**Diario Personale**
Oggi ho deciso: non cucinerò più per tutti. Solo per me e per Anita. «Perché?» si è indignato Luca. «Perché in questa famiglia, ho capito, ognuno pensa solo a sé stesso. Quindi vivete così!»
«Mamma, dovè la colazione?» Sofia è entrata in camera senza bussare. «Farò tardi a scuola!»
Nina ha cercato di alzarsi, ma la testa le girava. Il termometro segnava trentotto e mezzo. La gola era in fiamme, il petto rantolava.
«Sofia, sto male Prendi qualcosa dal frigo.»
«Non cè niente! Solo gli yogurt per la piccola!» Mia figlia era sulla soglia, le braccia incrociate. «Pensi sempre solo a lei!»
Dalla cameretta è arrivato un pianto. Anita si era svegliata. Nina si è costretta ad alzarsi. Le gambe cedevano, cerchi scuri davanti agli occhi.
«Nina, dovè la mia camicia?» Luca è sbucato dal bagno. «Quella a righe blu?»
«Dovrebbe essere nellarmadio»
«Non cè! Lhai stirata ieri?»
Nina si è appoggiata al muro. Ieri aveva passato la giornata con la febbre, cercando di badare alla più piccola.
«No, non ho avuto tempo.»
«Dai! Ho una riunione!» Mio marito ha sbattuto la porta del bagno, irritato.
Anita piangeva sempre più forte. Nina è trascinata nella cameretta, lha presa in braccio. La bambina si è stretta a lei, singhiozzando.
«Mamma!» Lurlo di Sofia dalla cucina. «Non cè proprio niente! Nemmeno il pane!»
«I soldi sono sul tavolo, comprati qualcosa per strada.»
«Non ho tempo di fermarmi! Ho un compito in classe! E poi, è tuo dovere sfamarci!»
Nina, senza parlare, è andata in cucina con Anita in braccio. Ha preso delle polpette dal freezer, messo una padella sul fuoco.
«E cuoci anche la pasta!» ha ordinato Sofia, immersa nel telefono.
Mentre preparavo la colazione, Luca è uscito dalla camera con una camicia stropicciata.
«Ho dovuto mettere questa. Sembro un barbone. Grazie mille!»
Nina è rimasta in silenzio. Parlare le faceva male, e non aveva energie per spiegare.
«Oggi è il compleanno di Chiara» ha annunciato Sofia, servendosi la pasta. «Dopo scuola vado da lei. Tornerò tardi.»
«Sofia, sto davvero male. Potresti restare a casa? Aiutarmi con tua sorella?»
«Certo, come no! Aspetto questa festa da sei mesi! E poi, non ho chiesto io una sorella! Sono problemi vostri!»
Mia figlia ha afferrato lo zaino e sbattuto la porta.
Luca finiva la colazione, scorrendo le notizie sul telefono.
«Luca, potresti tornare prima oggi? Mi sento davvero male.»
«Non posso. Dopo lavoro cè lhappy hour con i colleghi. Doveri, sai comè.»
«Ma sono malata»
«Be, prendi qualcosa. Paracetamolo, o roba simile. Non sei a letto immobile. Tieniti su.»
Mi ha baciato la tempiabollente, umida di sudoree se nè andato.
Nina è rimasta sola con la figlia di tre anni. Anita voleva attenzioni, cibo, giochi. Nina ha fatto tutto automaticamente, sentendo le forze abbandonarla.
A pranzo, la febbre è salita a trentanove. Nina ha mangiato qualcosa, messo Anita a dormire e si è accasciata sul divano. La testa pulsava, il cuore batteva forte.
Il telefono ha vibrato. Un messaggio da Sofia: «Mamma, dammi i soldi per il regalo a Chiara. Subito!»
Nina non ha risposto. Non aveva nemmeno la forza di prendere il telefono.
La sera, il primo a tornare è stato Luca. Allegro, un po brillo, con una busta del supermercato.
«Ho preso birra e patatine! Stasera cè la partita!» Si è lasciato cadere sul divano, accendendo la TV.
«Luca, dai da mangiare ad Anita, per favore. Non riesco ad alzarmi.»
«Così male?» Finalmente mi ha guardata. «Ma sei tutta rossa!»
«Febbre alta. Tutto il giorno»
«Be, chiama lambulanza, se è grave. Dovè Anita?»
«A letto. Si sveglierà presto.»
«Va bene, le do da mangiare. Ma quando si sveglia.»
Mezzora dopo, la bambina si è svegliata. Piangeva, chiamava la mamma. Luca, a malincuore, ha staccato gli occhi dalla TV, lha presa in braccio.
«Perché piangi? Vieni da papà!»
Ma la piccola voleva solo la mamma, piangeva ancora più forte. Luca era perso.
«Nina, vuole te!»
«Dalle un biscotto dalla credenza. E del succo.»
«Dove? Non lo trovo!»
Ho dovuto alzarmi. La stanza ha girato, mi sono aggrappata al muro per non cadere. Nina ha preso i biscotti, versato il succo nel biberon. Anita si è calmata un po.
Sofia è tornata a mezzanotte. Nina era ancora svegliala febbre non la lasciava dormire.
«Perché non mi hai risposto?» ha attaccato Sofia dallingresso. «Ho dovuto chiedere i soldi alla mamma di Chiara! Che vergogna!»
«Sofia, ho avuto la febbre tutto il giorno»
«E allora? Non potevi prendere il telefono? Due secondi!»
La mattina dopo, Nina si è svegliata con Luca che la scuoteva per la spalla.
«Nina, alzati! Devo andare al lavoro e Anita strilla!»
La febbre era scesa, ma la debolezza restava. Nina si è alzata, ha preso la bambina, lha vestita.
«E la colazione?» ha chiesto Luca.
«Falla tu. Io porto Anita allasilo.»
«Io? Non so farla! E non ho tempo!»
«Imparerai.»
Qualcosa nella sua voce ha zittito Luca. Ha borbottato qualcosa ed è andato in cucina.
Quando Nina è tornata dallasilo, la casa era un disastro. Piatti sporchi, vestiti in giro, il letto sfatto. Di solito, iniziava subito a pulire. Ma non oggi.
Ha fatto una doccia, bevuto un tè e si è rimessa a letto.
La sera, la famiglia si è riunita a tavola. O meglio, davanti al tavolo vuoto.
«Mamma, cosa cè per cena?» ha chiesto Sofia.
«Non lo so. Quello che prepari tu.»
«Cioè?» Sofia ha spalancato gli occhi.
«Esatto. Non cucino più per tutti. Solo per me e Anita.»
«Ma perché?» Luca si è indignato.
«Perché in questa famiglia, ho capito, ognuno pensa solo a sé stesso. Quindi arrangiatevi!»
«Nina, ma che dici?» Luca ha cercato di abbracciarla, ma lei si è scostata.
«Sono stanca di fare la serva! Ieri avete dimostrato che per voi sono solo una domestica. Gratis.»
«Mamma, io ho chiesto scusa!» ha mentito Sofia.
«No, non lhai fatto. E nemmeno tuo padre. Nessuno mi ha chiesto come stavo.»
«Va bene, scusa!» ha sbuffato Sofia. «E ora, moriamo di fame?»
«