola che tutto le andava alla grande tra amici, lavoro e nuovi parenti acquisiti. In quei momenti, Antonella si rendeva conto che la figlia si era staccata, era ormai diventata una donna indipendente, una fetta di pane tagliata via dalla pagnotta.

Nel paese per Antonella non cera più lavoro: avevano chiuso lunica scuola dove lei aiutava in cucina.

Ma lei non si è persa danimo. Due volte a settimana prendeva il pullman per il paese vicino e vendeva a clienti affezionati il latte fresco e la ricotta che produceva.

I soldi erano pochi, giusto per tirare avanti con la casa e lorto. Le bastava. Mangiava quello che cera: latte, ricotta e le verdure dellorto.

Non aveva tempo per la solitudine: cera il pollaio con galline, oche e anatre da accudire, nella stalla la mucca Alba muggiva ogni mattina, e il suo gatto, Mimì, le si strofinava tra i piedi. Quando finiva di sistemare tutto e di dare da mangiare agli animali, la giornata era già andata.

Ogni tanto, dopo pranzo, Antonella si prendeva cinque minuti vicino alla finestra. Aveva messo lì una seggiolina, e da lì guardava la meraviglia della natura fuori casa: il cielo azzurro e i filari di betulle che si stagliavano quieti.

Dietro quelle betulle spuntava una fonte di acqua gelida e purissima che poi si raccoglieva in un piccolo laghetto. Un angolino di paradiso, insomma.

Ma si sa, le cose belle non passano inosservate. Una mattina Antonella si è svegliata di soprassalto per il rumore di ruspe e camionette: qualcuno stava trafficando vicino a casa sua.

Sbattendo ancora le palpebre, si è infilata il vecchio accappatoio caldo di flanella ereditato dalla mamma ed è uscita sul portico.

Si è avvicinata a un gruppetto di persone, tra cui un signore elegante col cappotto:

Buongiorno, posso sapere che succede qui?

Il tipo, guardandola e buttando un occhio alla sua vecchia casa:

Abita qui lei? Ho appena comprato questo terreno, voglio costruire una casa. Saremo vicini, insomma.

Ah, così ci facciamo compagnia, eh?

Antonella è rientrata turbata. Doveva scoprire chi fosse questuomo, così si è sbrigata a vestirsi e si è precipitata in alimentari.

La commessa, Pamela una chiacchierona, lo sai era già aggiornata e le ha raccontato che il terreno era stato comprato da un imprenditore benestante:

Vuol fare una casa per suo fratello gemello, pare malato, e i dottori dicono che qui allaria aperta si riprenderà. A noi è andata bene, i boschi sono puliti, ci sono fonti dacqua che sembrano miracolose.

E magari, pensaci, se resta impressionato apre pure un negozio qui! Che qui di posti dove lavorare ce nè pochini!

Sognare non costa nulla, Antonè! Pamela rideva.

Uscendo, Antonella si è imbattuta in Gabriele, il panettiere, che portava il pane al negozio.

Ciao Antonella, mi tieni la porta per favore? le fa lui col sorriso.

Certo, Gabriele.

Lui, con il pancale di pane tra le braccia, la studia:

Hai fretta? Prenditi una pagnotta calda che viene dal forno, offro io stavolta.

Antonella è diventata tutta rossa. Ha afferrato la pagnotta e ha chiamato alla commessa:

Pamela, segna la pagnotta, pago la prossima volta!

Cera motivo di vergognarsi: Gabriele da anni faceva la corte ad Antonella. Solo che lei lo evitava come il fuoco. Era più giovane di sei anni, e in paese qualcuno aveva pure sussurrato che Antonella per lui era troppo matura. Così lei si era proibita anche solo di immaginarlo.

Intanto, Gabriele non si sposava. Ogni tanto ci provava ancora ad avvicinarsi, ma con Antonella niente da fare. Continuava a guardarla da lontano.

***

La casa nuova è spuntata su quel prato in un lampo. Appena sono apparse le luci alle finestre, Antonella si è fatta coraggio ed è passata a dare unocchiata. Varcata la porta blindata nuova di zecca, col suo vassoio di crostata di mele in mano, ha chiamato:

Ue, vicini, buongiorno!

Profumo di legno nuovo, vernice fresca. Due uomini e alcune donne in tuta la fissano dallarco del salotto.

State cercando qualcuno?

Sono Antonella, abito là di fronte Ho portato una crostata, magari vi fa piacere.

Grazie, dice una delle donne, prendendole il vassoio.

Sentite, sincoraggia Antonella, per caso qui cercate qualcuno per dare una mano? Incollar carta da parati, stuccare, pitturare

Un operaio scuote la testa:

Ho paura di no, siamo venuti tutti da fuori, il lavoro dentro lo facciamo noi. Devi parlarne con il proprietario, che arriva tra qualche giorno.

Capisco. Va bene… Vado.

Niente lavoretti extra. E Antonella è tornata nella sua casa malmessa, con lumore ancora più basso: serviva proprio una risistemata pure la sua, ma ormai era vecchia e cadeva a pezzi. Più di tutto però le pesava sentirsi inutile agli occhi dei nuovi vicini. Una volta, sai comera, i nuovi del quartiere ci tenevano a fare amicizia. Qui invece, il proprietario non si era mai fatto vedere. Che tipi strani.

***

Ma poi le cose sono cambiate. Hanno cominciato a decorare la casa nuova con mille luminarie natalizie, e poi sono arrivati i primi abitanti.

Antonella, appiccicata al vetro della finestra, sbirciava i furgoni di traslochi che scaricavano mobili e scatoloni. Da una macchina è scesa una ragazza in pelliccia chiara, camminava come una regina dentro la casa.

«Ma chi si crede dessere?» pensava Antonella. «Di sicuro una miss Italia. Ma chi altro poteva trasferirsi in una casa costruita da un imprenditore?»

Il fratello del proprietario, quello di cui parlava Pamela, Antonella non lo vedeva mai. Solo la ragazza si vedeva, una volta a settimana, mentre andava al negozietto.

Più volte lha incrociata, cercando uno scambio di chiacchiere. Ma la ragazza, appena vedeva Antonella, faceva una faccia tirata, rispondeva a mezza voce con un buongiorno rigido e filava via a testa bassa.

«Questa si sente troppo importante» pensava Antonella, un po amareggiata. Così ha smesso pure di provarci.

È passato più di un anno. Antonella aveva chiuso con tutti i tentativi di amicizia. Una volta a settimana, una bella auto arrivava davanti alla villa del vicino, portando dentro sacchetti e pacchi.

Poi, un giorno, tutto è cambiato.

Una mattina bussa la vicina. Senza troppi giri di parole:

Ho visto che lei ha una mucca, delle galline, insomma, tanti animali. Mi venderebbe un po di carne? Pago bene. E pure del burro, panna, patate, se ne ha.

Ma certo! si è illuminata Antonella, già era partita a rovistare nelle sue scorte.

Perché quella del supermercato non mi piace. E anche la panna non ci siamo.

Antonella ha tirato fuori dal freezer un pezzo di manzo che avevano macellato da poco.

Carne buona, tenera, si cucina in fretta.

E quanto ci vuole a bollirla? chiede la ragazza tutta seria.

Unoretta e mezza.

Così tanto?

Eh bella mia, ci sono tagli che richiedono pure più tempo! Non te ne intendi, vero? Ma non ti preoccupare, ti aiuto io.

E se invece la faccio in padella? incalza lei.

Va benissimo.

Però non sono capace. Ho paura di bruciarla. Non è che potresti cucinarla tu, con le patate magari? Vengo a prenderla già pronta.

Antonella lha guardata meglio: troppo giovane, con quelle manine curate da non aver mai visto la fatica.

Ma tu, cucinare proprio non ti riesce? ha chiesto.

Lei ha fatto spallucce sorridendo:

Macché, zero.

Come ti chiami?

Beatrice. E tu?

Antonella, ma chiamami pure Antonella. Senti, posso preparare pranzi e cene per voi, basta che mi paghi qualcosa.

Tieni il mio numero, mi farebbe comodo! Quando puoi venire a casa?

Anche subito!

Allora, forza!

Antonella ha raccolto i prodotti, chiuso casa ed è andata con lei.

La villa nuova era uno splendore, arredata da rivista. Nel salotto un uomo scuro in volto leggeva il giornale; ha guardato Antonella con diffidenza:

Ma questa chi è? Cosa succede?

Antonella era stupita: si aspettava un giovanotto, invece davanti a lei cera un uomo sui quarantacinque.

Beatrice tutta carina:

Amore, guarda, ho trovato una signora che ci aiuta, ci cucina lei!

Antonella ha sorriso:

Sono la vostra vicina, abito proprio lì.

Lui ha solo grugnito.

Beatrice lha portata subito in cucina, impaziente:

Preparami qualcosa di buono.

E così Antonella si è messa ai fornelli. Dopo unora ha servito carne e patate stufate. E così ha trovato finalmente un lavoretto fisso.

Il padrone di casa, Lorenzo, uomo burbero e taciturno, la pagava ogni settimana in contanti. Col passare delle settimane si era anche ammorbidito nei modi, certo, perché una buona forchetta lo scioglie sempre!

Antonella, entrando e uscendo, si è accorta che Beatrice non metteva mai a posto, né puliva. Così, di sua iniziativa, un giorno ha tirato fuori secchio e straccio e ha dato una bella lavata.

Beatrice ha fatto il muso, e Lorenzo:

Chi tha chiesto di pulire? Ti pago per stare ai fornelli, mica per lavare i pavimenti! Non esagerare, dora in poi solo cucina.

Antonella si è sentita ferita ma ha finito comunque.

Poco dopo, Lorenzo ha smesso di ricevere visite dal fratello imprenditore. Beatrice ha smesso di andare in paese a fare la spesa e ha pure iniziato a guardarla storta.

Poi un giorno:

Lascia stare i piatti, pulisco io dopo. E niente più carne, solo patate, uova e latte, prepara solo questi.

Antonella si è fidata a chiedere:

Cè qualcosa che non va?

Altroché! Sono stufa di questi posti! Qui non cè manco un centro commerciale, manco un bar decente! Non ce la faccio più.

Dopo qualche giorno, Antonella ha trovato la porta della villa aperta, buttata per terra roba dappertutto, libri, bicchieri, tende strappate.

Ma che è successo qua dentro Beatrice! ha chiamato.

Beatrice non cè più, risponde Lorenzo dalla cucina, seduto tra bottiglie.

Cosè successo?

Non nominare quel nome Se nè andata, mha lasciato. Dice che la vita di paese non fa per lei.

Poi, con voce stanca:

Antonella, hai un po di manzo? Me lo cucini per favore?

Che poteva fare? È corsa a casa a prendere la carne. Mentre cucinava, metteva in ordine.

Lorenzo, mezzo ubriaco, si è avvicinato al tavolo per mangiare dalla padella col coltello.

Ma che fai? Si mangia col piatto, non col coltello. Vieni, siediti, ti servo io.

Sei una meraviglia, Antonella. Ti adoro.

Antonella si è bloccata: era tempo che non si sentiva più donna, che nessuno le diceva certe cose.

Resta qui con me, beviamo insieme.

No, guarda che io non bevo.

Si è accorta che Lorenzo era cotto. Ed ecco che lha abbracciata forte.

Ma sai che sei una donna speciale, Antonella?

Vita matrimoniale

In paese si parlava: entrando al negozio, sentiva occhi addosso e voci che bisbigliavano, però nessuno le chiedeva in faccia.

Solo Pamela, con tono furbetto:

Antonè, le sigarette da chi le prendi? E la mortadella? Che tu non la mangi mai

Son per il vicino, lavoro da lui, te lho detto.

Pamela inclinava la testa:

Ma da quando ti fermi a dormire lì? E mangi con lui? Antonella, lascialo stare, quello è ricco, sì, ma ti userà e ti butterà via.

Antonella ha tirato dritta, ma le feriva questo giudizio. Uscendo dal negozio, ha visto Gabriele col cassone del pane. Nessuno sguardo, nessun saluto, nemmeno le ha chiesto di tenere la porta. Ormai anche lui aveva smesso di considerarla.

Le dispiaceva, sai?

Quando Gabriele arrossiva per lei, la faceva sentire viva Ora invece, niente.

***

Antonella ormai si fermava a dormire nella villa. Lorenzo le aveva promesso che presto lavrebbe sposata e quella casa sarebbe stata anche sua. Lei ci credeva e sognava di vedere tutto il cortile presto pieno degli animali che aveva tenuto così a lungo.

E infatti, il giorno fissato, lui si presentò con un taxi e la portò in Comune: si sposarono. Le infilò lanello allanulare.

È doro vero?

Certo, non perderlo.

Poi, tornati a casa, Antonella apparecchiò, lui si mise quasi subito a bere.

Non bevi troppo ultimamente? chiese lei, fissando lanello.

Bevo per la felicità! Adesso fammi trovare del manzo, friggi qualcosa che ci vuole uno stuzzichino.

È finita la carne, ho preparato insalata

E la mucca lì nella stalla che ci sta a fare?

Ma quella, la mia Alba… non posso macellarla, ci faccio il latte e ci campo…

Lorenzo fece il broncio:

Ma ora sei sposata con uno che i soldi ce li ha! Basta con la vita da pezzenti, io voglio la carne vera!

Antonella cercò di resistere, ma lui sbottò:

Quante storie! Portami la carne!

Carne

Antonella ha girato mezzo paese per un macellaio che le aiutasse con la mucca. Alla fine, solo Gabriele ha accettato.

Perché hai deciso di dar via la mucca?

Lei abbassò lo sguardo:

Non ho più soldi per mantenerla…

Gabriele sospirò:

Ma adesso hai il marito, no? Non ti aiuta?

Antonella tagliò corto:

Mi aiuti o no?

Ti aiuto dai, dammi unora.

Una volta finito tutto, Gabriele disse:

Ma il tuo uomo dovè? Non viene a darci una mano?

Lui è di città, non capisce niente di queste cose.

Poi Antonella, guardando Gabriele negli occhi:

Tieni questo, prendi la carne, grazie di cuore.

Gabriele la guardò intensamente. Ma proprio in quel momento, Lorenzo, appeso alluscio, ubriaco, gridò:

Moglie! Che fai là fuori? Voglio la carne, e adesso fammi compagnia a letto!

Gabriele si rabbuiò.

Siete sposati quindi? chiese secco.

«Sì», disse Antonella, stringendosi nelle spalle.

Gabriele, deluso, lasciò la carne nella neve e se ne andò coi suoi attrezzi.

La figlia

Il matrimonio stancò prestissimo Antonella.

Lorenzo passava le sue giornate a bere e mangiare carne nientaltro! E la carne la doveva cucinare lui stesso, buttando tutto in padella o in pentola.

Il suo cortile era ormai vuoto, solo il gatto Mimì vagava sperduto.

Basta quel gatto, io non lo sopporto, portalo fuori da casa! brontolava Lorenzo.

Un giorno arrivò Bianca a trovare la madre. Si ritrovò Lorenzo che russava ubriaco, sprofondato a tavola.

Tu la chiami felicità questa?

Bianca, non ti arrabbiare… Lorenzo in fondo è buono, ma è stressato. Ha vissuto sempre in città, ci vuole tempo per abituarsi qui.

Dai mamma, svegliati. Quello è un ubriacone da sempre, e tu ormai fai la domestica in casa sua.

Ma guarda che lusso questa casa! I sogni, ogni tanto, si realizzano…

Mamma, apri gli occhi: tu questa casa non è tua. E se lui ti caccia, dove vai? Hai abbandonato tutto per lui.

La ragazza quella stessa sera se ne andò. Antonella, agitata, voleva almeno darle un po di carne da portare al nord, ma trovò la credenza chiusa con il lucchetto. Chiese a Lorenzo le chiavi.

E a che ti servono? disse lui.

Voglio solo dare qualcosa a mia figlia.

Niente figli in casa mia!

A quel punto, Bianca fu chiara:

Basta mamma, io queste scene non le reggo più. Me ne vado, non torno più.

La sera stessa Lorenzo, ripresosi dal sonno, le diede una brutta notizia:

Mio fratello è morto da poco. La casa era intestata a lui. Ora è della moglie. Mi ha detto che devo lasciarla.

Antonella si mise una mano sulla bocca.

E che facciamo, Lorenzo?

Vedi tu… o combatti per restare qui, fa un bambino, resisti… oppure si va a casa tua. Ma non dobbiamo lasciare nulla: svuotiamo tutto, pure le lampadine!

Antonella si sentì morire. Aveva capito che Lorenzo laveva usata solo per la casa.

Quindi non mi hai mai davvero amato?

Ma dai, anche tu lhai fatto per la casa!

Il frigo e la cantina erano vuoti, la carne scambiata per bottiglie di vino.

Ma come hai fatto? urlò Antonella.

Ho barattato tutto per lalcol. Ma tanto con te al mio fianco, ci inventeremo qualcosa.

Ma vai al diavolo, Lorenzo! Io divorzio, basta!

Epilogo

Il divorzio è arrivato presto. Ma Lorenzo tentò ancora di impossessarsi della sua casa: entrò una notte mentre lei dormiva, e si infilò nel suo letto.

Che vuoi?! Antonella gridava.

Sono io, Antonella, il tuo Lorenzo!

Antonella scappò via di corsa, scalza sulla neve, bussò alla porta di Pamela, col fiato corto.

Che succede Antonella? Incendio?

Peggio, Pamè! Chiudi la porta, presto… quellimbroglione del mio ex marito mi sta perseguitando!

Si rifugiò lì qualche settimana, finché Lorenzo non se ne andò dal paese per sempre.

Quando Antonella tornò a casa, trovò tutto vuoto: frigo, dispensa, orto fino alle patate e ai barattoli di conserve. Persino la legna era sparita, venduta sottobanco da Lorenzo.

Si sentì male, seduta al tavolo vuoto, le mani nei capelli.

«Ecco a che siamo arrivati» pensava, «niente animali, niente latte, niente più mucca. E adesso, come si va avanti?»

Poi, la porta si aprì. Gabriele entrò con Mimì in braccio.

Antonè, ho parlato con Lorenzo a modo mio e lho convinto ad andarsene. Il tuo gatto lho tenuto a casa mia, è bravissimo, ogni giorno mi porta topi dalla cantina.

Antonella strinse il gatto e scoppiò a piangere.

Grazie, Gabriele!

Piangi perché lho mandato via? Guarda che aveva venduto anche i tuoi ciocchi di legna…

Antonella piangeva ancora più forte.

Perdonami tu, Gabriele per non averti mai dato retta, per averti snobbato…

Dai, metto su il fuoco. Sai, mia madre oggi ha preparato il bagno turco e ha sfornato delle torte. Vieni da noi, non stare qui sola al freddo.

***

Dopo un po, Antonella e Gabriele si sono sposati. Bianca ha perdonato la madre, e ogni tanto torna a trovarli.

Quanto a Lorenzo, è sparito in città e pare si sia risposato con una vedova. La moglie del defunto imprenditore, invece, destate adesso torna spesso nella casa di fronte. Una donna in gamba: è andata a salutare Antonella con una torta, come si fa tra vicine per bene. Sono persino diventate amiche.

Antonella le ha chiesto che malattia avesse mai Lorenzo. Lei sè messa a ridere:

Malato lui? Lorenzo è sanissimo, solo che beve come una spugna! Suo fratello, buonanima, pensava di redimerlo portandolo qui. Macché, ha solo fatto danni. Qui e in città, ovunque va, combina solo guai!

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