Nipoti Offese

**Le Nipoti Offese**

Oggi, quando sono tornata a casa con le bambine, sono scoppiate in lacrime. Avevano appena passato del tempo con la nonna e tornavano distrutte.

“Mamma, la nonna non ci vuole bene…” singhiozzavano insieme. “A Luca e Sofia permette tutto, mentre a noi dice sempre ‘non toccate’, ‘non disturbate’, ‘andate in un’altra stanza’.”

Ho stretto le labbra. Il cuore mi si è stretto dal dolore. L’avevo già vissuto tante volte, ma sentirlo dalle mie figlie è stato devastante.

Mia suocera, Valeria Romano, non ha mai mostrato affetto per le mie figlie. Invece, i figli di sua figlia, Luca e Sofia, li adorava. A loro tutto, agli altri le briciole. O meno.

Un tempo cercavo di ignorarlo. Mi convincevo che fosse difficile per lei, che avesse un carattere complicato. Ma col tempo è diventato chiaro: per Valeria, alcuni nipoti erano “veri” e altri no. Nemmeno il sangue bastava, se non venivi dalla donna “giusta”.

Le bambine mi hanno raccontato di quando la nonna le ha sgridate perché ridevano troppo forte e poi, cinque minuti dopo, ha permesso a Luca di far sfrecciare le macchinine sul pavimento, facendo un casino ben peggiore. O quando ha portato una torta e l’ha offerta agli “ospiti”, mentre a loro ha dato solo un tè.

Il peggio è stato quando le ha mandate a casa da sole. Sulla strada fredda, attraversando un terreno desolato. Avevano sette anni. Avevano paura dei cani, tremavano per il freddo. E Valeria non si è nemmeno preoccupata di avvisarci.

Quando l’ho scoperto, non ho trattenuto le lacrime. Ho chiamato mia suocera, ma lei ha solo sbuffato:

“Devono imparare a cavarsela. Alla loro età io già andavo al mercato da sola.”

Dopo quella discussione, mio marito, Marco, per la prima volta ha litigato seriamente con sua madre. Non ha urlato. Ha solo detto:

“Mamma, se non riesci a essere una nonna per tutti i tuoi nipoti, allora non esserlo affatto.”

Sono passati anni. Le bambine sono cresciute, diventando intelligenti e gentili. E ormai non chiedono più di andare dalla nonna. Valeria… è invecchiata. I dottori la visitano spesso, le medicine hanno preso il posto dei dolci, e la TV quello delle chiacchiere.

Ha provato a chiamare i nipoti. Ha chiamato Luca, ma era occupato. Sofia ha detto di essere impegnata con lo studio. Allora si è ricordata di quelle “non sue”.

“Che vengano, che puliscano, che portino la spesa. Sono pur sempre loro nonna…”

Ho ascoltato, ho taciuto un momento, poi ho risposto:

“Lei è la loro nonna? E loro, per lei, chi sono? Ricorda quando ha detto: ‘Non vi ho chiamate io’? Ebbene, non verranno. Perché se lo ricordano fin troppo bene.”

La telefonata è finita lì. E nella casa della nonna è tornato il silenzio. Solo che adesso… è definitivo. E senza rimedio.

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