«Non devi più nulla a nessuno. Solo al tuo bambino…»

«Non devi più niente a nessuno. Solo a tuo figlio…»

Maria aveva un raro giorno libero e decise di coccolare la sua famiglia con qualcosa di buono. Dopo averci pensato un po’, scelse la torta di mele, il dolce preferito di tutti. Ma aprendo la credenza, si accorse che mancava la farina. Mise il cappotto, chiuse la porta a chiave e andò al negozio più vicino. A casa non c’era nessuno: il marito e i figli erano andati a trovare i nonni in un paesino lì vicino, mentre la figlia, ne era sicura, era rimasta in città.

Tornando con la spesa, però, sentì subito che qualcosa non andava: c’era qualcuno in casa. E non solo… sul pavimento c’erano le scarpe di sua figlia. Il cuore le si strinse. Mise giù le buste in silenzio, si avvicinò alla camera e… si bloccò. Sul letto, raggomitolata, piangeva disperata la sua Anita.

Maria rimase un attimo senza parole, ma poi si riprese. Si sedette accanto a lei, le accarezzò i capelli. Anita, tra i singhiozzi, iniziò a raccontare. Di come aveva conosciuto Andrea, di tutte le promesse d’amore, del loro anno insieme. E di come, all’improvviso, tutto era crollato.

Quando aveva scoperto di essere incinta, prima si era emozionata… spaventata, sì, ma felice. Aveva deciso di parlarne con Andrea prima di dirlo ai genitori. Lui, però, si era spaventato ancora di più. Tantissimo. Era sparito: niente risposta alle chiamate, cancellata dai social, come se non fosse mai esistita.

«Mamma» — singhiozzò Anita — «non arrabbiarti… Non volevo tenerlo nascosto. Credevo che sarebbe andata diversamente…»

Maria tacque. Ma non per rabbia. Per il dolore che sentiva per sua figlia. La strinse forte e le sussurrò:

«Non devi niente a me, capisci? Solo a questo bambino. Il resto lo affronteremo insieme».

Quella sera, quando tornò Nicola con i figli, Maria gli raccontò tutto. Lui rimase in silenzio a lungo. Poi guardò Anita, poi sua moglie, e sorrise:

«Be’, Maria… Sai che ho sempre voluto una terza femminuccia? Se non è arrivata una figlia, almeno avremo una nipotina. O un nipotino. E comunque… è una benedizione. Magari inaspettata, magari complicata. Ma è la nostra».

Maria tirò un sospiro di sollievo. Nicola era un uomo semplice, ma di cui potevi fidarti. Anita sorrise tra le lacrime. Quella sera cenarono tutti insieme, sapendo già che presto la famiglia sarebbe cresciuta.

Decisero che Anita avrebbe preso un anno sabbatico e poi sarebbe tornata all’università. Ma Nicola fu chiaro: cercare Andrea era fuori discussione.

«Un genero così non lo vogliamo. Qui non accogliamo vigliacchi».

Tutti furono d’accordo.

Come spesso accade, però, il paese iniziò a sparlare. Si mormorava: «L’ha rimediata bella», «Sarà stato uno sposato», «Se l’è cercata». Nessuno lo diceva in faccia, ma Maria lo sentiva.

Un giorno al supermercato, la pettegola del paese, Giovanna, le si avvicinò:

«Ciao, Maria. Ho sentito che la tua Anita è rimasta incinta, eh? Di chi, poi? O non lo sa nemmeno lei?»

Maria le mise davanti una confezione di candele.

«Prendi queste, così ci vedi meglio mentre ficchi il naso negli affari altrui. Io sotto la gonna di mia figlia niente di strano ho visto. Ma con un po’ di luce, magari tu riesci».

Le donne in coda risero. Giovanna impallidì e da quel momento tenne la bocca chiusa.

Anita partorì una bambina. La chiamarono Ginevra. Nicola la adorava. Due anni dopo, Anita sposò un uomo buono, che la accolse come sua figlia. Vivettero a lungo, felici… nell’amore e nel rispetto.

Proprio come dovrebbe essere in una vera famiglia.

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«Non devi più nulla a nessuno. Solo al tuo bambino…»