Non appartenente a questo mondo
Fin da piccola, Graziana era dolce e delicata. Sua madre, Maddalena, la cullava con queste parole:
La nostra bambina ha ereditato dal nonno Gregorio il cuore generoso: egli soccorreva chiunque, senza chiedere nulla, ma la vita lo ha colto presto. Ora tu, Graziana, continui la sua opera, anche se ancora bambina, salvando persino il più piccolo insetto.
Cresciuta, laureata, impiegata, Graziana si stabilì in un piccolo appartamento di Trastevere, quello del nonno Giovanni. Restò sempre gentile e giusta, aiutando persone e animali, anche quando qualcuno la rimproverava.
Ha davvero bisogno di così tanto non è di questo mondo, dicevano
Un pomeriggio dautunno, mentre tornava dal mercato sotto una pioggia insistente, vide una vecchietta che faticava a trascinare due sacchetti quasi vuoti.
Oh, come tremano le sue mani, come si curva la schiena, pensò Graziana col cuore colmo di compassione, immaginando gli anni accumulati sulla sua spalla.
Si avvicinò, riconobbe la signora Maria Ilenia, vicina di casa.
Buongiorno, posso aiutarla? propose, prendendo i sacchetti dalle sue mani.
Allinizio la donna si spaventò, poi sorrise timidamente.
Grazie, cara, ma devo arrivare al quarto piano
Io abito al secondo, rispose Graziana con un sorriso.
Portò le buste dentro lappartamento, notò il disordine: la stanza non era stata pulita da tempo.
Maria Ilenia, le do una mano a sistemare, vedo che è difficile per lei. Posso tornare più tardi, ma prima devo portare a casa la spesa suggerì.
Non è necessario, cara, non rubi il suo tempo
Non è un problema, vivo da sola e oggi è giorno libero replicò Graziana.
Da quel giorno divenne lassistente di Maria Ilenia; la sera, tra una tazza di tè e laltra, ascoltava la nonna suonare il vecchio pianoforte che il marito le aveva regalato quando nacque il loro unico figlio. Graziana sapeva suonare, avendo frequentato il conservatorio, ma non aveva mai seguito quella strada, facendo degli studi perché lo desiderava sua madre.
Un giorno, passando per le scale, vide sulla panchina lanziana Tamara Serafina, vicina del quinto piano.
Graziana, vedo che ti sei presa cura di Maria. Stai facendo bene. È triste la sua vita, diceva, perché il figlio e la nuora vivono in Germania, ricchi, e i nipoti a Milano. Vengono di rado, tutti attendono la sua morte, sussurrano che la ricchezza li attende. Nessuno ha mai saputo se davvero è ricca, solo pettegoli…
Graziana annuì e proseguì verso lentrata.
Dio, che ricchezza ha davvero Maria Ilenia? Solo un pianoforte e qualche mobile di buona fattura pensò, mentre il pensiero volava via.
Quella sera portò una torta da gustare con la nonna.
Mettiamo il tè, dico subito esclamò allegramente, dirigendosi verso la cucina.
Non ti preoccupare, cara rispose la donna, gli occhi lucenti ho solo bisogno di un po di compagnia.
Volevo solo renderti felice sorrise Tamara.
Mentre sorseggiavano, Maria narrava la sua infanzia durante la guerra, il marito defunto, il figlio emigrato in Germania con la moglie. Lamentava la scarsa visita dei nipoti, come se avessero dimenticato la madre.
Ma ha ancora i nipoti osservò Graziana.
I nipoti la voce di Maria si incrinò mi considerano una vecchia matta, persa nella mente. Lanno scorso è venuto Gabriele, il più duro, ma ha portato della frutta. Prima di partire ha detto: Nonna, sei stanca, è ora che tu vada via. fece una pausa, guardando il soffitto E così è, non tornano più, aspettano solo la mia fine…
Linverno arrivò, e Maria si ammalò. Graziana la visitava ogni sera, portando cibo, medicine e prodotti. Un giorno chiese:
Cara, suoni un po al pianoforte per me? Vorrei tanto ascoltare
Le dita di Graziana accarezzarono i tasti, la melodia riempì la stanza. Maria chiuse gli occhi, ascoltò, forse ricordando tempi lontani.
Il rituale si consolidò: la nonna raccontava storie semplici, poi Graziana suonava dolci note.
Il tempo passava e la salute di Maria peggiorava; il medico di zona prescriveva le cure. Un pomeriggio, mentre spazzava il pavimento, Maria la guardò e disse:
Sai, ho scritto un testamento. Lappartamento lo lascerò ai nipoti, ma il pianoforte voglio che sia tuo.
Graziana rimase senza fiato.
Non voglio nulla, Maria, non sono tua famiglia… non voglio che i nipoti mi incolpino rispose timidamente.
Non preoccuparti, cara. So fare le cose per bene rispose la donna con un sorriso sereno.
Primavera giunse, Maria non riusciva più a alzarsi, chiamava il medico ma non veniva portata in ospedale. Una notte, silenziosa, morì da sola. La sera prima, seduta accanto a lei, Maria sussurrò:
Non dimenticare il pianoforte, sarà tuo. Ti prego…
Al mattino, Graziana, prima di andare al lavoro, scoprì la triste notizia. Chiamò Gabriele al cellulare di Maria.
Al funerale piangeva come se avesse perduto una madre. I nipoti arrivarono per sistemare gli effetti, invitandola dentro lappartamento vuoto. In mezzo alla stanza cera il pianoforte, solo lui.
Gli operai lo porteranno a casa tua ordinò Gabriele, un giovane alto e affascinante, con aria di superiorità. Ricorda la nonna, voleva davvero che tu lo avessi grazie per averla accudita.
Gabriele tacque, forse capì il suo errore. Con la sorella ridevano di Graziana:
Non è di questo mondo, proprio come la nostra nonna…
Che sorpresa, almeno ha ringraziato pensò Graziana.
Il pianoforte rimase nella sua casa. Pulì la polvere, le lacrime le rigavano il volto: forse di gratitudine, forse di tristezza, quel ricordo era intenso.
Grazie, Maria Ilenia mormorò, anima più gentile non cè.
Per giorni non si sedette al pianoforte; qualcosa la frenava. Una sera, dopo cena, aprì il coperchio, sfiorò i tasti e trovò, sotto le corde, un piccolo involucro di seta. Lo srotolò e scoprì una scatola di gioielli con una nota:
«Graziana, cara, per una persona così buona. Grazie per lultimo anno della mia vita, è stato felice perché eri al mio fianco. Sii felice, è il mio desiderio. Se vuoi venderli, fallo, ma conserva almeno un anello in memoria di me».
Dentro cerano anelli, orecchini, bracciali, due collane e una foto della giovane Maria Ilenia.
Graziana pianse davanti a quel tesoro, un patrimonio improvviso. Si calmò, scelse un anello, lo mise al dito e, toccando nuovamente i tasti, una melodia delicata riempì lambiente.
La scatola rimase aperta. Rifletté su cosa fare dei gioielli e, allalba, unidea le balenò in mente. Era sabato. Prese la scatola, la mise in una borsa e la portò al gioielliere.
Sono i miei gioielli di famiglia? chiese lestimatore, sorpreso.
Sì, costano molto, rispose Graziana.
Vedo che vale molto.
Con i soldi in tasca, tornò a casa, poi si diresse verso la periferia di Roma, verso una grande villa abbandonata che osservava da tempo. Due piani, giardino ampio, intonaco scrostato che lasciava intravedere mattoni solidi, una struttura ancora robusta. Entrò, si sedette al pianoforte e suonò musica classica.
Contattò un agente immobiliare, desiderosa di comprare quella casa, e luomo rimase stupefatto.
Vuole davvero comprarla? Qui servono lavori enormi…
È proprio questa la casa che voglio confermò Graziana.
Otto mesi dopo, la villa fu ristrutturata e divenne un rifugio per anziani soli. Nel salone cera il pianoforte, circondato da divani e poltrone accoglienti. I primi ospiti erano il vecchio Ivan Semenovič, e due signore, Anna e Goffreda, sorelle che avevano perso la casa per un incendio. Poi ne arrivarono altri.
Spesso Graziana si sedeva al pianoforte e suonava brani classici su richiesta:
Graziana, suoni qualcosa
Suonava con devozione, sentendo quasi la presenza di Maria Ilenia tra le note, un sussurro di approvazione: «Brava, cara»
Graziana era la padrona di quel luogo accogliente, che gli abitanti chiamavano La nostra casa. Giornalisti vi giungevano, scrivevano articoli e rimanevano stupiti.
Ha venduto i gioielli e ha aperto un rifugio per anziani. Non è una decisione comune. Non si pente?
Per niente rispose con un sorriso È bello vedere questi anziani felici. Guarda Goffreda che lavora a maglia, e Ivan che gioca a scacchi in attesa del compagno Igor. So che Maria Ilenia è contenta di come ho usato i suoi tesori. Io ho ricevuto qualcosa di più amore e bontà.
Due anni dopo, sposò Stefano, un uomo pronto ad aiutarla, dal cuore grande e generoso. Ora gestivano insieme la casa, condividendo ogni cura e ogni sorriso.





