Non andare via, mamma. Una storia di famiglia italiana La saggezza popolare dice: l’uomo non è una noce, non si può capire subito. Ma Tamara Rossi era convinta che fosse una sciocchezza, lei sì che capiva subito che tipo di persona aveva davanti! Mila, sua figlia, si era sposata un anno prima. Tamara Rossi aveva sempre sognato che la figlia trovasse un bravo ragazzo, che arrivassero dei nipoti. E lei, la nonna, sarebbe diventata il cuore di una grande famiglia, come una volta. Ruslan si era rivelato un ragazzo sveglio e, di conseguenza, anche benestante. E sembrava pure molto fiero di tutto questo! Vivendo però da soli, con la casa di proprietà di Ruslan, sembrava che dei suoi consigli non avessero bisogno! Aveva una cattiva influenza su Mila! Questa situazione non era certo quella che Tamara aveva immaginato. E Ruslan iniziava a darle davvero fastidio. – Mamma, non capisci, Ruslan è cresciuto senza genitori. Si è fatto da solo, è forte e buono, davvero, – insisteva Mila. Ma Tamara Rossi continuava a storcere il naso, trovando sempre nuovi difetti a Ruslan. Ormai vedeva in lui solo un impostore nei confronti di sua figlia! Sentiva che era suo dovere di mamma aprire gli occhi alla figlia, prima che fosse troppo tardi! Nessuna vera istruzione, testardo, senza interessi! Passava i fine settimana davanti alla TV, perché “era stanco, evidentemente”! E con uno così sua figlia voleva passare la vita? Neanche per sogno, Mila un giorno le avrebbe detto grazie. E i bambini? I suoi nipoti, cosa avrebbero potuto imparare da un padre così!? Insomma, Tamara Rossi era molto delusa. E anche Ruslan, accorgendosi dell’atteggiamento della suocera, aveva iniziato a evitarla. Ormai si sentivano sempre meno e Tamara Rossi aveva addirittura smesso di andare a casa loro. Il papà di Mila, uomo di buon cuore e sapendo com’era la moglie, preferì mantenersi neutrale. Un giorno però, a tarda sera, Mila telefonò a Tamara Rossi con voce agitata: – Mamma, non te l’avevo detto, ma sono via per lavoro due giorni. Ruslan si è preso un malanno in cantiere, è tornato a casa prima perché non stava bene. Adesso chiamo ma non risponde… – Mila, perché mi dici queste cose? – sbottò Tamara Rossi, – voi volete fare tutto da soli, ci avete escluso dalla vostra vita! E se io non stessi bene, a voi interesserebbe? Mi chiami pure la notte per dirmi che Ruslan si è ammalato? Sei fuori di testa? – Mamma… – la voce di Mila tremava, era davvero preoccupata, – perdonami, mi ha ferito il fatto che tu non voglia capire quanto ci vogliamo bene. Dici che Ruslan è un buono a nulla, ma non è vero! Come fai a pensare che io, tua figlia, possa amare una persona cattiva? Non ti fidi davvero di me? Tamara Rossi rimase in silenzio. – Mamma, ti prego, tu hai la chiave di casa nostra. Vai a vedere, ho paura sia successo qualcosa a Ruslan! Ti supplico, mamma! – Va bene, solo per te, – accettò Tamara e andò a svegliare il marito. Nessuno apriva la porta, così Tamara usò le proprie chiavi. Entrarono – buio, magari non c’era davvero nessuno? – Forse non è nemmeno a casa? – ipotizzò il marito, ma Tamara Rossi lo fissò severa. Anche a lei era passata l’ansia di Mila. Entrò in salotto e sbiancò: Ruslan era disteso sul divano in una strana posizione e aveva la febbre altissima! Il medico del 118 riuscì a rianimarlo: – Tranquilli, vostro figlio sembra abbia avuto una complicazione da un’influenza. L’ha trascurata, lavora troppo, vero? – chiese premuroso a Tamara. – Sì, lavora tanto, – disse Tamara, annuendo. – Andrà tutto bene, misurate spesso la febbre e chiamateci se peggiora. Ruslan dormiva e Tamara Rossi si sedette accanto, sentendosi a disagio: era accanto al tanto detestato genero. Era pallido, con i capelli sudati sulla fronte, e lo guardò con compassione. Nel sonno sembrava più giovane, e aveva un’espressione dolce, diversa dal solito. – Mamma… – sussurrò all’improvviso Ruslan in dormiveglia, stringendole la mano, – non andare via, mamma. Tamara si bloccò, ma non trovò il coraggio di ritirare la mano. Rimase lì tutta la notte. All’alba chiamò Mila: – Mamma, scusa, torno presto, non serve che restiate, penso si sistemerà tutto. – Certo che si sistemerà, è già passato tutto, – sorrise Tamara, – ti aspettiamo, qui va tutto bene. ***** Alla nascita del primo nipotino, Tamara Rossi si offrì subito di aiutare. Ruslan, riconoscente, le baciò la mano: – Vedi Mila? Ti preoccupavi per niente, la mamma ci darà una mano. Così Tamara, orgogliosa del piccolo Tommaso tra le braccia, girava per casa parlandogli: – Ecco qui Tommy, che fortuna hai avuto: hai dei genitori meravigliosi, e pure i nonni! Sei davvero fortunato! Dunque, il detto aveva ragione: l’uomo non è una noce, ci vuole tempo per capirlo davvero. Solo l’amore può mettere tutto a posto. Non andare via, mamma. Storia di una famiglia italiana

Non andare via, mamma. Una storia di famiglia

C’è un detto antico che dice: luomo non è una castagna, non lo puoi rompere al primo colpo.

Ma Assunta Bellini pensava fosse una sciocchezza; lei, che di persone se ne intendeva eccome!

Giulia, la sua unica figlia, si era sposata appena un anno prima.

Assunta aveva tanto desiderato che la figlia trovasse un bravo ragazzo, che arrivassero dei nipotini. E lei, come nonna, sarebbe tornata al centro di una grande famiglia, proprio come una volta.

Andrea sembrava tuttaltro che uno sciocco, e neppure povero, anzi. Di questo, forse, andava anche fiero. Però, da subito, avevano scelto di andare a vivere nella casa di lui e, a quanto pareva, non avevano bisogno dei suoi consigli!

Assunta era certa che Andrea non fosse una buona influenza per Giulia!

Questo tipo di rapporto non si sposava affatto con i progetti che Assunta aveva in mente. Andrea oramai le era diventato sempre più insopportabile.

Mamma, non capisci: Andrea è cresciuto in un istituto, si è fatto tutto da solo, è una persona forte, molto buona si addolorava Giulia.

Assunta però continuava a stringere le labbra, trovando sempre nuovi difetti in Andrea.

Ormai le sembrava tuttaltro da come si era presentato davanti a sua figlia! E sentiva fosse suo dovere di madre aprire gli occhi a Giulia, prima che fosse troppo tardi!

Nessuna laurea, di poche parole, senza interessi!

Nel fine settimana passava le giornate davanti alla televisione, perché era stanco, diceva lui!

E sua figlia avrebbe dovuto passare la vita con uno così? Mai! Giulia un giorno le avrebbe detto grazie.

E quando sarebbero arrivati i bambini, i suoi nipotini, che esempio avrebbero avuto con un padre così?

In sostanza, Assunta era profondamente delusa. Anche Andrea, ormai percependo lantipatia della suocera, aveva iniziato a evitare ogni occasione di incontro.

I rapporti si fecero sempre più rari e Assunta, col tempo, smise persino di andare a trovarli a casa loro.

Il marito di Assunta, Giovanni, uomo dal cuore grande, conoscendo bene la moglie, preferì restare neutrale.

Una sera, quasi a notte fonda, Giulia telefonò ad Assunta e aveva la voce piena dansia.

Mamma, non te lho detto, sono partita per due giorni per lavoro. Andrea, che lavora in cantiere, è tornato a casa prima perché non si sentiva bene, si era già preso un malanno. Lo chiamo e non risponde al telefono.

Giulia, perché mi racconti tutto ciò?, sbottò Assunta, fate sempre di testa vostra, a noi non pensate mai! E se fossi io a non stare bene? Nessuno se ne preoccuperebbe!

E poi mi chiami di notte solo per dirmi che Andrea ha la febbre? Ma ti rendi conto?

Mamma la voce di Giulia tremava, era davvero spaventata, scusami, mi dispiace solo che tu non voglia capire che ci vogliamo bene. Tu dici che Andrea non vale niente, ma non è vero! Come puoi pensare che una figlia tua possa amare una cattiva persona, credi che non sappia scegliere?

Assunta rimase in silenzio.

Mamma, ti prego hai una copia delle chiavi di casa nostra. Per favore, andate a vedere come sta Andrea. Sento che cè qualcosa che non va! Ti prego, mamma!

Va bene, solo per te, e Assunta andò a svegliare il marito Giovanni.

Suonarono alla porta di Giulia, ma nessuno rispose, così Assunta aprì col suo mazzo di chiavi.

Entrarono e tutto era buio, forse non cera nessuno?

Secondo me non è a casa, mormorò Giovanni, ma Assunta lo guardò severa. Lagitazione della figlia cominciava a contagiarla.

Entrò nella stanza e restò sconvolta. Andrea era sdraiato sul divano, in una posizione strana. Aveva la fronte bollente!

Il medico della guardia medica lo fece riprendere.

Non si preoccupi, vostro figlio devessersi preso le complicazioni di una forte influenza. Ha continuato a lavorare? chiese con tono premuroso ad Assunta.

Sì, lavora tanto, assentì lei.

Ora va tenuto sotto controllo, se la febbre non dovesse scendere, chiamate subito.

Andrea si addormentò, e Assunta rimase accanto a lui, nel suo vecchio poltrone, con un senso di strana inquietudine: era lì, alla veglia del genero che aveva tanto detestato.

Andrea dormiva con la pelle pallida, i capelli sudati sulla fronte. E in quel momento le fece tenerezza. Nel sonno pareva più giovane, il volto meno duro.

Mamma sussurrò allimprovviso Andrea nel dormiveglia, stringendole la mano, non andare via, mamma.

Assunta rimase di sasso, ma non osò sottrarre la mano dalla sua.

Vegliò accanto a lui fino allalba.

Non era ancora giorno quando Giulia chiamò:

Mamma, perdonami, torno a casa tra poco, non occorre che tu rimanga lì, andrà tutto bene, ormai.

Tranquilla, amore, va già molto meglio rispose Assunta con un sorriso che traspariva tra le parole, ti aspettiamo, qui va tutto bene adesso.

*****

Quando nacque il suo primo nipotino, Assunta si offrì subito di aiutare.

Andrea, con gratitudine, le baciò la mano:

Visto, Giulia? Dicevi che mamma non ci avrebbe mai dato una mano!

E Assunta, con orgoglio, portava a spasso il piccolo Tommaso per la casa, mormorandogli allegramente:

Ecco qui, Tommasino, che fortuna hai: i genitori migliori del mondo, e la nonna e il nonno che ti vogliono bene! Sei proprio un bimbo felice, sai?

Alla fine aveva ragione il proverbio: luomo non è una castagna, non lo rompi subito.

Solo lamore permette di capire davvero tutto.

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Non andare via, mamma. Una storia di famiglia italiana La saggezza popolare dice: l’uomo non è una noce, non si può capire subito. Ma Tamara Rossi era convinta che fosse una sciocchezza, lei sì che capiva subito che tipo di persona aveva davanti! Mila, sua figlia, si era sposata un anno prima. Tamara Rossi aveva sempre sognato che la figlia trovasse un bravo ragazzo, che arrivassero dei nipoti. E lei, la nonna, sarebbe diventata il cuore di una grande famiglia, come una volta. Ruslan si era rivelato un ragazzo sveglio e, di conseguenza, anche benestante. E sembrava pure molto fiero di tutto questo! Vivendo però da soli, con la casa di proprietà di Ruslan, sembrava che dei suoi consigli non avessero bisogno! Aveva una cattiva influenza su Mila! Questa situazione non era certo quella che Tamara aveva immaginato. E Ruslan iniziava a darle davvero fastidio. – Mamma, non capisci, Ruslan è cresciuto senza genitori. Si è fatto da solo, è forte e buono, davvero, – insisteva Mila. Ma Tamara Rossi continuava a storcere il naso, trovando sempre nuovi difetti a Ruslan. Ormai vedeva in lui solo un impostore nei confronti di sua figlia! Sentiva che era suo dovere di mamma aprire gli occhi alla figlia, prima che fosse troppo tardi! Nessuna vera istruzione, testardo, senza interessi! Passava i fine settimana davanti alla TV, perché “era stanco, evidentemente”! E con uno così sua figlia voleva passare la vita? Neanche per sogno, Mila un giorno le avrebbe detto grazie. E i bambini? I suoi nipoti, cosa avrebbero potuto imparare da un padre così!? Insomma, Tamara Rossi era molto delusa. E anche Ruslan, accorgendosi dell’atteggiamento della suocera, aveva iniziato a evitarla. Ormai si sentivano sempre meno e Tamara Rossi aveva addirittura smesso di andare a casa loro. Il papà di Mila, uomo di buon cuore e sapendo com’era la moglie, preferì mantenersi neutrale. Un giorno però, a tarda sera, Mila telefonò a Tamara Rossi con voce agitata: – Mamma, non te l’avevo detto, ma sono via per lavoro due giorni. Ruslan si è preso un malanno in cantiere, è tornato a casa prima perché non stava bene. Adesso chiamo ma non risponde… – Mila, perché mi dici queste cose? – sbottò Tamara Rossi, – voi volete fare tutto da soli, ci avete escluso dalla vostra vita! E se io non stessi bene, a voi interesserebbe? Mi chiami pure la notte per dirmi che Ruslan si è ammalato? Sei fuori di testa? – Mamma… – la voce di Mila tremava, era davvero preoccupata, – perdonami, mi ha ferito il fatto che tu non voglia capire quanto ci vogliamo bene. Dici che Ruslan è un buono a nulla, ma non è vero! Come fai a pensare che io, tua figlia, possa amare una persona cattiva? Non ti fidi davvero di me? Tamara Rossi rimase in silenzio. – Mamma, ti prego, tu hai la chiave di casa nostra. Vai a vedere, ho paura sia successo qualcosa a Ruslan! Ti supplico, mamma! – Va bene, solo per te, – accettò Tamara e andò a svegliare il marito. Nessuno apriva la porta, così Tamara usò le proprie chiavi. Entrarono – buio, magari non c’era davvero nessuno? – Forse non è nemmeno a casa? – ipotizzò il marito, ma Tamara Rossi lo fissò severa. Anche a lei era passata l’ansia di Mila. Entrò in salotto e sbiancò: Ruslan era disteso sul divano in una strana posizione e aveva la febbre altissima! Il medico del 118 riuscì a rianimarlo: – Tranquilli, vostro figlio sembra abbia avuto una complicazione da un’influenza. L’ha trascurata, lavora troppo, vero? – chiese premuroso a Tamara. – Sì, lavora tanto, – disse Tamara, annuendo. – Andrà tutto bene, misurate spesso la febbre e chiamateci se peggiora. Ruslan dormiva e Tamara Rossi si sedette accanto, sentendosi a disagio: era accanto al tanto detestato genero. Era pallido, con i capelli sudati sulla fronte, e lo guardò con compassione. Nel sonno sembrava più giovane, e aveva un’espressione dolce, diversa dal solito. – Mamma… – sussurrò all’improvviso Ruslan in dormiveglia, stringendole la mano, – non andare via, mamma. Tamara si bloccò, ma non trovò il coraggio di ritirare la mano. Rimase lì tutta la notte. All’alba chiamò Mila: – Mamma, scusa, torno presto, non serve che restiate, penso si sistemerà tutto. – Certo che si sistemerà, è già passato tutto, – sorrise Tamara, – ti aspettiamo, qui va tutto bene. ***** Alla nascita del primo nipotino, Tamara Rossi si offrì subito di aiutare. Ruslan, riconoscente, le baciò la mano: – Vedi Mila? Ti preoccupavi per niente, la mamma ci darà una mano. Così Tamara, orgogliosa del piccolo Tommaso tra le braccia, girava per casa parlandogli: – Ecco qui Tommy, che fortuna hai avuto: hai dei genitori meravigliosi, e pure i nonni! Sei davvero fortunato! Dunque, il detto aveva ragione: l’uomo non è una noce, ci vuole tempo per capirlo davvero. Solo l’amore può mettere tutto a posto. Non andare via, mamma. Storia di una famiglia italiana