La valigia non disfarla – tanto te ne vai via
– Che succede? domandò con tono da comandante Federica, mentre entrava in salotto e trovava Leone spaparanzato sul divano, che neanche si scomodò a salutarla.
– Succede che te ne vai, topolina! Quindi lascia pure la valigia comè: divorziamo e oggi stesso traslochi! rispose il marito, guardandola senza alzarsi.
Federica pensò di aver sentito male. Topolina?
– Ma hai visto che fisico ho? Sono quasi due metri daltezza! Che topolina e topolina rispose Leone, ridendo, a Silvia che gli aveva detto di fare il coniglietto.
– E allora sarai un superconiglio: salti sopra a tutti e via! replicò Silvia col suo solito umorismo tagliente.
– Ma scusa, che taglia avete del costume da coniglietto? domandò allora Leone.
– Ah già! Il coniglio è piccolo! Come ho fatto a non pensarci subito! esclamò Silvia, stizzita.
Dopo qualche secondo di riflessione, propose:
– Facciamo così: tu fai Babbo Natale e Vito si mette il vestito da coniglietto. Lui è molto più basso di te!
– Ma il suo vestito mi va bene? Tipo, la giacca o il tabarro? Che usano i Babbi Natale?
– Sì, sì, a Vito è sempre largo, deve pure raccogliere le maniche!
– E il testo? Io non so neanche cosa dire!
– Ma quale testo! Tutta improvvisazione tu sei stato il primo della classe, no? E io ti tengo docchio! lo incoraggiò lamica.
Silvia, che era amica di Leone dai tempi del liceo, lavorava in unagenzia di eventi. In quel periodo avevano avuto la sfortuna che il loro giovane coniglietto era stato colto da una brutta polmonite proprio a ridosso di Capodanno.
Così, nel trio che girava per fare animazione nelle case per la notte di San Silvestro, era rimasto un buco.
– Ma cosè questa follia? molti direbbero con ragione. Che centra il coniglietto? Da dove salta fuori? In Italia cè la tradizione: Babbo Natale e, al massimo, la Befana! Non cè bisogno di reinventare la ruota, no?
E invece il nuovo titolare dellagenzia era un tipo sprint, giovane e creativo. E si sa, chi paga, comanda
Forse da bambino non era mai riuscito a fare il coniglietto in qualche recita scolastica, chi lo sa! Magari era solo una specie di personale redenzione E così, la scopa nuova spazzava dove voleva lui.
Così nella compagnia arrivò il coniglietto di peluche: costume bianco, cappello con orecchie e, per rendere tutto più credibile, uno zaino da cui spuntava una carota di stoffa lunga quanto una pesca di agosto.
– Sperimentiamo! aveva detto il nuovo capo. Iniettiamo una ventata fresca nella routine morta di sempre!
Rispetto a lui, Serafino di Carosello era niente più che un tenero pupazzo.
E così, giù con la novità
Da quel momento andavano in tre: Babbo Natale-Vito, Silvia-finta Befana e il coniglietto. Ma appena il coniglio si ammalò, mancava un sostituto. E trovare qualcuno, il 30 o 31 dicembre, era come cercare funghi in estate.
– Non mi interessa: voglio il coniglio! tuonò il capo.
La situazione sembrava quella della canzone per bambini: oggi sono molto triste il povero coniglietto si è ammalato Etc., etc.
Leone era in uno stato danimo mesto. Gli si prospettava un Capodanno nero come i caffè più forti di Napoli: la moglie Federica era partita allimprovviso per Firenze perché la madre la suocera stava sempre peggio, e lui era rimasto solo.
Ultimamente la povera donna si era sempre sentita male: prima una cosa, poi laltra, ora una nuova ricaduta.
– Devi capire, amore: non posso lasciare la mamma da sola così! diceva la bella Federica, mentre chiudeva per la terza volta in due mesi la valigia.
– Allora vengo con te! propose Leone. Perché stare da sola la notte di Capodanno?
– Ma no, tesoro: che bisogno cè che rovini anche tu la festa? Già è brutta la mia!
– E il nella gioia e nel dolore? Ci eravamo giurati
– Dai, chiamami e incoraggiami! Mi basta sapere che ci sei E tu esci a divertirti, va!
In effetti, qualche invito Leone avrebbe potuto scroccarlo, ma i gruppi ormai erano fatti e lui non aveva voglia di impietosirsi.
Come diceva una vecchia barzelletta alla Totò: lumore era da dimenticare, e latmosfera pure peggio.
Fu allora che chiamò Silvia. La mitica Silvia, croce e delizia del duo Leone-Federica! Silvia Sorrentino, come nella canzone! Unamica vera.
Lei e Leone erano inseparabili sin dai tempi del liceo, poi avevano continuato a sentirsi anche dopo. Federica storceva il naso: Amicizia uomo-donna? Non esiste! Sera perfino impuntata a non volerla come invitata alle nozze, pur di ribadire la proprietà.
Ma Leone aveva lasciato correre: tanto Silvia, donna intelligente, non se la prendeva certo.
E così avevano continuato a sentirsi, più che altro Leone la chiamava dallufficio per scambiare due parole.
Ora, un Capodanno solo e la proposta di Silvia di fare lanimatore (e veniva pure pagato per gli spostamenti!)
Anche se ormai Leone aveva un buon posto da analista in una società di Milano, con quello stipendio la sua Federica non lavorava da mesi. Accettò, non certo per i soldi, ma per distrarsi un po.
Il costume da Babbo Natale gli era perfetto. Anche gli stivali da neve. Gli appiccicarono barba e baffi: tutto pronto per le missioni!
E devo dire che se la cavò bene: altro che difficile! I bimbi recitavano le poesie, il coniglio (cioè Vito con la carota di stoffa) saltava intorno allalbero. Poi tutti a fare girotondo: un successone!
Restava lultimo giro: ore 22 in punto, 31 dicembre. Poi liberi tutti!
Silvia, saputo della sua solitudine forzata, lo aveva invitato da lei: avrebbe festeggiato col marito e la madre, che ricordava Leone dai tempi della scuola.
Anche Vito, a differenza del solito, sera concesso un bicchiere: finalmente un po dallegria!
Alle 21:45, mentre erano ancora in auto, Leone chiamò Federica a Firenze:
– Allora, come va amore mio?
– Insomma, resisto caro!
– Buon anno! Passami la mamma, voglio farle gli auguri.
– Ora dorme, non la voglio disturbare! Io guardo la tv con le cuffie e penso a te!
– Ti amo! Chiamo a mezzanotte.
– Anchio, cuore mio! Stammi bene, coniglio! rispose lei teneramente.
Ma quando la porta dellultimo appartamento si spalancò, Leone restò di sasso: davanti a lui cera Federica! Quella che due giorni prima era partita per Firenze, che lui stesso aveva accompagnato in taxi fino alla stazione! E con cui aveva parlato solo quindici minuti prima
Quando si era offerto di portarla lui in auto, Federica aveva risposto decisa: Mi arrangio, rilassati tu!
Indossava il suo vestito elegante, le scarpe preferite.
Quando ha avuto tempo di nasconderle? Ha fatto la valigia davanti a me! pensò Leone, stralunato. Ma allora è una maga una Houdini in gonnella!
Forse non era Federica? Magari aveva una gemella segreta? No, era proprio lei, eccola: quel lentiggine sopra il sopracciglio sinistro
O era una visione? In fondo latmosfera era surreale, pareva di galleggiare in un sogno allolio doliva. E quellasteroide vicino alla Terra? La nonna diceva sempre che i pianeti giocano brutti scherzi…
Ma non era solo lui a vederla: la vedevano tutti.
– Amore, vieni! gridò la visione nel corridoio.
Amore? Ma amore era proprio lui, Leone! E Federica lo aveva chiamato così al telefono poco prima!
Rimase immobile, come se il suo corpo fosse staccato dalla mente, guardava lo spettacolo come un film già visto.
– Arrivo, topolina! rispose un vocione, e dallingresso apparve un omone calvo, grasso e ciabattato.
– Il bambino? Dovè Matteo? chiese la finta Befana.
– Io sono Matteo! rise lomaccione, battendo la mano sulla pancia. Ho deciso di regalarmi una festa!
Leone seguiva la scena con orrore: e per questo la sua bella Federica aveva mentito spudoratamente? Ora era tutto più chiaro
La prima idea fu di affrontare tutto subito, ma non voleva rovinare lo spettacolo davanti a Silvia: così cambiò leggermente voce nel caso Federica lo riconoscesse e quasi ordinò: La poesia, Matteo!
Matteo bofonchiò qualcosa, ma Federica non riconobbe il marito: lei e il nuovo amore erano già alticci, Capodanno, si sa
Ma come aveva fatto la raffinata, perfettina Federica ad attaccarsi a un tale individuo?
Federica si strinse allomone e rideva sguaiatamente.
Ora tutto tornava: i regali inspiegabili che la mamma di Firenze le aveva mandato dalla sua misera pensione
– E adesso: girotondo! gridò Matteo, stancatosi subito delle poesie. Tutti cominciarono a ballare.
– Metti la nostra! biascicò lomone, e Federica avviò la musica: danze sgangherate
Ballavano Matteo, Federica e Vito il coniglio, che aveva bevuto pure lui. Leone, ormai lucido, filmava tutto col telefono: lalibi di Federica si scioglieva come il pandoro nel latte caldo.
Quando il padrone di casa si stancò, li cacciò tutti: Basta voglio dormire! Gli auguri li abbiamo fatti! Accompagnali, topolina!
Topolina li congedò
– Che tipa! E pure bella Ma che ci trova in quel mollusco? commentò Silvia in macchina, tornando a casa. Tanto, non è certo suo marito!
Il marito sono io! avrebbe voluto gridare Leone, ma trattenne il fiato.
Non andò alla festa da Silvia: capì che non avrebbe saputo recitare la parte. E confessare tutta quella sporcizia era troppo anche per lui.
Mentì dicendo che forse stava per ammalarsi, febbre, mal di gola e invece tornò a casa. A mezzanotte non telefonò a Federica. E neanche dopo. Che si divertisse pure col suo amore.
Lanno nuovo lo accolse solo, ma almeno ebbe il tempo di pensare.
Federica, in fondo, la amava. Anche se lamore, dopo quello che era successo, era calato di parecchio. Ma perdonare, no. Solo il divorzio! Lappartamento era suo.
Federica, non ricevendo nessuna telefonata dal marito nemmeno il secondo giorno, si impensierì. Ma come? Sempre così premuroso, e ora nemmeno un messaggio?
Annusata aria di guaio, tornò dalla mamma a Firenze il 2 gennaio invece che il 4, come programmato.
Arrivò in taxi: nessuno la accolse. Eppure aveva mandato un SMS con tutti i dettagli.
– Che succede? chiese ancora col suo tono autoritario, trovando Leone sul divano, immobile.
– Succede che tu te ne vai, topolina. Non disfare la valigia: oggi si chiude, divorziamo! comunicò il marito.
Federica pensò di aver sentito male. Topolina? Ma come aveva fatto a scoprirlo? Solo Matteo la chiamava così
– E dove me ne vado, di grazia? provò ad attaccare Federica.
– Non so, o dal tuo amore o da tua madre a Firenze. Sta meglio, a proposito? domandò Leone, glaciale.
– Hai frainteso tutto cominciò Federica in un bisbiglio: sapeva che lui sapeva! Ma come? Dovera stata la falla? Aveva imposto che la madre non rispondesse al telefono, Matteo non poteva averlo detto
Forse qualcuno li aveva visti? Ma chi?
– Su, racconta la tua versione! incalzò Leone, quasi divertito. Magari quel calvo era un dottore venuto a visitare la mamma?
Oppure un alchimista, un po come Paracelso, venuto a preparare una pozione magica?
O magari un infermiere, pagato da me come sempre per aiutare la cara suocera?
Magari un necroforo, per preparare tutto in anticipo, da brava figlia previdente
E allora, Federica, avanti: tanto non avevi pudore a scatenarti col il coniglio davanti a tutti! Che dici, topolina?
E il marito le fece vedere il video
Federica restò zitta: cosa avrebbe dovuto dire? Sì, aveva preso lamante! Perché? Solo per eccitazione.
Si annoiava a casa da sola, e Matteo era generoso di regali.
Lavorare? E per chi, per passar tempo? Macché! Un fiore non sboccia per stare in ufficio.
Eppure, che incredibile sfortuna: chi mai poteva prevedere una simile coincidenza?
Il marito, in fondo, lo amava. O forse era solo dipendenza? Per questo aveva mascherato tutto, per non tagliare la mano che la sfamava.
Ma proprio per questo le era costato caro.
Se avesse detto: Mi sono innamorata e vado, almeno avrebbe avuto un senso. O avesse confessato una sbandata? Magari Leone lavrebbe anche perdonata: lui, così generoso. O forse non più suo.
Qui invece cerano stati tradimento e montagne di bugie. E bugie pesanti come macigni, prolungate, architettate nei minimi dettagli.
Era davvero un reato con aggravanti.
Federica pianse, supplicò, promise, tentò ogni cosa. Leone fu inflessibile: detto, fatto. Babbo Natale aveva ragione, sempre.
Così li divisero: Leone rimase con la certezza della sua rettitudine. Lunico rammarico era non aver fatto saltare il banco proprio quella notte di Capodanno Peccato, sarebbe stata una scena memorabile!
Ma in fondo, come si dice in Italia: tutto sommato, non è finita poi così male, vero?






