Niente Matrimonio

**26 Settembre**

Avevo vent’anni quando la vita mi mise di fronte a una scelta. Mia figlia, Fiammetta, aveva appena finito l’istituto magistrale con il massimo dei voti. Sognava di iscriversi all’università a Firenze, ma il destino decise altrimenti. Un incidente stradale mi ridusse su una sedia a rotelle. Mia moglie, Rosaria, prese un congedo per assistermi finché non mi fossi abituato.

Fiammetta rinunciò all’università. “Andrò l’anno prossimo,” diceva, mentre iniziava a lavorare come maestra nella scuola del paese. I dottori promettevano che avrei potuto camminare di nuovo con fisioterapia e farmaci. Rosaria vendette la casa al mare per pagare tutto, ma io non mi alzai mai da quella maledetta sedia.

“Basta sprecare soldi,” sbottai un giorno. “Non camminerò più.”

Diventai un uomo amaro. Rosaria era la mia ombra. Se la chiamava, doveva correre. “Perché non vai in cucina da solo?” si lamentava mentre la cena bruciava. “La mia vita è bruciata, e tu piangi per la pasta!” le urlavo. A volte, ubriaco, le tiravo un bicchiere.

“Mamma, smettila di comprargli il vino,” implorava Fiammetta. Ma Rosaria sospirava: “Se non glielo do, urla ancora di più.”

Una sera, stanca dopo una giornata di scuola, Fiammetta perse la pazienza. “Basta! Se hai sete, vai in cucina da solo. Io devo preparare le lezioni!” Da quel giorno, mi sforzai di fare da solo.

Rosaria mi ripeteva: “Sei vivo, questo è ciò che conta.” Ma io sapevo di essere solo un peso.

***

Un autunno piovoso, Fiammetta incontrò Massimo. Un camionista rozzo ma onesto, che la caricò sotto la pioggia mentre aspettava l’autobus. “Se hai bisogno, chiamami,” le disse, passando subito al “tu”. Iniziò a venirla a prendere dopo scuola, con panini fatti da sua madre e caffè dal thermos.

Rosaria lo trovò un buon partito. “Sposalo, prima che la giovinezza sfugga,” diceva. Ma Fiammetta non lo amava. Lui parlava solo di soldi, di feste di nozze e di comprare un’auto migliore. Non le portava mai fiori, solo praticità.

Poi arrivò Matteo. Un vecchio amico d’infanzia, tornato per il compleanno della nonna. Lo sguardo tra loro bastò a far capire tutto. Lui le mandava messaggi dolci, le regalava fiori di campo, e il cuore di Fiammetta batteva forte solo al pensiero di lui.

Massimo, geloso, la trascinò a casa sua una sera, ignorando che Rosaria fosse finita all’ospedale. Fiammetta fuggì, incontrando Matteo per strada, che la portò dalla madre.

“Non sposerò Massimo,” disse a Rosaria il giorno dopo. “Meglio sola.”

Matteo tornò a Roma, ma due settimane dopo organizzò una visita specialistica per me. Un’operazione e mesi di riabilitazione, e al loro matrimonio c’ero in piedi, con le stampelle.

**Morale**: La vita ci colpisce, ma a volte ci regala anche una seconda occasione. Basta saperla riconoscere.

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