Nel formicaio viveva una piccola formica. Non era la più forte, né la più veloce né la più intelligente, ma aveva un tratto che la distingueva dalle altre: non poteva ignorare il dolore altrui.

Ricordo che, tanto tempo fa, nella piccola formicaia di una collina vicino a Firenze, viveva una formica minuta di nome Ginevra. Non era la più forte, né la più veloce, né la più astuta del gruppo, ma possedeva un tratto che la distingueva da tutte le altre: non riusciva a ignorare il dolore altrui.

Quando uno dei compagni si affaticava e non riusciva a portare un granello di miglio, Ginevra lo sosteneva. Se qualcun altro inciampava, lei lo rialzava. Quando la pioggia rovinava i tunnel, era la prima a correre a ricostruirli. Col tempo, le altre formiche si abituarono a vederla sempre vicina: Se cade un granello, Ginevra lo raccoglie; se il lavoro resta incompleto, lo finisce; se qualcuno è stanco, le presta la spalla.

Nessuno però le chiese: «Ginevra, non sei anche tu stanca?» Ogni giorno lavorava non solo per sé, ma si caricava di tutto ciò che gli altri non riuscivano a fare. Si concedeva un riposo? No. Sussurrava piano a se stessa: «Ancora un po di resistenza, limportante è che gli altri trovino più facile il cammino».

Poi, un giorno, sentì le zampe vibrare per la fatica, la schiena lamentarsi, e il granello che doveva trasportare divenne più pesante di quanto avesse mai immaginato. Come poteva allora sostenere la formicaia? Uno le chiese aiuto e lei obbedì; un altro strinse i denti e accettò; un terzo esclamò: «Tu trovi sempre tempo», e lei, ancora una volta, non disse no.

Fu allora che accadde limpensabile: crollò sotto il peso delle preoccupazioni altrui. Scivolò a terra, mentre le altre formiche le correvano accanto senza accorgersi, certe che si rialzerà presto. Ma i giorni passarono, i granelli si accumulavano, i tunnel si sgretolavano, e la spalla di sostegno scomparve.

Le formiche cominciarono a capire che Ginevra aveva fatto molto più di quanto avessero immaginato. La cercarono, ma non la trovarono più. Solo il vecchio formicaio, che viveva ai margini della colonia, sospirò stanco: «Se nè andata. Ha capito che il suo lavoro non era apprezzato finché era qui».

«Ma perché non ha detto niente?» protestarono gli altri.
«E voi vi siete mai chiesti comera per lei?» rispose il vecchio. Un silenzio gravò sulla formicaia. Finalmente compresero: la loro assistente era sempre stata lì, ma quando ebbe bisogno di un sostegno, nessuno lo notò.

Morale: in ogni gruppo ci sono persone che portano più del dovuto. Aiutano in silenzio, dicono sì anche quando sono al limite, offrono una spalla senza chiedere nulla in cambio. Solo quando spariscono, tutti capiscono il loro valore inestimabile.

E ora la domanda è: riuscirete a coglierlo in tempo? Ritorneranno se se ne vanno?

Se nella vostra vita cè una Ginevra, non tacete. Non rimandate. Chiedetele oggi: «Ti pesa? Come posso aiutarti?» perché a volte una sola domanda può cambiare tutto.

Fatti da ricordare:

– Le persone riservate spesso compiono il lavoro più pesante. Non parlano dei loro meriti, ma la loro opera è la base di tutti.
– Il burnout arriva silenzioso. Chi porta sempre più peso sembra forte finché non crolla.
– Un semplice grazie è carburante; il riconoscimento è il sostegno che permette di andare avanti.
– Il carico più grande non lo porta chi può, ma chi non sa rifiutare. Questo crea il ruolo del sempre disponibile.
– Un gruppo è forte solo quando il lavoro è distribuito equamente; se uno tira da solo, prima o poi tutto crollerà.
– Domandare Come stai? ha un potere terapeutico: fa capire che la persona è vista e apprezzata.
– Nessuno è obbligato a essere sempre di aiuto. Laiuto è un dono, non un contratto, e va rispettato.

Il più importante: se nella vostra vita cè una formica che è sempre presente, fatele capire che la vedete. Altrimenti un giorno vi sveglierete senza quel sostegno silenzioso su cui tanto avete imparato a contare.

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Nel formicaio viveva una piccola formica. Non era la più forte, né la più veloce né la più intelligente, ma aveva un tratto che la distingueva dalle altre: non poteva ignorare il dolore altrui.