**Niente di cui pentirsi**
Sedevano sul lungomare, osservando le anatre che acchiappavano al volo i pezzi di pane lanciati dai bambini. La sessione era finita, davanti a loro due mesi di libertà: niente lezioni, niente noiosi appunti, niente esami estenuanti.
“Cosa farai?” chiese il ragazzo, senza staccare gli occhi dal riflesso argenteo sull’acqua.
“Dormirò, leggerò, passeggerò…” rispose la ragazza senza esitazione, come una lezione ben imparata. “E tu? Tornerai a casa?” chiese, improvvisamente rattristita, con uno sguardo ansioso rivolto a lui.
“No. Sai, ho sempre sognato il mare. Ci credi? Non ci sono mai stato. I miei compagni tornavano abbronzati, vantandosi delle conchiglie, raccontando di delfini e meduse, mentre io… I miei genitori non avevano mai soldi. E quando mia mamma è morta, figurati se potevo pensare al mare.”
“E noi andavamo in Puglia ogni estate, quando papà viveva con noi,” disse lei sognante, fissando il vuoto come se potesse scorgere lì il passato felice. “Ma… hai trovato i soldi?” chiese, tornando alla realtà.
“No, ma posso farmeli prestare.”
“Da chi? Metà dei nostri amici sono già partiti, l’altra metà sta festeggiando la fine della sessione con quel che rimane della borsa di studio. E poi, come li restituiresti?” Sofia lo guardò con rimprovero, osservando il profilo elegante di Davide.
“Mi servono solo per i biglietti e per non morire di fame. Lì è caldo. ‘E sotto ogni pianta aveva pronto desco e tetto,’” citò, parafrasando una famosa poesia. “Si può trovare una stanza a poco. E i soldi li restituirò, lavorando. Mi serve solo tempo.”
“Ma cosa dici? In stagione non trovi nulla a buon prezzo. Un materasso sotto un albero ti costerà come un albergo. E come finisce quella poesia, ti ricordi?” ribatté lei, con tono severo.
“Che noiosa che sei… E se trovassi i soldi, verresti?” Davide si girò verso di lei, cogliendo il suo sguardo incerto.
“Probabilmente no. Mamma non mi lascerebbe mai andare,” ammise Sofia sinceramente.
Una delle anatre spiegò le ali, sollevandosi dall’acqua e spaventando le compagne. I due si distrassero per un attimo, osservandola acchiappare il pane al volo e allontanarsi soddisfatta.
“Un attimo.” Davide tirò fuori il telefono dalla tasca dei jeans e compose un numero. “Luca? Sì, ho passato tutto… Sì, sì, l’importante è che sia finita. Sentimi, mi presti tremila euro? No? Quanto hai? Tutto qui? Va bene, portameli. Stasera ci sei? Passo da te. Ecco, i soldi ci sono. Allora, vieni?” chiese di nuovo, riponendo il telefono.
“Sei serio? Tutti i treni per il sud sono già pieni fino a settembre,” obiettò Sofia, scettica.
“Possiamo viaggiare con i mezzi, fare l’autostop. Dimmi piuttosto che hai paura,” sorrise lui.
“Non ho paura,” ribatté lei, sfidante. “È solo che… mamma non mi lascerebbe.”
“Ma sei pazza? In due con un ragazzo? Al sud? Sai che tipo di ragazze vanno là? No, non se ne parla proprio,” rispose la madre, scuotendo la testa per enfatizzare il suo rifiuto.
“Mamma, sono adulta. Non costringermi a scappare di nascosto.” La voce di Sofia tremò, le lacrime pronte a sgorgare.
“Cosa stai dicendo? Scappare da tua madre? E per chi?”
“Lo amo, mamma,” sussurrò Sofia, pronunciando l’argomento più sbagliato possibile.
“Piccola, hai tutta la vita davanti. Perché questa fretta? Finite gli studi, sposatevi, poi andate pure in vacanza,” disse la madre, stanca di insistere.
Sofia singhiozzò.
“Non riuscirò a dissuaderti, vero? Non voglio che ci separiamo da nemiche. Va’, ma promettimi che, se ci saranno problemi, mi chiamerai.”
“Te lo prometto, mamma.” Sofia corse ad abbracciarla. “Allora vado a preparare i bagagli?” Si staccò, guardandola negli occhi ancora umidi, come per assicurarsi che non stesse scherzando. “Partiamo domani mattina.”
“Come? Credevo mi avresti almeno fatto conoscere questo ragazzo!”
“Passerà a prendermi, lo vedrai. È una brava persona,” disse Sofia, già diretta verso la sua camera.
La madre scosse la testa e si trascinò in cucina, divisa tra dubbi e paure per i guai che inevitabilmente sarebbero piovuti addosso a tutti. E poi, maledicendo il marito che le aveva abbandonate, lasciandole sole. Se fosse stato lì, Sofia non avrebbe mai osato chiedere di partire con un ragazzo. Eppure, tenerla con la forza non era giusto. Forse stava esagerando? Le stoviglie tra le sue mani tintinnavano, riflettendo la sua incertezza.
Il mattino dopo, un breve squillo alla porta. La madre si irrigidì, chiedendosi se avesse sentito bene. Sofia era in bagno. Il campanello non suonò di nuovo. Alla fine aprì e trasalì: sulla soglia c’era un ragazzo sorridente con uno zaino in spalla.
“Buongiorno. Sono Davide,” si presentò, mostrando un sorriso smagliante.
La madre rimase senza parole. Dopo una notte insonne, faticava a ragionare.
“Arrivo!” Sofia spuntò dal bagno con lo spazzolino in mano.
La madre si riprese e lo invitò a entrare.
“Non si preoccupi, staremo attenti,” disse Davide.
Mentre la madre cercava di elaborare quelle parole, Sofia lo afferrò per mano e lo trascinò nella sua stanza. Pochi minuti dopo uscirono, lui con il suo zaino in spalla.
“Dobbiamo andare. Non preoccuparti, ti chiamerò.” Sofia baciò la madre sulla guancia.
“E la colazione?” si riprese la donna.
“Se possibile, ci dia qualcosa da mangiare per strada,” suggerì Davide, sorridendo.
“Certo, un attimo.” La madre corse in cucina e tornò con un sacchetto di panini e mele.
Chiuse la porta alle loro spalle, pensando di aver capito sua figlia. Con un ragazzo così, era difficile non innamorarsi.
“Dove andiamo?” chiese Sofia una volta in strada. “Sei piaciuto a mamma.”
“Ne sono felice. Alla stazione.”
Viaggiarono per due giorni, alternando treni e autostop, soffrendo il caldo e la fatica. Ma quando videro il mare, dimenticarono tutto e corsero verso l’acqua, lasciandosi cadere zaini e scarpe. Scoppiarono a ridere, schizzandosi a vicenda, mentre i bagnanti li guardavano divertiti.
Di giorno nuotavano, prendevano il sole, passeggiavano. Di notte, sdraiati sulla sabbia fresca, sognavano guardando le stelle. La stanza angusta che avevano affittato a poco prezzo sembrava sempre più scomoda.
Due settimane dopo, l’entusiasmo si affievolì. Erano stanchi della folla, del sole, e persino l’uno dell’altra. Scoprirono quanto fosse difficile vivere insieme ventiquattr’ore al giorno, separandosi solo per pochi minuti. Iniziarono a litigare, trovando difetti ovunque.
Ma al momento dei saluti in stazione, tutto fu dimenticato. DavideMentre si separavano, Sofia capì che a volte l’amore più vero è quello che sa lasciarci andare, senza rimpianti.