Oggi, giorno di riposo, sono andata in clinica veterinaria per fare il vaccino al mio cane. Ho preso il mio posto in fila. Un uomo anziano, dall’aspetto trasandato ma pulito, mi è sembrato familiare. Guardandolo meglio, ho riconosciuto il mio vicino, Nicola Rinaldi. L’anziano si agitava, chiamando il veterinario. Mi sono avvicinata.
— Che è successo?
— Un’auto ha investito un cane, l’ho raccolto direttamente sulla strada. Serve urgentemente un chirurgo.
— Babbo, ma i soldi li hai?
— Non lo so, figliola.
Rinaldi ha iniziato a frugarsi le tasche. Ha tirato fuori circa 900 euro. Si è illuminato.
— Dovrebbero bastare. Ho venduto qualcosa, ho avuto l’occasione.
Il cane, un levriero a pelo corto, piangeva disperato. Ho sospirato. A giudicare dalle condizioni, almeno una zampa rotta, minimo 10.000 euro. Un uomo ben vestito, con in braccio un serval di razza pura, ci ha guardato.
— Figliola, ma potevo lasciare quella povera bestia? — ha sospirato Rinaldi. — Gridava sulla strada. E tutti passavano, di corsa. Eppure lì c’era un’anima che soffriva. Chiamo mia moglie, Maria, ha ancora 300 euro, glieli porto, per sicurezza.
L’uomo con il serval mi ha chiamato da parte.
— Lo conosci?
— Abita nel palazzo accanto. Aveva un cane con tre zampe. Morto a 15 anni, un pastore tedesco. Dicono che l’aveva raccolto ferito, e i proprietari l’avevano abbandonato.
— Capisco — ha risposto l’uomo con il serval, avvicinandosi alla reception.
— Chiamate il chirurgo e visitate il signore con il cane investito. Fate il conto, pago io, ma prendete i suoi soldi. Solo, non ditegli quanto costa.
E così hanno chiamato il chirurgo. Il conto è stato di 17.000 euro. 900 euro li ha messi Rinaldi, il resto l’uomo con il serval — Riccardo De Luca. Ho fatto vaccinare il mio cane e sono tornata a casa. Rinaldi aspettava fuori dalla sala operatoria. Col tempo, quel levriero ha iniziato a passeggiare vicino a noi, con Rinaldi o sua moglie Maria. Zoppicava un po’.
— Buongiorno, Nicola Rinaldi.
— Buongiorno, figliola.
— Vedo che il cane è rimasto con voi.
— Sì, mio figlio ha trovato i proprietari. Ma non lo volevano più, hanno detto che ormai non era adatto alle mostre. Non serviva più. Pazienza, ce la faremo. Mio figlio gli ha comprato cibo speciale e vitamine. Ho trovato un lavoretto, faccio il portiere. Mi danno 12.000 euro al mese. Tutto a posto. L’abbiamo chiamato Achille.
Qualche mese dopo, sono tornata in quella stessa clinica. Il mio vecchio gatto Gino stava male. Abbiamo preso il nostro posto in fila. Aspettiamo. Ed ecco che arriva Rinaldi. In braccio aveva un gattino, una vista tremenda, tagliato e sporco di catrame. Si è messo in fila, nervoso. Ha iniziato a svuotarsi le tasche, contando i soldi. Pochi, a quanto pare. Era sconsolato.
— L’ho preso da degli adolescenti. Belve maledette, l’hanno tagliato e ustionato. Una crudeltà.
— Manca solo quello con il serval — ho pensato.
La porta si apre ed entra Riccardo De Luca, con il suo Bagheera. Fissa Rinaldi, che conta i suoi spiccioli. Dal gattino gocciolano sangue e catrame.
— È il destino! — esclama Riccardo, e va alla reception.
— Visitategli il gatto, pago io — dice.
Il gatto è stato operato, Gino visitato, e Riccardo ha pagato per Rinaldi, comprato ciò che serviva e se n’è andato. Rinaldi ha tenuto il gatto, chiamandolo Pucci.
Primavera. Sono andata a comprare l’antizecche per i nostri animali. Entriamo e vediamo Riccardo De Luca. Ci salutiamo.
— Manca Rinaldi con qualche bestiola — ride Riccardo.
— Arriva tra poco — sorrido.
La porta si apre. Entra Rinaldi, con qualcosa avvolto nella giacca. E sua moglie Maria con lui.
— Che succede? — chiedo.
— Ecco, Maria ha strappato un uccello alle grinfie dei gatti randagi. Lo hanno malmenato. Però è un bel volatile — dice Rinaldi, tirando fuori dalla giacca bagnata un pappagallo ara.
Mi siedo sulla sedia. Riccardo fruga nel portafoglio.
— Questo pappagallo è domestico — dico. — Avrà un nome, no? Chissà, forse Carlo.
Il pappagallo alza la testa arruffata, mi guarda e dice: «Destino, Destino!»
— Destino — sospira Riccardo, prende il portafoglio e va alla reception. Rinaldi si gratta la testa e sorride soddisfatto. — Ora, se capita qualcosa, porterò le bestiole qui, costa poco…
Riccardo ha deciso di non cambiare clinica e ha lasciato il suo biglietto da visita. — Se viene quel signore, Nicola Rinaldi, con qualche animale, chiamatemi. Pago io tutto.
Non c’è scampo: è il destino.