19marzo, Milano Pioveva forte contro il davanzale del monolocale che condivido con Chiara. Guardavo le gocce tracciarsi motivi strani sul vetro, mentre in cucina il rumore dei piatti si mescolava al suono dellacqua.
Ti va un tè? mi ha chiesto, asciugandosi le mani.
Sì, grazie ho risposto.
Conosco ogni suo passo, ogni suono dei suoi movimenti nella casa. Sono nove anni insieme, quasi un terzo di vita. Ci siamo incontrati al secondo anno della facoltà di giornalismo, in un dormitorio di periferia. Allora era tutto semplice: lezioni, chiacchiere notturne, la prima timida dolcezza senza parole. Decidemmo di andare a vivere insieme prima del tempo, prima che accadesse di capire davvero che cosa significasse.
Chiara ha posato davanti a me una tazza di tè alla menta e si è seduta accanto:
Mia madre ha chiamato. Ha chiesto del tuo progetto.
Che le hai risposto?
Che sei, come sempre, un perfezionista, e che le cose vanno piano.
Ha sorriso. La madre di Chiara, Irene, è sempre stata gentile con me; non ha mai chiesto di matrimonio né ha accennato a nipoti. È una donna rara. Anche gli amici non resistevano a chiedere: «Perché non vi sposate?» Oggi ho incrociato un nostro compagno di corso, e anche lui ha tirato fuori la stessa domanda.
Sai, ho detto improvvisamente, oggi mi è tornato in mente Alan Rickman.
Chiara ha alzato un sopracciglio.
Sempre lui? Il tuo modello.
No, è solo che… è un esempio di come si possa stare con la persona amata per quarantasette anni senza alcun cliché, oppure organizzarci una sontuosa cerimonia e divorziare lanno dopo.
È vero, i luoghi comuni non garantiscono nulla. Le statistiche sono dalla tua parte. ha replicato, sorridendo.
Chiara ha bevuto lultimo sorso di tè, fissando fuori dalla finestra.
Lena, dellufficio, ha divorziato, ha mormorato a bassa voce. È il suo terzo matrimonio. Dice che ogni volta credeva fosse quello definitivo.
E noi non abbiamo nemmeno iniziato, ho sorriso. Eppure siamo ancora insieme.
Sì, comunque siamo insieme ha confermato.
So che a volte Chiara pensa ai figli, anche se non lo dice apertamente. Lho notata mentre si fermava a guardare le vetrine dei negozi di abbigliamento per bambini, o quando sorride ai piccoli che giocano nel parco. Anchio desidero, a volte, ma non ora, non in questo piccolo appartamento, non con i miei progetti di graphic designer freelance che vanno e vengono. Forse un giorno.
Ho paura di diventare come i miei genitori, ho ammesso allimprovviso. Sai, loro hanno vissuto tutta la vita facendo finta di una famiglia per gli altri, per i parenti, per i vicini. Ma in realtà non parlavano mai davvero.
Chiara ha posato la mano sulla mia.
Tu non sei tuo padre. E io non sono mia madre, che comunque è una donna incredibile. Noi siamo noi.
Ma se ci sposassimo ho interrotto.
Se ci sposassimo, nulla cambierebbe, Antonio. Al massimo avrei un nuovo cognome sul passaporto. Continuaremo a litigare per i piatti non lavati, a ridere delle serie televisive sciocche, tu a sonnecchiare sul laptop e io a coprirti con una coperta.
Lho guardata negli occhi, sulle rughette che il tempo ha dipinto intorno al naso, sui nei del collo, sulle mani che conosco meglio delle mie.
E i figli? ho chiesto a bassa voce.
Chiara ha sospirato.
Non lo so. Vuoi dei figli adesso? No. Ho paura di non farcela? A volte. Se arriverà il momento, lo vorrei solo con te, e solo se anche tu lo desideri, senza ultimatum.
Poi ha sorriso.
Oggi Lena mi ha detto al lavoro che mi invidia, perché noi due siamo veri, senza maschere, senza giochi. Anche senza un timbro di matrimonio.
Il silenzio è tornato, interrotto solo dal rumore della pioggia.
Una settimana dopo, Chiara è andata a prendere un caffè con la sorellina più giovane, Annamaria, che si è sposata due anni fa e ora è al sesto mese di gravidanza.
Come va? ha chiesto Annamaria, mordicchiando un pezzo di cheesecake. Scusa, mangio come una pazza, è tutto per il piccolo.
Come al solito, lavoro, casa, te ha risposto Chiara, sorridendo.
Annamaria ha messo giù il cucchiaio e ha guardato Chiara con intensità.
Kati Non è che mi intrometta, vero? Solo che vi siete sistemati? Sono quasi dieci anni. Io e Sergio ci sposeremo fra un anno e mezzo, e tutti ci dicono che stiamo tirando.
Da noi è diverso, Anna. Non tiriamo. Viviamo.
Però vuoi una famiglia? Dei figli? ha aggiunto, poggiando una mano sul suo pancione. Prima pensavo di non essere pronta, ma ora vedo quelle due linee, quellondata di amore, quella felicità Non temere linstinto materno; scoppierà appena il bambino sarà reale.
Non ho paura dei bambini, ha risposto Chiara con dolcezza. Né del matrimonio. Ho paura solo di farlo per obbligo, perché è il momento o perché tutti lo fanno. Io e Antonio abbiamo una storia tutta nostra, diversa dalla tua, ma è nostra, ed è vera.
E se lui non sarà mai pronto? ha chiesto Annamaria, quasi a sussurro. Scusa, mi preoccupo per te.
Chiara ha stretto la sua mano.
Il peggior incubo non è che lui non sia pronto. È che lo facesse solo per sembrare. Io lo sentirei, lo capirei. Ma così sono felice con lui ogni giorno, anche quando litighiamo. Non è sufficiente?
Annamaria ha lasciato scivolare una lacrima sul ciglio dellocchio.
Scusa, forse è solo il ciclo ormonale. Voglio solo il meglio per te.
Ho già tutto: cheesecake, sorella, e Antonio che mi aspetta a casa.
Qualche giorno dopo, lo stesso discorso è avvenuto tra me e mio padre, Luigi, che è venuto allimprovviso a trovarmi. Non ci vedevamo spesso, i contatti si limitavano a brevi telefonate durante le feste. Luigi ha osservato lappartamento modesto, si è seduto su una sedia che gli ho offerto.
Come va, figlio mio? tua madre ti manda un abbraccio.
Tutto bene, lavoro.
E Chiara?
È al lavoro, tornerà verso le sette.
Un silenzio imbarazzato è caduto. Luigi girava tra le dita le chiavi della sua vecchia Lancia.
Ascolta, Antonio forse non è il mio posto, ma tua madre è preoccupata. E noi abbiamo visto su Instagram le foto della sorella di Chiara incinta, belle foto.
Il mio cuore si è stretto.
Papà, se parliamo di matrimonio e figli
No, no, ha sventolato la mano, ma gli occhi tradivano il pensiero. Vedo voi due da nove anni. È serio, è importante. Voglio dirti che sei stato bravo, che non ripeti gli errori nostri.
Ho alzato lo sguardo, sorpreso.
I miei genitori si sono sposati solo perché eravamo quasi pronti. Poi ci ricordavano continuamente: Se non fosse per te, non avrei studiato, non avrei carriera. È una stupidaggine, ma è colpa nostra. Un certificato di matrimonio non ricuce ciò che è rotto; a volte anzi impedisce di separarsi bene, finché non ci si odia davvero.
Padre ha rimarcato che non vede il matrimonio come qualcosa di negativo, ma come responsabilità grande, giusta.
Ne parli sempre con Chiara? ha chiesto.
Sempre, ho esalato.
Bene. Limportante è che siate sulla stessa onda. Il resto verrà o no, a seconda di voi, non perché i genitori hanno aspettato.
Abbiamo poi parlato di lavoro, lui si è scusato per non restare a cena, colpevole degli impegni. Prima di andare, gli ho chiesto:
Papà, ti penti?
Luigi ha aggiustato il cappotto, riflettendo.
Di aver sposato tua madre? No. Di aver rovinato le cose sì, ogni giorno. Custodisci quello che hai, figlio. Un timbro non è unarmatura.
La sera ho raccontato tutto a Chiara, avvolta nei cuscini.
Sai, Annamaria è passata anche a chiedermi. ha detto. E ho risposto che sono felice così, così comè.
Lho abbracciata, tirandola più vicino. Fuori la pioggia ricominciava.
Manca ancora qualcosa, ha sussurrato al mio petto.
Cosa? ho chiesto, e il cuore ha battuto più forte.
Che smetta a volte di brontolare di notte quando perdo a scacchi online.
Ho riso; Chiara ha alzato lo sguardo e mi ha baciato. In quel momento ho capito che il nostro treno non è fermo. Cammina lentamente, ma con certezza, sul sentiero che costruiamo insieme, giorno dopo giorno, conversazione dopo conversazione. La stazione chiamata Per Sempre non è un punto sulla mappa, ma il percorso stesso.
Nove anni di depressione dopo progetti falliti, turni notturni, tre traslochi, la malattia della madre di Chiara, tutti superati senza spezzarci.
Chiara, le ho detto.
Sì?
Grazie, per essere te stessa.
Si è voltata, ha mostrato quel sorriso che adoro, un po stanco ma caldo:
Anchio ti amo.
Mi sono avvicinato alla finestra, osservando le luci rare della città. Non so cosa ci riserverà il prossimo anno, i prossimi cinque, i prossimi dieci. So solo che domani mattina mi sveglierò accanto a Chiara.






