**Nella gabbia dorata**
Federica entrò in casa e iniziò a sfilarsi le scarpe piano, cercando di non svegliare la mamma. Trattenne un gemito quando le tolse quelle nuove, che le avevano riempito i piedi di vesciche.
“Cos’è, sei tornata già? Sei scappata? Non ti è piaciuto il matrimonio?” – La mamma sbucò dall’ingresso, gli occhi pieni di curiosità.
“Tu perché non dormi? Stai di guardia?” – rispose seccamente Federica.
La mamma strinse le labbra e rientrò in camera. Un pizzico di rimorso trafisse Federica. La mamma era rimasta sveglia ad aspettarla, voleva sapere com’era andata, e lei l’aveva trattata male. Entrò in stanza, si sedette sul divano accanto a lei e la abbracciò.
“Non fare la leccapiedi. Se non vuoi parlare, non farlo. Tanto lo saprò da Beatrice, la madre di Giulia.”
“Mamma, scusami. Sono stanca, ho i piedi a pezzi. Il ristorante era lussuoso, c’erano almeno cinquanta invitati. Rumore, risate, champagne. E Giulia, col vestito bianco, era uno spettacolo. Lo sposo pure, un bell’uomo…” – elencò Federica.
“E allora perché te ne sei andata prima del tempo?” – la interruppe la mamma.
“Mamma, lì erano tutti così altolocati, impettiti come tacchini. Insomma, gente che non è come noi. E poi domani devo alzarmi presto.”
“Perché? Domani è domenica!” – la mamma la fissò perplessa.
“Appunto. Te lo racconto domani mattina. Ora vado a farmi una doccia.” – Federica le stampò un bacio sulla guancia e corse in camera a cambiarsi.
Si liberò con disgusto del vestito elegante che, messo a confronto con quelli degli altri invitati, sembrava misero e dimesso. Poi si lavò a lungo, strofinandosi la schiena dove le erano rimaste impresse le mani sudaticce di quell’uomo.
Lui l’aveva trascinata a ballare senza ascoltare le sue scuse. Che poteva fare, menarlo? L’aveva stretta forte contro quel ventre gonfio, le mani bagnate che le bruciavano sulla pelle. I talloni delle scarpe le tagliavano i piedi. A stena aveva retto fino alla fine del ballo.
Dopo era venuto a sedersi al tavolo con lei e aveva iniziato a versarle vino. Nessuno sembrava accorgersi di lei. L’unica persona che conosceva, Giulia, era presa tra gli ospiti e il nuovo marito. Solo una volta aveva incrociato lo sguardo d’un uomo. Ma lui non aveva mosso un dito per salvarla da quel rompipalle.
Federica aveva detto di dover andare in bagno ed era scappata. Fuori dal ristorante aveva preso un taxi ed era tornata a casa. No, non voleva un matrimonio così. Tutto così finto, come una recita dove ognuno aveva il suo copione. Lei si era sentita una comparsa.
Faticò ad addormentarsi. Nella testa le risuonavano ancora la musica, il tintinnio dei bicchieri, i discorsi, i brindisi e le risate… Ripensò a quell’uomo. “Magari mi avesse invitata a ballare lui, invece di quel maiale sudato. E poi, perché ci penso?” – si rimproverò Federica, girandosi su un fianco prima di cedere al sonno.
L’ottobre freddo e piovoso aveva sostituito il caldo settembre. Giulia tornò dal viaggio di nozze e invitò Federica a casa sua per raccontarle tutto.
Federica era curiosa di vedere come vivevano i ricchi. Ma non poteva andare a mani vuote. Dopo le lezioni, entrò in pasticceria e comprò i dolci preferiti di Giulia. Stava uscendo quando, sulla porta, sbatte contro un uomo. Lui fece un passo indietro per farla passare.
“Ma tu sei…?” – disse all’improvviso.
Federica alzò lo sguardo e riconobbe l’uomo misterioso del matrimonio. Rimase bloccata sulla soglia, sorpresa.
“Su, esci, stiamo intralciando.” – Lui rise e la prese per mano per spostarla.
“Sei scappata dal matrimonio come Cenerentola. Non ho nemmeno fatto in tempo a presentarmi.” – Sorrise, mostrando denti bianchissimi.
“Ma non ho perso la scarpetta.” – Anche Federica sorrise.
“Torni a casa? Posso accompagnarti.” – le propose.
“No, vado dalla mia amica, la sposa di quel giorno. Hai cambiato idea sugli acquisti?” – Federica alzò un sopracciglio incuriosito.
“Sono così felice di averti incontrata che sacrificherei tutti i dolci del mondo.” – Disse, notando la scatola elegante che stringeva. “Andiamo.” – La prese sottobraccio e la guidò verso il suo SUV.
Non aveva mai viaggiato su un’auto così grande e comoda, in verità non ne prendeva spesso nemmeno di più modeste. Lui guidava con sicurezza, senza chiedere l’indirizzo. Federica si agitò.
“So dove vive la tua amica. Io e suo marito siamo soci e amici.” – spiegò, notando il suo sguardo preoccupato.
Durante il tragitto le raccontò di sé: si chiamava Lorenzo, era divorziato, aveva un labrador…
“Ricco, bello, di successo. E garbato. Proprio come voleva la mamma.” – pensò Federica.
“Ma dove sei stata fino a quest’ora? Mi stavo preoccupando.” – la rimproverò la mamma al suo rientro.
“Ero da Giulia. Ma che casa che ha adesso…” – E, per la gioia della mamma, Federica le descrisse nei dettagli la villa e l’amica abbronzata in pieno autunno.
“E come ci sei arrivata? Ora abita nella ‘Valle dei Poveri’!” – Come tutti chiamavano quel quartiere di lusso.
“Mi ha dato un passaggio un conoscente.” – rispose riluttante, pentendosi subito di aver dato alla mamma materiale per altre domande.
“L’hai conosciuto al matrimonio? Spero sia uno di loro! Gli hai almeno dato il tuo numero?”
“Sì, mamma, gliel’ho infilato in tasca a forza.” – rispose stizzita.
“Ma perché ti arrabbi? Un uomo facoltoso si interessa a te, e tu fai la ritrosa!”
“Non faccio la ritrosa, gli ho dato il numero. Finito l’interrogatorio?”
“Ma che ti prende? Perché questa rabbia?”
“Basta con queste domande! Hai così tanta fretta di sbarazzarti di me?” – sbottò Federica.
“Non dire sciocchezze. Voglio solo che tu sposi una persona perbene, come ha fatto Giulia. Non un povero studente! O vuoi campare alla giornata?”
“Mamma, quando mai abbiamo campato alla giornata?” – strizzò gli occhi Federica.
“Ecco, forse ho esagerato…” – ammise la mamma. “Dimmi, non ti piace proprio per niente?”
“Mamma, basta. Non voglio sposarmi ora.”
Il cellulare nella sua camera squillò, salvandola da altre discussioni. Era Lorenzo.
“Ho deciso di non perdere tempo. Che fai domenica?”
“Nulla di speciale, studio per lunedì.”
“Tutto il giorno? Il tempo è splendido. Ti propongo una passeggiata a cavallo. Sei mai salita su un cavallo? No? Allora passo a prenderti alle undici.”
Federica accettò, senza accorgersi che si erano già dati del tu.
Aveva visto solo i vecchi cavalli da lavoro della nonna in campagna e li aveva sempre evitati. Ma quella gita le riempì il cuore di emozDopo quel giorno, Federica capì che la vera libertà non era nelle ricchezze o nelle apparenze, ma nella possibilità di essere se stessa senza paura, e sorrise guardando fuori dalla finestra il sole che inondava la sua nuova vita.