Nell’ospedale materno, le dis

Nella sala parto, le dissero che il bambino non era sopravvissuto. Anni dopo, scoprì che suo figlio era con la famiglia del padre biologico.

Filippo aveva amato Elisabetta fin dai tempi della scuola, e insieme avevano sognato di sposarsi un giorno.

La madre di Filippo, Angelina Rossi, che dirigeva il reparto maternità dellospedale, disapprovava la scelta del figlio. Da tempo preferiva uninfermiera di nome Cristina e sperava che suo figlio sposasse quella ragazza, apprezzata non solo dal personale ma anche dai pazientiuna giovane proveniente da una famiglia di medici.

Dopo il diploma, Filippo si iscrisse alla facoltà di medicina, mentre Elisabetta scelse lingue straniere per diventare traduttrice dinglese, come sua madre e sua nonna. I compagni di classe decisero di festeggiare in campagna, nella casa di famiglia dei Rossi.

Trascorsero quasi un mese intero lì, senza voglia di tornare. Ma presto sarebbero iniziate le lezioni, e dovevano prepararsi.

In autunno, Elisabetta rivelò a Filippo:

«Sono incinta. Come reagirai?»

«Cosa credi? Certo che ti porterò in braccio fino al municipio!»

«Non sono sola, e sono pesante.»

«Vuoi spaventare un atleta? A scuola facevo lotta. Per me sei leggera come una piuma», scherzò Filippo, raggiante.

«Ma cosa facciamo con gli studi?»

«Hai ragione, Elisa. Dovrai prenderti un anno di pausa dopo il parto.»

«Passerò alle lezioni a distanza, come fece mia madre. Mi ebbe a diciannove anni e riuscì a fare tutto. Ma dobbiamo metterci daccordo subito, Filippo. Dopo il matrimonio, verrai a vivere con noi. Rispetta tua madre a distanza. Lo so da tempo che non mi accetterà mai. È una donna difficile.»

«Lo farò solo per la tua serenità», acconsentì Filippo.

Elisabetta e Filippo presentarono la domanda di matrimonio in municipio e tornarono ciascuno a casa propria. Nellappartamento di Elisabetta cerano ospiti: un amico di suo padre con la moglie e il figlio Alessandro, sedicenne ma dallaspetto più maturo.

A casa, Filippo annunciò ai genitori la notizia e li avvertì di prepararsi per il matrimonio.

Angelina non gradì e quella sera stessa si recò dai genitori di Elisabetta per creare una scenata. Suonò ripetutamente il campanello, ma nessuno aprì. In salotto stavano apparecchiando e la musica copriva il suono del campanello. Alessandro, sotto la doccia, si insospettì e, avvolto in un asciugamano, aprì la porta.

Angelina, inizialmente sconcertata, capì di avere in mano il telefono e iniziò a riprendere il corridoio, con Alessandro in primo piano.

«Cercate Anna Maria?», chiese lui, ignaro delle sue intenzioni.

«Non più», rispose Angelina, affrettandosi giù per le scale.

A casa, mostrò il video a Filippo, sottolineando che avevano tardato ad aprire.

«Riconosci il corridoio di Elisa? ancora non si sa di chi sia incinta.»

«Hai ragione, mamma. Non è la donna giusta per me.»

Filippo inviò un messaggio crudele a Elisabetta e spense il telefono. Lei, confusa, non riuscendo a contattarlo, si recò da lui nonostante fosse tardi.

Angelina, aspettandosela, la vide avvicinarsi dalla finestra. Le sbarrò la porta sul pianerottolo.

«Cosa vuoi da Filippo? Dorme già. E tu, che giochi su due fronti? Continua pure a divertirti con altri, ipocrita!», le urlò, rientrando e sbattendo la porta.

Elisabetta, in lacrime, si sedette sui gradini prima di tornare a casa. In cucina, Anna Maria stava lavando i piatti quando la figlia la abbracciò, singhiozzando.

«Elisa, cosa è successo? Il matrimonio è vicino, dovresti essere felice.»

«Non ci sarà nessun matrimonio, solo questo bambino. La madre di Filippo ha messo zizzania.»

«Se lui si è comportato così, è meglio che sia lontano. Dio ti ha protetta. Alzeremo il bambino da soli», la consolò la madre.

Dopo la rottura con Filippo, Elisabetta affrontò una gravidanza difficile. Fu portata durgenza in ospedale mentre i genitori erano al lavoro. Partorì sotto anestesia. Al risveglio, le dissero che il bambino era nato morto.

I genitori firmarono i documenti e seppellirono il piccolo. Elisabetta, ancora in ospedale, perse il funerale.

Poco dopo, i Rossi vendettero lappartamento e si trasferirono.

«Meglio così, figlia mia. Filippo ti ignorava per strada.»

«Spero solo di dimenticarlo presto.»

Passarono otto anni.

Elisabetta lavorava come traduttrice quando Filippo entrò nel suo ufficio.

«Perché sei tornato? Ti avevo dimenticato.»

«Mi dispiace, ma una tragedia mi ha riportato da te.»

«Strano. Hai una madre perfetta, vai da lei.»

«Ti prego, Elisa. Mio figlio è malato e ha bisogno di un donatore.»

«Che scherzo è questo? Nostro figlio è morto.»

«È vivo, ha otto anni.»

«Come è possibile?»

Filippo le raccontò tutto: sua madre, vedendola in ospedale, aveva ordinato di dichiarare il bambino morto e lo aveva cresciuto come suo.

Elisabetta tremava quando vide il piccolo Stefano in ospedale.

«Mamma, ti ho aspettata. Ti immaginavo proprio così», disse lui.

«Piccolo mio, starai bene. Sono qui ora», pianse, stringendolo.

I test confermarono la compatibilità, e Stefano guarì. Filippo vendette lappartamento per pagare le cure. Ora vivono insieme, con i genitori di Elisabetta.

«Perdonami, Elisa, ma dobbiamo sposarci e avere altri figli. I fratelli sono ancora migliori come donatori», le spiegò Filippo.

«So che è per il loro bene. Sono pronta.»

Si sposarono e, oltre a Stefano, ebbero altri due bambini: un maschietto e una femminina.

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