«Non chiamarmi più, sono occupata!» — urlai al telefono. E lei non chiamò mai più…

«Non chiamarmi più, mamma, sono occupata!» ho urlato nel telefono. E mia madre non chiamò più…

Mi chiamo Chiara Rossi e vivo in Venezia, dove il campanile di San Marco svetta tra i canali, muto ricordo di un tempo che fu. Quel giorno non lo dimenticherò mai. «Non chiamarmi più, mamma, sono occupata!» ho sbottato al telefono, riattaccando con rabbia. In quel momento, credevo di avere ragione. Il lavoro mi schiacciava come una morsa, le scadenze bruciavano, i nervi erano tesi al massimo. Le sue chiamate quel solito «Hai mangiato? Come va? Sei stanca?» mi facevano uscire dai gangheri. Affogavo nelle sue attenzioni, mi mancava laria per vivere la mia vita. In quel momento, volevo solo silenzio.

E lei tacque. Non chiamò quel giorno, né il successivo, né una settimana dopo. Allinizio non ci feci neanche caso ero troppo immersa nel mio caos. Quella quiete mi piaceva: nessuno che rompesse con domande inutili, che mi ricordasse quanto fossi schiava di me stessa. Ero libera almeno, così credevo. Passarono due settimane. Una sera, seduta da sola con una tazza di caffè freddo, mi resi conto allimprovviso: perché la sua voce non echeggiava più nella mia testa? «Si è offesa? Orgoglio ferito?» pensai, lanciando unocchiata al telefono. Nessuna chiamata persa, nessun messaggio. Niente.

Sospirai e decisi di chiamarla io. Il telefono squillò a vuoto, nessuno rispose. «Ecco, visto che lho mandata via, ora mi ignora», sbuffai, seccata dalla sua testardaggine. Il giorno dopo riprovai di nuovo silenzio. Un groppo freddo mi serrò il petto. E se le fosse successo qualcosa? Mi tornarono in mente le sue parole, dette una volta con dolcezza: «Sarò sempre qui, se vorrai parlare». E se ora non potesse più esserci? Il cuore mi si strinse dal terrore.

Lasciai tutto lavoro, impegni, progetti e corsi da lei, nella casa in campagna vicino a Verona dove viveva da anni. Aprendo la porta con le mie chiavi, sentivo il sangue pulsare alle tempie. Dentro, cera un silenzio tombale. «Mamma?» chiamai, la voce tremante. Nessuna risposta. Era sdraiata sul letto, il telefono stretto tra le mani rigide. Occhi chiusi, viso sereno, come se dormisse. Ma sapevo che non cera più.

Sul comodino, una tazza di tè freddo, intatto, simbolo della sua solitudine. Accanto, un vecchio album. Lo aprii con mani tremanti: nella prima pagina cera una mia foto da piccola, seduta sulle sue ginocchia, mentre lei mi abbracciava sorridendo. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, un nodo mi chiuse la gola. «Quando è successo? Ha provato a chiamarmi? Voleva salutarmi?» Afferrai il suo telefono le mani mi tremavano come per la febbre. Lultimo numero chiamato era il mio. La data: quel maledetto giorno in cui le avevo urlato di lasciarmi in pace. Aveva obbedito. Non aveva più chiamato.

Ora sono io a chiamare. Ogni giorno, ogni sera. Digito il suo numero, ascolto gli squilli infiniti, sperando in un miracolo che non arriverà mai. Il silenzio nella cornetta fa più male di un coltello. Immagino mentre giaceva sola, stringendo il telefono, in attesa della mia voce, mentre io la respingevo con crudeltà. Lavoro, stress, impegni tutto ciò che sembrava importante è crollato, lasciandomi un vuoto che nulla può riempire. Voleva solo prendersi cura di me, e io lho vista come un peso. Ora capisco: le sue chiamate erano il filo che ci teneva unite, e sono stata io a spezzarlo.

Cammino per casa sua, tocco le sue cose una coperta logora, una tazza sbiadita, lalbum di foto dove siamo felici. Ogni oggetto grida ciò che ho perso. Se nè andata senza salutarmi, perché non le ho dato la possibilità. Le mie ultime parole «non chiamarmi!» sono state la sua condanna e la mia maledizione. Grido nel vuoto, la chiamo, ma sento solo leco della mia colpa. Lei non chiamerà più, e io continuerò a cercarla sperando che, da qualche parte, mi perdoni. Ma il silenzio è lunica risposta, e con esso devo vivere, portando questo dolore come un fardello insostenibile.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

fourteen + fifteen =

«Non chiamarmi più, sono occupata!» — urlai al telefono. E lei non chiamò mai più…