Non come in una serie, ma il cuore ha scelto comunque

Non come nelle soap opera, ma il cuore aveva scelto comunque il suo destino

Caterina adorava le telenovele. Credeva che la vera vita potesse essere altrettanto vivace come sullo schermo: colpi di scena, tempeste di emozioni, drammi e lieto fine. Ma la sua realtà era diversa — grigia, monotona e malinconica. Viveva in un paesino vicino a Verona, e persino il matrimonio non aveva portato la felicità sognata da ragazza.

Marco, suo marito, all’inizio sembrava affettuoso e affidabile. Ma dopo tre anni di unione, annunciò all’improvviso:

— Me ne vado. Non ce la faccio più qui. Mi sento soffocare. Sono fatto per la città, Caterina.

— Cosa intendi? Stavamo bene insieme — tentò di trattenerlo.

— Tu stavi bene, io no — tagliò corto lui, infilando due camicie in una borsa sbiadita prima di sparire senza voltarsi.

Le voci nel paese volarono in un attimo. Le comari spettegolavano:

— Marco ha piantato Caterina, è scappato a Mantova. Di sicuro c’è un’altra donna.

Caterina taceva. Non piangeva, non si lamentava. Semplicemente viveva. A casa dei genitori non c’era posto per lei — il fratello, sua moglie e i loro quattro figli occupavano ogni angolo. Figli, lei non ne aveva.

— Forse Dio mi ha protetta. Con uno come Marco, non sarebbe stato un buon padre — pensava, osservando i bambini dei vicini.

Di sera si sedeva davanti alla televisione, immobile nell’attesa dell’episodio successivo — dove si tradiva, si amava, si soffriva. Le trame le bruciavano il cuore. Dopo quelle visioni, faticava a prendere sonno.

E al mattino, tutto ricominciava — maiali, oche, galline, il vitellino Nino. Non nel recinto, lo legava dietro l’orto. Una volta la vicina gridò:

— Caterina, il tuo vitello corre per il paese, si è liberato!

Uscì di corsa — Nino cozzava contro la staccionata, infilzando col muso il legno marcio.

— Nino, ti prego, fermati — lo supplicava, agitando un pezzo di pane. Lui scuoteva la testa, scalciava. Con uno strappo, spaventò uno stormo di anatre.

Come sempre, arrivò in aiuto Davide — il trattorista, suo ex compagno di scuola. Afferrò il vitello, lo legò con destrezza. Caterina lo osservò — mani robuste, muscoli che si intravedevano sotto la camicia. E all’improvviso, qualcosa dentro di lei si contorse: quanto desiderava essere abbracciata proprio da quelle mani…

— Ma che sto pensando, sono impazzita — arrossì. — Come una gatta in calore.

Si vergognò. Davide viveva con Gina, una donna alta e imponente, che una sera, dopo una festa, aveva approfittato del suo stato ubriaco per restare. Aveva portato con sé la figlia di un primo matrimonio. Da allora, vivevano insieme, senza formalità.

Caterina divorziò da Marco in fretta — non appena lui sparì. Altri pretendenti arrivarono, le chiesero persino di sposarli, ma il suo cuore restò muto. E adesso eccolo, Davide, l’ex compagno che all’improvviso la guardava diversamente, con una luce nuova. Sentiva il suo sguardo addosso, caldo come brace. E aveva paura. Paura che Gina lo scoprisse, che spargesse la voce in paese.

Ma Davide ogni giorno passava accanto al suo campo, dove prima non metteva piede. Lei si alzava prima, fingendo di zappare l’orto — in realtà, aspettava i suoi passi. I loro sguardi si incrociavano, e nei suoi occhi c’era qualcosa che Marco non ebbe mai — calore, persino tenerezza.

Poi Marco tornò. Come se non fosse mai partito.

— Mi riprendi? — chiese con la solita smorfia.

— Perché la città non ti ha voluto?

Ma il suo cuore non batté più forte. Niente. Capì che l’amore non c’era mai stato. O forse era morto da tempo.

Lui rimase in casa — non poteva cacciarlo, ma lui non si comportava da persona rispettabile. Di notte lei si barricava, spostava il comò, entrava dalla finestra. Davide vedeva tutto — capiva: Caterina non lo voleva più.

Una mattina, sotto la finestra apparvero dei gradini. Qualcuno li aveva sistemati per lei. Non certo Marco… Lui dormiva e spariva come sempre. Era stato Davide, di notte, a inchiodare quelle assi.

Poi… Gina tornò al paese. Ma si malPoi si ammalò, all’improvviso, e non fece più ritorno — la sua sedia vuota al bar rimase lì, come un segno di quel che ormai era perduto.

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